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  • Giovedì 18 dicembre 2025

Ora anche l’Emilia-Romagna ha una legge per limitare gli affitti brevi

È la seconda regione italiana e l'ha potuta approvare dopo un'importante sentenza della Corte costituzionale

La rimozione di una keybox a Roma, 31 marzo 2025  (ANSA/ANGELO CARCONI)
La rimozione di una keybox a Roma, 31 marzo 2025  (ANSA/ANGELO CARCONI)
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Mercoledì l’assemblea regionale dell’Emilia-Romagna, a maggioranza di centrosinistra, ha approvato un provvedimento che consente ai comuni di regolare gli affitti brevi. L’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana ad avere una norma del genere, dopo la Toscana. L’approvazione della legge in questi giorni non è casuale: martedì infatti la Corte costituzionale aveva confermato il potere di regioni e comuni di regolamentare gli affitti brevi, respingendo una serie di questioni di legittimità che il governo nazionale aveva presentato contro la legge della Toscana.

È una sentenza importante, che ha avuto subito conseguenze e potrebbe averne anche altrove (in Puglia, per esempio, il neoeletto presidente Antonio Decaro ha già detto di star valutando una legge simile).

La necessità di approvare una legge che limiti le case usate per gli affitti brevi nasce dal fatto che in varie città, specialmente in quelle a maggiore vocazione turistica, è molto difficile trovare una sistemazione permanente perché sempre più spesso i proprietari di immobili preferiscono affittarli ai turisti, invece che a persone che li occuperebbero per periodi più lunghi, perché è più redditizio.

Questo causa alcuni effetti negativi per la popolazione che abita e vive nelle città: tra questi, quello più evidente è l’aumento del costo degli affitti di lungo periodo, dovuto al fatto che il numero di immobili dedicati a questo scopo è minore. È un problema particolarmente diffuso a Bologna, dove molte persone, tra cui soprattutto gli studenti, hanno difficoltà a trovare una casa in affitto a prezzi accessibili.

– Leggi anche: Le tende diventate il simbolo della crisi abitativa di Bologna

La nuova norma crea una nuova destinazione d’uso per gli immobili usati per gli affitti brevi, detta “locazione breve”. Significa che per mettere in affitto una casa per brevi periodi il proprietario dovrà modificare il modo in cui questa è registrata presso il comune. Questa modifica permette due cose: i comuni saranno in grado di quantificare il numero di case utilizzate per gli affitti brevi e potranno imporre il rispetto di vari requisiti, riguardanti per esempio la sicurezza e l’igiene. Attualmente la destinazione d’uso delle case in cui abitano delle persone è quella “residenziale”, indipendentemente dal fatto che l’inquilino sia proprietario o in affitto.

La norma prevede che le amministrazioni comunali possano stabilire la percentuale massima di case da destinare agli affitti brevi nelle varie zone della città (cioè quelle a cui è possibile cambiare la destinazione d’uso in “locazione breve”): è una questione molto importante, perché in questo modo i comuni potranno decidere se approvare o meno un ulteriore affitto breve nelle zone con un’alta densità di case per gli affitti brevi, come i centri storici. La norma non fissa una percentuale che i comuni devono rispettare (ciascuno valuterà cosa è meglio per il proprio caso).

Con la nuova legge l’amministrazione comunale potrà inoltre limitare o vietare alcuni lavori edilizi nelle case che verranno usate per gli affitti brevi, come frazionamenti e ricostruzioni. È frequente infatti che per massimizzare il rendimento di un immobile il proprietario ne modifichi la parte interna, eliminando le zone comuni e frazionandole in stanze più piccole, che poi vengono messe in affitto.

Infine la norma prevede che il comune possa aumentare fino al 30 per cento gli oneri di urbanizzazione, ovvero i contributi che devono essere pagati al comune quando vengono realizzati alcuni interventi edilizi, e che si possa tornare alla destinazione d’uso precedente in ogni momento e senza costi aggiuntivi. Il mancato rispetto di queste regole può comportare multe che vanno da 1.500 a 8mila euro.