I figli della “famiglia nel bosco” non torneranno dai genitori, per ora
La Corte d'Appello dell'Aquila ha respinto il ricorso contro l'allontanamento

La Corte d’Appello dell’Aquila ha rigettato il ricorso presentato da Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, i genitori della “famiglia nel bosco”, contro l’ordinanza del tribunale per i minorenni che aveva disposto l’allontanamento dei loro figli, due gemelli di 6 e una bambina di 8 anni. I minori per il momento dovranno quindi restare nella casa famiglia di Vasto, dove possono vedere la madre tre volte al giorno; il padre, nel frattempo, si è trasferito in una casa offerta loro in comodato d’uso da un ristoratore solidale, che sta ristrutturando e dove vorrebbe che si trasferissero anche la moglie e i figli.
La decisione non è inaspettata: la Corte d’Appello doveva pronunciarsi sull’ordinanza di allontanamento, cioè stabilire se il tribunale per i minorenni aveva i presupposti per decidere che i figli dovessero essere allontanati e che alla coppia potesse essere sospesa la responsabilità genitoriale. L’avvocata della famiglia Danila Solinas si è detta fiduciosa che, una volta compiuti tutti i progressi richiesti e accertato che i bambini si vedano riconosciuti tutti i loro diritti (tra cui quello all’istruzione e alla socialità), il tribunale per i minorenni possa decidere per il ricongiungimento della famiglia. È comunque probabile che ci vorranno mesi.
Nelle ultime settimane il caso della “famiglia nel bosco” aveva attirato moltissima attenzione. I cinque vivevano in un piccola casa a Palmoli, in provincia di Chieti, senza corrente elettrica e con i servizi igienici a secco all’esterno. Trevallion, 51enne inglese, aveva lavorato come cuoco, boscaiolo e artigiano; Birmingham, 45enne australiana, come insegnante di equitazione; i tre bambini praticavano l’homeschooling, previsto dalla legge italiana entro certi limiti. Erano diventati noti ai servizi sociali alla fine del 2024, quando avevano avuto una grave intossicazione alimentare da funghi, per cui fu necessario andare in ospedale, e questo aveva allarmato i carabinieri.
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A novembre il tribunale per i minorenni aveva giudicato inadeguata la sistemazione abitativa dei tre bambini, e nonostante non ci fossero segni evidenti di abusi o maltrattamenti, aveva disposto l’allontanamento dai genitori e la sospensione della responsabilità genitoriale. Tra le ragioni del tribunale c’era anche quello che aveva interpretato come un rifiuto ideologico della coppia a venire incontro alle sue richieste (cosa che Trevallion e Birmingham hanno contestato).
Molti avevano ritenuto ingiusta la decisione, sostenendo che la famiglia avesse diritto a scegliere il proprio stile di vita, anche se non comune e in qualche modo privo dei comfort a cui molte altre famiglie sono abituate. La comunità locale si era quindi mostrata solidale con Trevallion e Birmingham, al punto che Armando Carusi, proprietario di un ristorante originario di Palmoli, aveva deciso di concedere la propria casa in comodato d’uso, in modo che la famiglia potesse risolvere il principale problema che ostacolava il loro ricongiungimento, ovvero le condizioni abitative.
Per i giudici che stanno seguendo il caso, però, restano ancora da risolvere alcuni dubbi, e in particolare se i bambini stiano ricevendo una corretta istruzione anche se al di fuori del percorso scolastico canonico, e se abbiano sufficienti contatti con persone che non siano i loro genitori. Trevallion e Birmingham sostengono che sia così e stanno raccogliendo testimonianze per provarlo.
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