Gli Stati Uniti hanno sequestrato una seconda petroliera al largo del Venezuela
Pochi giorni dopo che Trump aveva ordinato un «blocco totale»: ma questa non era sottoposta a sanzioni

Sabato gli Stati Uniti hanno sequestrato una seconda petroliera al largo delle coste del Venezuela, in acque internazionali, dopo quella intercettata mercoledì 10 dicembre. Tre giorni fa Donald Trump aveva ordinato un blocco totale delle petroliere sanzionate che entrano ed escono dal Venezuela, l’ennesima mossa per mettere in difficoltà e rovesciare il regime del presidente venezuelano Nicolás Maduro.
La petroliera sequestrata si chiama Centuries, batte bandiera panamense e non è sulla lista di quelle sanzionate dal dipartimento del Tesoro statunitense. Al momento del sequestro si trovava in acque internazionali nel mare dei Caraibi. Fonti del New York Times hanno detto che appartiene a una compagnia cinese e che, a differenza dell’altra volta, la Guardia costiera statunitense non aveva un mandato di sequestro.
L’amministrazione Trump ha sostenuto che trasportasse petrolio sottoposto a sanzioni. La segretaria per la Sicurezza nazionale, Kristi Noem, ha pubblicato sui social un video dell’operazione, definita dal governo venezuelano «un atto di pirateria internazionale».
Secondo i siti specializzati TankerTrackers.com e Kpler, la petroliera trasportava circa 2 milioni di barili di petrolio, riempito nella città venezuelana di Puerto José tra il 7 e l’11 dicembre. Questo era il suo settimo carico dal Venezuela, dal 2020. Alcune fotografie satellitari mostrano che giovedì era stata scortata ai limiti delle acque venezuelane da tre navi più piccole, forse appartenenti alla marina locale.
Nei giorni scorsi, dopo l’annuncio del blocco totale, le petroliere avevano perlopiù evitato di lasciare le coste del Venezuela, per non rischiare il sequestro, e le esportazioni di petrolio del paese erano notevolmente diminuite. Dal blocco sono esentate per esempio le petroliere della compagnia statunitense Chevron, che ha ottenuto una sorta di deroga dall’amministrazione statunitense. La maggior parte del petrolio esportato dal Venezuela finisce in Cina (Stati Uniti e Cuba sono le altre due principali destinazioni).
Il Venezuela dipende dal petrolio per finanziare la spesa pubblica e per comprare i beni che importa, a partire da cibo e medicine. La sua intera economia, peraltro già fragile e in profonda crisi, da decenni si basa unicamente sul petrolio. Gli Stati Uniti intendono bloccare le vendite proprio perché sono centrali per il governo di Maduro, ma non è una novità: sono decenni che le compagnie statunitensi hanno interessi per le risorse venezuelane, tra le maggiori del mondo.
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