L’espansione di una fabbrica d’armi in Sardegna ha messo nei guai Alessandra Todde

Con la coalizione che la sostiene, con il suo partito e pure con il governo: per questo per ora ha rimandato il problema

Alessandra Todde a una manifestazione contro il riarmo europeo insieme al leader del M5S Giuseppe Conte, 5 aprile 2025 (Cecilia Fabiano/LaPresse)
Alessandra Todde a una manifestazione contro il riarmo europeo insieme al leader del M5S Giuseppe Conte, 5 aprile 2025 (Cecilia Fabiano/LaPresse)
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La presidente della Sardegna Alessandra Todde, del Movimento 5 Stelle, è in grande difficoltà per una vicenda che riguarda una fabbrica d’armi su cui si discute da anni, ritenuta molto importante anche dal governo nazionale. È una questione che ha implicazioni economiche e sociali, ma per Todde ora rappresenta un guaio soprattutto politico: con la maggioranza che la sostiene, con il suo partito, e appunto con il governo.

La fabbrica in questione è la RWM, una società del gruppo tedesco di armi Rheinmetall, il cui stabilimento si trova nella zona del Sulcis, nel sud ovest della Sardegna. La giunta di Todde avrebbe dovuto approvare una delibera per autorizzare a posteriori l’ampliamento della fabbrica, che è già stato completato quattro anni fa. I lavori però erano stati fatti senza la VIA, la valutazione di impatto ambientale: la regione ora dovrebbe approvarla, come stabilito da un tribunale dopo una controversia con l’azienda.

Dopo mesi di temporeggiamento, due settimane fa Todde aveva detto un po’ a sorpresa di essere intenzionata a sottoporre la delibera al voto della giunta, così da completare le procedure di autorizzazione dell’intervento. La sua dichiarazione aveva innescato proteste sia all’interno della sua coalizione sia tra i politici nazionali, e martedì il governo ha detto di essere pronto a mandare un commissario per sbloccare la situazione. Alla fine Todde non ha presentato la delibera, rimandando sostanzialmente tutto quanto, ma la questione è tutt’altro che chiusa.

Lo striscione appeso sotto il palazzo della Regione Sardegna, a settembre (Campagna Stop RWM)

La Rheinmetall aprì in Sardegna nel 2010, quando comprò una vecchia fabbrica di esplosivi destinati all’industria mineraria. Nell’impianto nel comune di Domusnovas, nel Sulcis, si producono mine subacquee, bombe d’aereo e munizioni. Stando alle informazioni che pubblica sul suo sito, rifornisce principalmente paesi della NATO e altri paesi in Europa, compresa l’Ucraina. A ottobre aveva annunciato l’avvio della produzione di una nuova linea di droni in Sardegna in collaborazione con Uvision Air, società israeliana che a sua volta è specializzata in difesa. L’annuncio aveva suscitato molte proteste delle associazioni locali.

Nel 2018 ottenne l’autorizzazione per espandere i suoi stabilimenti in Sardegna. Il piano industriale prevedeva che ci lavorassero altre 250 persone, oltre alle circa 500 attuali. Era quindi stato accolto con favore dalle associazioni industriali come Confindustria, perché prevedeva di aumentare i posti di lavoro in una zona povera, con un basso tasso di occupazione e con altre aziende in crisi. Questi impianti sono stati costruiti tra il 2019 e il 2021 ma non sono mai entrati in funzione, perché le associazioni ambientaliste e pacifiste, molto radicate sul territorio e da sempre critiche verso RWM, fecero causa.

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La causa si basava sull’ipotesi che il progetto fosse stato approvato velocemente e senza valutazioni ambientali approfondite, dal momento che l’azienda non l’aveva presentato come un grande progetto unitario ma attraverso proposte più piccole, secondo le associazioni proprio allo scopo di ottenere un’approvazione accelerata. Il ricorso fu inizialmente respinto, e poi venne accolto in appello. Nel 2021 il Consiglio di Stato, il tribunale di ultimo grado della giustizia amministrativa, ha ordinato una relazione completa sull’impatto ambientale dell’ampliamento, annullando la delibera del 2019 con cui l’allora giunta regionale, presieduta da Francesco Pigliaru, del Partito Democratico, aveva stabilito di non sottoporre alla VIA l’ampliamento della RWM.

Costantino Cossu, giornalista sardo che scrive sul Manifesto e sta seguendo il caso, aveva ricostruito per primo che già a inizio settembre gli uffici tecnici della regione avevano dato un parere ambientale favorevole. Todde però aveva preso ancora tempo, sostenendo che servissero nuovi approfondimenti a integrazione. Già nel 2022 RWM si era rivolta al Tribunale amministrativo regionale (Tar) per lamentarsi dei ritardi della regione: a metà ottobre il Tar ha dato ragione all’azienda, e ha imposto alla giunta regionale di adottare il provvedimento conclusivo del procedimento di VIA entro 60 giorni, che scadevano appunto nei giorni scorsi.

Dopo aver rimandato per mesi la decisione, la scorsa settimana Todde ha detto che avrebbe dovuto approvare la VIA, spiegando che era tenuta a rispettare e applicare il parere positivo dato dagli uffici tecnici regionali. Le sue dichiarazioni hanno suscitato le proteste sia delle associazioni ambientaliste sia di due partiti che sostengono la giunta, Sinistra Futura (SF) e AVS. Il PD è il principale partito della maggioranza, ma anche SF e AVS hanno un ruolo rilevante: ciascuno esprime tre consiglieri regionali e un assessore, rispettivamente quella all’Istruzione Ilaria Portas e quello ai Lavori Pubblici, Antonio Piu, molto vicino a Todde.

La presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde a Roma, 19 novembre 2025 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Proprio AVS aveva detto che se la delibera fosse stata portata in aula avrebbe votato contro, aggiungendo di non voler «potenziare un’industria di armi in una regione che sostiene già un carico militare sproporzionato». Il partito locale ha ricevuto poi anche il sostegno dei leader nazionali di AVS e Sinistra Italiana, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

C’era un altro problema per Todde: approvare definitivamente l’ampliamento di RWM avrebbe generato attriti anche dentro al suo partito. Il M5S sta infatti puntando sulle posizioni che negli ultimi anni sono state associate al pacifismo, un concetto diventato controverso per come è stato usato in certi casi per sostenere la necessità della resa dell’Ucraina di fronte all’invasione russa. Si oppone a qualsiasi forma di riarmo europeo, all’invio di nuove armi in Ucraina e anche all’aumento della spesa militare italiana per sostenere i progetti della NATO.

Che la questione fosse motivo d’imbarazzo per il M5S lo si è capito anche dal fatto che finora Giuseppe Conte, leader del partito, ha evitato di commentare. Lo ha fatto invece il deputato sardo del M5S Mario Perantoni, dicendo al quotidiano La Nuova Sardegna che Todde non ha mai autorizzato la VIA perché l’istruttoria che certifica l’assenza di criticità ambientali non è completa, cosa che giovedì ha ripetuto anche Todde stessa. Il Tar aveva però dato 60 giorni per completarla, dopo anni di rinvii.

Perantoni ha detto anche che se il governo dovesse scegliere «la strada del commissariamento, se ne assumerà interamente la responsabilità politica». Il riferimento è a un comunicato del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, diffuso martedì, in cui si dice che il governo è pronto ad affidare la gestione del caso a un commissario. Per il governo insomma la RWM è un’azienda talmente importante che intende farla funzionare anche a costo di esautorare la regione nominando un commissario, un incarico normalmente affidato a qualcuno in situazioni eccezionali come un terremoto.

A livello politico però il commissariamento di RWM potrebbe far comodo a Todde, che in questo modo non sarebbe più costretta a occuparsi di una questione scomoda e potrebbe scaricare la responsabilità di ogni decisione sul governo: eviterebbe anche di entrare in conflitto con il suo partito, la maggioranza che la sostiene e le associazioni che vorrebbero la chiusura di RWM.

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