Il governo australiano introdurrà misure più restrittive contro l’hate speech, dopo l’attentato a Sydney

Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha detto che il suo governo introdurrà misure più restrittive contro il cosiddetto hate speech, il termine che include espressioni d’odio e appelli alla violenza contro persone che appartengono a minoranze e gruppi storicamente marginalizzati. È una decisione legata all’attentato di domenica scorsa a Bondi Beach, una delle spiagge più famose di Sydney, dove due uomini – padre e figlio – hanno ucciso con colpi d’arma da fuoco 15 persone e ne hanno ferite altre 40 che erano riunite per celebrare l’Hanukkah, una delle festività più importanti dell’ebraismo.
Il padre, Sajid Akram, è stato ucciso nello scontro a fuoco con la polizia. Il figlio, Naveed, è accusato di terrorismo e di 15 omicidi per un totale di 59 capi d’accusa. Secondo la polizia australiana si erano ispirati al gruppo terrorista dello Stato Islamico (ISIS).
Albanese ha detto che verranno introdotte nuove leggi federali che avranno come obiettivo «chi propaga odio, divisione e radicalizzazione». Sarà introdotto il reato di “hate speech aggravato”, che sanzionerà sacerdoti o leader che promuovono la violenza razzista, e l’incitazione alla violenza sarà considerata un’aggravante anche nel caso di minacce online e molestie. Il ministro dell’Interno avrà inoltre la facoltà di rifiutare o annullare i visti di chi dovesse essere giudicato responsabile di questi reati. Sarà poi formata una task force che avrà l’obiettivo di prevenire e contrastare l’antisemitismo in tutto il sistema educativo australiano.
Nei primi giorni dopo l’attentato il governo di Albanese aveva anche promesso di rafforzare le leggi sul possesso delle armi, che in Australia sono già molto rigide.


