Cosa c’è nelle liste dei migliori dischi del 2025

Quelli di cui si è parlato di più e che probabilmente resteranno e quelli più di nicchia che vale la pena recuperare

Nel 2025 alcuni dischi in particolare hanno occupato le discussioni e le pagine musicali dei giornali: la musica latina ha avuto il successo planetario di Bad Bunny, gli amanti del rock dopo anni hanno avuto nei Geese una band giovane per cui entusiasmarsi, e Rosalía ha sorpreso i suoi fan con un disco massimalista e pieno di citazioni e complessità varie.

Ma in mezzo alle uscite di cui si è parlato di più come sempre ce ne sono state tante che i più potrebbero essersi persi. Le liste di fine anno pubblicate dalle riviste specializzate sono sempre una buona occasione per fare il punto su cosa stia succedendo nella musica internazionale e per recuperare dischi ascoltati poco oppure proprio ignorati, e che invece secondo i critici sono da ricordare. Come ogni anno (qui le precedenti) abbiamo raccolto i venti che ricorrono di più e nelle posizioni più alte in una serie di liste selezionate tra quelle più mainstream e quelle più di nicchia e legate alla musica sperimentale: nello specifico le classifiche di Pitchfork, Consequence, Guardian, CrackRough Trade, The Quietus e The Wire.

Getting Killed – Geese

Il disco che più ha messo d’accordo la critica quest’anno lo ha fatto la prima rock band della generazione Z presa davvero sul serio anche dai più grandi. I Geese hanno occupato un pezzo di conversazioni sulla musica e hanno provocato un grande entusiasmo sia online sui social sia offline a New York, la loro città, dove sono diventati un fenomeno che qualcuno, forse prematuramente, ha paragonato agli Strokes. Sono una band che si ispira tanto al rock classico quanto a quello più strano e scalcinato: oltre ai riff di chitarre distorte, ai frenetici accompagnamenti di batteria e a canzoni indovinate come “Au Pays du Cocaine” e “Taxes”, sono in particolare il carisma e la voce baritonale del 23enne cantante Cameron Winter che li hanno resi la band più discussa del 2025. Nick Cave ha detto che quando ascolta la prima canzone “Trinidad” si riempie di una «felicità piena e incontestabile».

Essex Honey – Blood Orange

Da più di dieci anni uno dei più apprezzati e originali musicisti di R&B, Blood Orange è il nome d’arte di Dev Hynes, nato a Londra ma da tempo trasferito a New York. Essex Honey è uscito sei anni dopo il precedente Negro Swan, probabilmente il più riuscito di una carriera di dischi riusciti, e sembra essere piaciuto altrettanto: è un disco di introspezioni biografiche legate alla sua infanzia in Inghilterra (l’Essex è la regione subito a nord est di Londra). Rispetto ai già sofisticati precedenti è ancora più stratificato come suoni e strumenti, e ricco di citazioni musicali britanniche e non, dai Durutti Column a Elliott Smith ai Replacements.

choke enough – Oklou

Oklou è Marylou Vanina Mayniel, 32enne francese di Poitiers, rimasta a lungo nelle retrovie del pop d’avanguardia. Nel 2020 aveva attirato grandi attenzioni con l’EP Galorechoke enough è il suo primo disco vero e proprio: tutto fatto di tastiere sospese, arpeggi sovrapposti e beat spesso accennati, dai quali emerge la sua formazione da musicista classica. «Se nel 2024 il pop aveva accelerato verso il massimalismo e la velocità folle di Brat, quest’anno Manyiel offre qualcosa di più gentile, riflessivo, elusivo. Mentre molti dischi pop sembrano raccolte di singoli ottimizzati perché diventino virali, choke enough è un album che premia un ascolto più profondo, un balsamo per le nostre soglie di attenzioni ridotte» ha scritto Crack, che lo ha scelto come disco dell’anno.

hexed! – Aya

Il disco con la copertina più schifosa del 2025, nonché quello di elettronica che ha più unito la stampa di musica indipendente e quella di musica sperimentale. Addirittura è stato scelto come disco dell’anno sia da The Wire sia da The Quietus, le riviste musicali inglesi più prestigiose. Lei è londinese e ha 32 anni, hexed! è il suo secondo disco, uscito per l’etichetta Hyperdub del celebre produttore Kode9. Le canzoni del disco sono intense come lascia intendere la copertina: veloci, convulse, urlate, influenzate tanto dalla techno hardcore quanto dal metal.

DeBÍ TiRAR MáS FOToS – Bad Bunny

Con il suo settimo disco Bad Bunny, nome d’arte del portoricano Benito Antonio Martínez Ocasio, non ha solo confermato la sua fama globale e il suo primato di artista più ascoltato su Spotify (di sempre e del 2025, come lo era stato nel 2020, 2021 e 2022), ma ha anche mostrato le possibilità di un genere, il reggaeton, che spesso non si distingue per varietà e profondità. Attingendo da diversi repertori tradizionali della musica latina, e uscendo nel pieno dell’estate australe mentre negli Stati Uniti e in Europa era pieno inverno, DeBÍ TiRAR MáS FOToS e il tour annesso hanno reso Bad Bunny un punto di riferimento anche politico per le comunità ispaniche negli Stati Uniti, dove ha deciso di non suonare per protesta contro Donald Trump.

Golliwog – Billy Woods

Da circa vent’anni Billy Woods è uno dei più rispettati musicisti dell’hip hop newyorkese più oscuro e underground, figlio di una professoressa di letteratura inglese di origini giamaicane e di un teorico marxista dello Zimbabwe, dove visse durante l’infanzia. Come i precedenti anche Golliwog è un disco di grandi profondità e sperimentazioni, tenebroso, politico e rabbioso, ma è ancora più cupo secondo The Wire, che l’ha messo al secondo posto della sua classifica. Il pupazzo in copertina, che dà il nome all’album, era un concentrato di stereotipi razzisti in gran voga nella letteratura per l’infanzia americana dell’Ottocento.

Bleeds – Wednesday

I Wednesday sono un’altra band in grande ascesa di ventenni che fanno rock piuttosto classico, anche loro come i Geese con un membro particolarmente carismatico e affermato anche come solista, MJ Lenderman. Sono del North Carolina e le atmosfere country e southern rock in Bleeds sono ancora più marcate rispetto ai dischi precedenti: infatti sono piaciuti soprattutto alla stampa americana.

The Passionate Ones – Nourished By Time

Nourished By Time è Marcus Elliot Brown, cantante e producer di Baltimora che con i due dischi pubblicati finora – l’altro era Erotic Probiotic 2 del 2023 – ha ottenuto grandi apprezzamenti di critica, nonostante rimanga ancora nella sua nicchia come pubblico. The Passionate Ones, interamente prodotto e suonato da Brown, è un disco pieno di hit danzerecce, costruito su suoni e atmosfere anni Ottanta e Novanta tra la disco, l’R&B e il rock alternativo. È piaciuto sia a Pitchfork sia a The Quietus, che ha paragonato la voce baritonale di Brown a quella di Barry White.

Lux – Rosalía

Il disco più presente sulle liste generaliste, specializzate e anche in qualcuna di nicchia è prevedibilmente Lux della cantante catalana Rosalía: accompagnato da enormi attese e da una campagna promozionale massiccia, ha sorpreso tutti per il ricorso massiccio all’orchestra, per la complessità dei riferimenti e per gli arrangiamenti barocchi e massimalisti, lontanissimi dal reggaeton del precedente Motomami. «Un disco religioso fatto per persone non religiose» ha scritto Consequence, che l’ha messo al primo posto della sua lista.

Los Thuthanaka – Los Thuthanaka

Per il secondo anno di fila, il disco dell’anno per la famosa testata di musica americana Pitchfork non è sulle piattaforme di streaming (ma solo su Bandcamp) ed è stato autoprodotto. Dopo Diamond Jubilee di Cindy Lee l’anno scorso, quest’anno è Los Thuthanaka, prodotto da Chuquimamani-Condori (il nome attuale della musicista americana precedentemente nota come Elysia Crampton) e dal fratello Joshua Chuquimia Crampton. Un disco caotico e intrigante di musica elettronica sperimentale che rivolta come calzini le tradizioni latine e in particolare andine: «dire che richiede un po’ per essere digerito è dire poco, ma entrateci dentro e capirete anche voi che è un disco speciale, così avanti rispetto al suo tempo, e così meritevole del vostro» scrive Pitchfork.

More – Pulp

È stato un anno in cui le band del britpop degli anni Novanta sono state particolarmente presenti (dopo che già l’anno scorso si erano riuniti i Blur): gli Oasis hanno fatto il tour più discusso dei tempi recenti, i Suede hanno pubblicato un disco piaciuto abbastanza (Antidepressants). E sono tornati in studio dopo 25 anni anche i Pulp, il cui More ha seguito la reunion del 2023 e un paio di anni di tour in giro per il mondo, coinciso con la morte del bassista storico Steve Mackey. È piaciuto soprattutto alla stampa musicale britannica più nostalgica.

Baby – Dijon

L’R&B di Prince, D’Angelo e Frank Ocean è il modello evidente di Dijon Duenas, cantante e musicista di Washington che aveva collaborato in precedenza con i Bon Iver e Justin Bieber. Pitchfork, che ha messo Baby al secondo posto della sua classifica, scrive che «ogni canzone sembra poter esplodere in qualsiasi momento» e che c’è un grande equilibrio tra la «tensione della scrittura riservata e la teatralità di tutto il resto».

Big City Life – Smerz

Le Smerz sono le norvegesi Henriette Motzfeldt e Catharina Stoltenberg, peraltro figlia dell’ex segretario generale della NATO Jens. Sono un duo di pop sperimentale e Big City Life è il loro secondo disco, finito nelle prime venti posizioni su The WirePitchfork, secondo cui racchiude bene la contraddizione di ciò che significa vivere in una grande città con il suo «glamour, isolamento, arroganza e malinconia».

SickElixir – Blawan

Nel suo SickElixir il dj inglese Blawan «ha apparentemente previsto il prossimo andazzo sonoro, e accompagnato il collasso della società» secondo The Quietus, che ha messo questo disco di techno sperimentale al quinto posto della sua classifica. Le canzoni sono incespicanti, pesanti, a tratti inquietanti, e i suoni aspri ricordano quelli della musica industriale, il genere d’avanguardia tipicamente europeo che negli anni Settanta si sviluppò in una società, come quella attuale, interessata da grandi trasformazioni tecnologiche ed economiche.

Instant Holograms on Metal Film – Stereolab

Negli anni Novanta gli Stereolab, mezzi inglesi e mezzi francesi, si inventarono un genere tutto loro di pop sofisticato ed elettronico pescando tanto dal krautrock quanto dall’easy listening, subendo poi svariati tentativi di imitazione. Il loro primo disco da quindici anni a questa parte non ha fatto niente di nuovo, ma è piaciuto quasi quanto quelli vecchi: «i loro suoni retrofuturistici evocano utopie, mentre i testi offrono commenti politici puntuali» dice The Wire, che l’ha messo al nono posto della sua classifica di fine anno.

The Spiritual Sound – Agriculture

Il disco metal che sembra essere piaciuto di più alla critica quest’anno lo hanno fatto gli Agriculture, band di Los Angeles attiva dal 2021 e da subito considerata una delle novità più grosse degli ultimi tempi nel black metal, il sottogenere più veloce, più aggressivo, più tenebroso (descrizione che del resto vale per diversi sottogeneri del metal). È un disco in cui i suoni e le atmosfere cambiano repentinamente e in maniera naturale, tra picchi di violenza sonora e parti più lente e avvolgenti. Un’altra cosa che differenzia gli Agriculture dalla maggior parte dei colleghi che frequentano lo stesso genere è che le loro canzoni non sono nichiliste, ma anzi descrivono un modello di spiritualità piuttosto felice, vicino al buddismo.

Fancy That – Pinkpantheress

Il disco di pop da classifica che più ha convinto la stampa musicale sembra essere stato Fancy That di PinkPantheress, incluso sia nelle liste più mainstream sia in diverse più di nicchia. Lei ha 24 anni ed è di Bath, Inghilterra, nata come Victoria Beverley Walker in una famiglia di origine kenyane. È diventata famosa a partire dal 2021 grazie ad alcuni passaggi virali su TikTok e SoundCloud, e nel 2022 vinse il prestigioso concorso Sound of… della BBC. Nel suo secondo disco «si è evoluta dal rimuginare sull’amore non corrisposto sopra ai breakbeat a un registro più provocante e diretto» ha scritto Pitchfork. Secondo Alexis Petridis del Guardian è un disco «famigliare ma fresco», concentrato «meno sul fare grandi dichiarazioni e più sull’immediatezza e sul divertimento spontaneo».

Caroline 2 – Caroline

I Caroline sono una band di Londra composta da un sacco di musicisti che da alcuni anni stanno animando tra vari progetti una riscoperta del folk tradizionale britannico, facendo base nel prestigioso locale di musica sperimentale Cafe Oto, a Dalston. Caroline 2 è il loro secondo disco, più prodotto ed elettrico del precedente, e che gli ha fatto fare un salto di notorietà notevole. The Wire l’ha messo all’undicesimo posto e lo ha paragonato ai Neutral Milk Hotel, The Quietus al dodicesimo scrivendo che sembra che «metà dell’ottetto sia in una stanza a suonare un frammento di una canzone folk spigolosa, l’altra metà in un’altra stanza poco lontana a suonare un pezzo di pop da camera pastorale». Per omonimia, la band ha ottenuto anche la partecipazione in una canzone della cantante Caroline Polachek.

Blurrr – Joanne Robertson

La scozzese Joanne Robertson fa dischi solisti da quasi vent’anni ma finora la sua notorietà era legata soprattutto alle collaborazioni con il produttore inglese Dean Blunt. Blurrr è un disco notturno, malinconico e minimalista, in parte improvvisato, in cui Robertson si accompagna con la sola chitarra, salvo per alcuni interventi del violoncellista Oliver Coates.

It’s a Beautiful Place – Water From Your Eyes

Da un paio d’anni i Water From Your Eyes, band di Chicago attiva a Brooklyn, stanno guadagnandosi credito e consensi specialmente tra i giovani appassionati di rock sperimentale. Li pubblica la storica etichetta Matador, e il loro ultimo disco è finito nelle liste dei dieci dischi preferiti di entrambi i critici del New York Times, oltre che al 17esimo posto di quella di Pitchfork, secondo cui è come quella cassetta che ti dà «la ragazza misteriosa alla lezione di matematica, quella che sta sempre a incidere la A di “Anarchia” sul banco». La musica dei Water From Your Eyes è una miscellanea di influenze, dal punk allo shoegaze al pop.