La nuova rivista a fumetti del Manifesto

Si rifà a quelle degli anni Settanta, costa poco e nel primo numero ci sono Gipi, Zerocalcare, Dr. Pira e Zuzu

Alcune copie di La fine del mondo in un'edicola romana (Il Post)
Alcune copie di La fine del mondo in un'edicola romana (Il Post)
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Giovedì è uscito il numero zero della nuova rivista a fumetti pubblicata dal quotidiano il manifesto. Si chiama La fine del mondo e sta ricevendo molte attenzioni da parte di appassionati e addetti ai lavori, per la qualità delle autrici e degli autori coinvolti, tra cui Gipi, Zerocalcare e l’animatore Bruno Bozzetto, oltre a fumettisti più di nicchia e underground, come Dr. Pira e Zuzu. Ci sono anche ospiti internazionali: quello del primo numero è Shintaro Kago, influente autore di manga giapponese considerato tra i principali interpreti del body horror.

La fine del mondo è curata dal fumettista e disegnatore italiano Maicol & Mirco (Michael Rocchetti), che collabora col manifesto come vignettista dal 2023. Il primo numero è lungo 72 pagine e contiene 13 storie inedite: costa 4 euro e da qui in poi uscirà mensilmente. Rimarrà in edicola per tutto il mese, ma la si può acquistare anche online sul sito del manifesto.

Era da tempo che in Italia non usciva una rivista interamente dedicata ai fumetti: l’ultimo esperimento di questo tipo è stato Finzioni, l’inserto culturale del quotidiano Domani, che però alterna brevi storie a fumetti a saggi, poesie e racconti. E anche Linus, la rivista di settore più famosa e longeva, non è interamente incentrata su questo mezzo espressivo, dato che ospita anche recensioni e approfondimenti. Un altro esempio recente è La Revue, che però si occupa specificamente di graphic journalism: non pubblica storie di finzione, ma solo reportage giornalistici a fumetti.

«Volevamo che il linguaggio del fumetto permeasse l’intera rivista, che fosse molto “disegnata”, per offrire qualcosa di diverso. I saggi, gli interventi di critica e le interviste si possono già trovare su altre pubblicazioni», dice Rocchetti.

La fine del mondo si rifà all’eredità di alcune riviste simbolo della controcultura italiana degli anni Settanta e Ottanta, come Frigidaire e Il Male, soprattutto nell’impostazione grafica e nell’approccio editoriale, anche se con toni e contenuti più misurati.

Il manifesto aveva anticipato l’uscita della rivista già la scorsa estate e poi l’aveva presentata in anteprima a fine ottobre, durante l’ultima edizione del Lucca Comics & Games. Rocchetti dice che La fine del mondo è stata il risultato di un «ricambio generazionale» del manifesto, che ha portato il giornale ad aprirsi ulteriormente ai contenuti pop. «È un momento in cui la redazione è frequentata da persone molto giovani: quando ho proposto l’idea il direttore Andrea Fabozzi e le vicedirettrici Micaela Bongi e Chiara Cruciati l’hanno accolta con grande entusiasmo», racconta.

Le prime discussioni sono state incentrate su un tema: il prezzo. «Volevamo che la rivista costasse pochissimo, perché l’abbiamo pensata come un prodotto destinato ai lettori e acquistabile da chiunque», prosegue Rocchetti. L’obiettivo era far tornare i fumetti in mano alla gente, dopo anni in cui sono diventati più costosi ed esclusivi. «Alla fine credo che ci siamo riusciti: 4 euro sono una spesa alla portata di chiunque, specialmente per un mensile».

Anche l’impostazione delle inserzioni pubblicitarie da inserire nella rivista, un tema da sempre delicato per un giornale identitario e dichiaratamente comunista come il manifesto, è stata oggetto di molti dibattiti. Alla fine quelle presenti su La fine del mondo provengono soltanto da aziende che hanno a che fare col fumetto, soprattutto case editrici e scuole di formazione.

E «sono pubblicità “originali”, nel senso che non riproduciamo campagne di marketing fatte altrove, ma realizziamo a fumetti pure quelle». Le aziende hanno risposto all’iniziativa con grande entusiasmo, perché «fare pubblicità sulla rivista è molto economico, e consente di raggiungere un pubblico molto affine e sensibile alle novità, che conosce molto bene il fumetto e i suoi linguaggi».

Per realizzare il numero zero, Rocchetti ha contattato autori già famosi e altri che aveva in mente di coinvolgere da tempo. «Sono stati tutti molto disponibili, forse perché uno spazio del genere non esisteva. Avranno la possibilità di pubblicare storie nuove di mese in mese, e anche di sperimentare soluzioni diverse dal solito».

Rocchetti valuta personalmente tutte le proposte, anche se «lo spazio è limitato e bisogna fare una selezione molto attenta per non snaturare l’identità della rivista». Tendenzialmente, i fumetti che finiscono su La fine del mondo devono essere «inediti e un po’ più lunghi delle classiche storie brevi». Possono essere autoconclusivi oppure divisi in più episodi, e spaziare liberamente tra generi diversi.

Rocchetti apprezza in particolare le storie che «utilizzano immaginari pop per trattare temi sociali con uno sguardo sensibile, critico e attuale». Per esempio, quella pubblicata da Shintaro Kago sul numero zero «utilizza uno spunto di fantascienza molto interessante per raccontare una società sempre più individualistica e atomizzata, ed è il tipo di sguardo che ci piace».

Alla fine di ogni storia vengono consigliati altri fumetti, per approfondire i temi trattati e far conoscere nuovi autori. Il numero 1 (che poi sarebbe il secondo) uscirà il 28 gennaio. Per il momento la rivista manterrà una foliazione di 72 pagine, ma potrà cambiare a seconda dei futuri progetti editoriali. 

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