È stato sgomberato il più grande insediamento informale di migranti della Catalogna
Ci vivevano circa 400 persone e molte ora non sanno dove andare, dato che il comune non ha offerto soluzioni alternative

altre
foto
Mercoledì la polizia di Badalona, un comune di circa 230mila abitanti a nord di Barcellona, in Catalogna, ha sgomberato il più grande insediamento informale di persone migranti della regione: in più di 400 vivevano da circa due anni nell’edificio B9 di una grande ex scuola pubblica abbandonata. Ora molti non sanno dove andare, dato che il sindaco Xavier García Albiol, del Partito Popolare (di centrodestra), ha detto che si occuperà solo di quelle già seguite dalla rete dei servizi sociali. In questo modo verrà fornito un alloggio temporaneo a meno di 20 persone.
Lo sgombero dell’insediamento era una delle priorità di Albiol, che lo descrive come un luogo di criminalità abitato da persone problematiche che creano disagio agli abitanti della zona. In varie interviste con i giornali spagnoli, le persone migranti che abitavano nell’insediamento non negano che ci fossero delle situazioni difficili, principalmente causate da persone con gravi problemi di salute mentale a cui mancava l’aiuto necessario e che creavano problemi alla convivenza. Allo stesso tempo, molti l’hanno descritto come una comunità organizzata e composta da persone che già lavorano (alcune anche con contratti regolari), ma che non si potevano permettere di affittare un alloggio normale, o a cui questa possibilità veniva negata per mancanza di documenti o a causa di discriminazioni dovute alle loro origini.
Quando mercoledì è arrivata la polizia, circa la metà dei migranti se n’era già andata nei giorni precedenti per paura di essere arrestata. Di quelli che erano rimasti, in 50 sono stati registrati dai servizi sociali, mentre 18 sono stati arrestati per violazione delle leggi sull’immigrazione. I restanti sono stati lasciati andare, ma la maggior parte non ha più un posto dove stare.
L’occupazione del B9 era iniziata nel 2023, dopo che un gruppo di persone migranti provenienti dall’Africa subsahariana era stato sgomberato da alcuni capannoni industriali circostanti. Nella scuola, i cui ultimi studenti si erano diplomati nel 2011, c’era ancora elettricità e acqua corrente. Alcune persone vivevano dentro all’edificio, nelle cui aule erano stati disposti materassi, divani, macchinari da palestra e televisori. Altre avevano occupato più di recente un cortile adiacente, costruendo delle strutture precarie in lamiera e legno.
L’ex campo da basket della scuola era lasciato sgombro ed era usato come luogo di preghiera dalla comunità pakistana. Nell’edificio erano stati anche aperti due bar in cui si riunivano i migranti.

Alcune persone del B9 provenienti dalla Romania e dal Senegal in uno dei due bar dell’insediamento, due giorni prima dello sgombero (AP Photo/Emilio Morenatti)
A gestire la comunità erano sei uomini, uno per ogni nazionalità dell’Africa subsahariana con presenza nell’insediamento. Si occupavano di stabilire e far rispettare le regole della convivenza e gestivano i rapporti con le autorità. Younouss, portavoce della comunità senegalese, ha detto al País che la polizia visitava l’insediamento quasi ogni giorno e che in un paio di occasioni i migranti avevano anche consegnato dei ladri che si erano nascosti nell’istituto. Circa due mesi prima dello sgombero Ansu, un uomo gambiano che gli abitanti dell’insediamento chiamavano “presidente” e che prima di arrivare in Europa aveva lavorato come procuratore e ispettore antidroga, aveva mostrato al quotidiano di avere scambi su WhatsApp con alcuni capi dei Mossos d’Esquadra, il corpo di polizia regionale della Catalogna.














