• Konrad
  • Venerdì 19 dicembre 2025

Il voto sull’accordo sul Mercosur è slittato a gennaio 

È stata decisiva una telefonata tra Giorgia Meloni e il presidente brasiliano Lula, e la promessa che l'Italia non si metterà di traverso

(AP Photo/Fred Scheiber)
(AP Photo/Fred Scheiber)
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Giovedì, al termine del Consiglio Europeo (la riunione dei capi di Stato dei paesi dell’Unione), è stato infine deciso di rimandare a gennaio l’accordo di libero scambio con il Mercosur, il mercato comune sudamericano di cui sono membri Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay.

L’accordo era una delle due principali questioni discusse al Consiglio, tra i più importanti della storia recente (l’altra era il finanziamento di un prestito all’Ucraina): dell’accordo si parla da oltre vent’anni, è molto rilevante sia sul piano economico che su quello politico, ma è molto contestato da vari Stati europei, tra cui la Francia e l’Italia, che temono possa danneggiare i propri settori agricoli. Proprio per questo giovedì migliaia di agricoltori hanno organizzato una protesta con i trattori a Bruxelles.

Sullo slittamento dell’accordo ha avuto un ruolo decisivo proprio l’Italia, e in particolare una telefonata tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, in cui Meloni ha garantito che l’accordo sarebbe stato firmato a gennaio e ha detto a Lula che nel frattempo lavorerà per rassicurare gli agricoltori italiani sul fatto che non saranno danneggiati dalla concorrenza.

La telefonata sembra aver temporaneamente placato parte delle tensioni e insofferenze dei paesi sudamericani per via della mancata entrata in vigore dell’accordo, che era già stato firmato un anno fa, ma che per entrare in vigore ha bisogno del voto favorevole proprio del Consiglio Europeo.

Giovedì, dopo le prime indiscrezioni sullo slittamento del voto, Lula aveva detto che se non si fosse votato l’accordo il Brasile si sarebbe tirato indietro e non ne avrebbe favorito nessun altro. Dopo la telefonata con Meloni ha usato toni più concilianti, spiegando che quest’ultima gli ha detto di non essere contraria all’accordo e di essere «certa» di riuscire a convincere gli agricoltori della necessità dell’accordo. Lula ha detto che Meloni ha chiesto «una settimana, dieci giorni, al massimo un mese di tempo» per far sì che l’Italia possa votare a favore.

Il governo italiano ha espresso questa posizione anche in maniera ufficiale, inviando una nota ai giornalisti in cui dice che è «pronto a sottoscrivere l’intesa non appena verranno fornite le risposte necessarie agli agricoltori, che dipendono dalle decisioni della commissione Europea e possono essere definite in tempi brevi».

Secondo Associated Press, l’intesa sullo slittamento del voto per l’accordo sul Mercosur sarebbe stata raggiunta dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Europeo António Costa e Meloni proprio a condizione che a gennaio l’Italia esprima un voto favorevole.

Non ci sono invece notizie di variazioni sulle intenzioni di voto della Francia, il principale paese che si oppone all’accordo.

Per come funziona il sistema di voto, Italia e Francia sono i paesi più influenti. Le soglie e le regole per far entrare in vigore l’accordo sono piuttosto arzigogolate: serve l’approvazione del Consiglio Europeo a maggioranza qualificata, cioè devono votare a favore almeno 15 Stati membri che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione europea. Serve anche che non si formi una cosiddetta “minoranza di blocco”, cioè un gruppo di quattro paesi contrari che rappresentino almeno il 35 per cento della popolazione europea.

Benché i paesi sudamericani considerino l’accordo vantaggioso soprattutto per gli europei, sono interessati per varie ragioni a raggiungerlo e sono logorati dall’attesa per queste trattative. L’obiettivo generale del trattato, per cui i negoziati sono iniziati nel 2000, è favorire gli scambi commerciali tra i due mercati: l’accordo è molto ampio, ma uno degli aspetti più importanti è l’eliminazione graduale di quasi tutti i dazi doganali applicati fra i due blocchi e di parte delle differenze normative, che sono nei fatti un ostacolo al commercio alla pari dei dazi. L’accordo, in altre parole, favorirebbe gli scambi in molti settori.

L’Unione Europea è interessata all’accesso, con condizioni migliori, a un mercato potenzialmente enorme, così come ad intensificare le esportazioni di prodotti su cui attualmente vengono applicati dazi elevati (tra cui abbigliamento, automobili e vino). È interessata anche ad assicurarsi l’approvvigionamento di materie prime sempre più necessarie come il litio, di cui il Sud America è ricco, e più in generale a favorire gli investimenti delle imprese europee in quella parte di mondo.

C’è anche un valore politico non indifferente, perché questo accordo rafforzerebbe il legame diplomatico tra l’Unione Europea e il Sud America in un momento in cui molti paesi di quell’area sono attratti più o meno direttamente dalla Cina.

I paesi del Mercosur, a loro volta, sperano di aumentare le esportazioni dei loro prodotti alimentari verso l’Unione: sono proprio queste merci a suscitare le principali preoccupazioni dei produttori europei. Gli agricoltori e gli allevatori europei sostengono che soprattutto nel settore della carne i paesi del Mercosur potrebbero fare concorrenza sleale, perché si possono permettere di produrla a prezzi più bassi dato che non sono vincolati ai rigidi standard sanitari e ambientali dell’Unione.

Sono dubbi in parte fondati e parte delle trattative più recenti si sono concentrate proprio sulle condizioni a cui l’accordo potrebbe essere finalizzato. Questo mercoledì l’Unione Europea ha approvato alcune clausole di salvaguardia aggiuntive, ma non è chiaro se questo basterà a superare la contrarietà dei paesi che non vogliono l’accordo, in particolare Francia.

– Leggi anche: Le molte questioni intorno all’accordo col Mercosur