Il Guggenheim ha rinunciato a espandersi nell’unica riserva naturale dei Paesi Baschi
Il progetto, molto contestato, è stato accantonato per i problemi legali di una delle due nuove sedi che il museo avrebbe voluto costruirci

Un murale del comitato Guggenheim Urdaibai Stop su una casa nella riserva (Matteo Castellucci/Il Post)
Martedì il consiglio direttivo del museo Guggenheim di Bilbao ha deciso di abbandonare il contestato progetto di costruire due nuove sedi nella riserva naturale di Urdaibai, l’unica dei Paesi Baschi e una delle principali della Spagna (che avevamo raccontato in questo articolo). Il piano, di cui si parlava dal 2008, era stato ripresentato nel 2023 e nell’ultimo anno aveva incontrato perplessità sempre più trasversali, oltre agli ostacoli legali e burocratici con cui il consiglio ha giustificato la rinuncia.
Del consiglio direttivo fanno parte i rappresentanti della fondazione Guggenheim, del governo regionale basco e di quello provinciale della Biscaglia (la provincia di Bilbao). Gli ultimi due, controllati da decenni dal partito autonomista cristiano-democratico PNV, erano stati i maggiori promotori del progetto, assieme alla precedente direzione del museo.
Il progetto è stato molto contestato da un battagliero comitato locale, il Guggenheim Urdaibai Stop. Il gruppo ne aveva denunciato, anche attraverso ricorsi in tribunale, i rischi ambientali per l’habitat dell’area protetta e quelli legati all’arrivo di un numero a suo avviso esorbitante di visitatori (140mila all’anno nei piani del museo) in una delle poche zone della Spagna ancora non turisticizzate.
Il post con cui il comitato ha festeggiato su X la decisione: dice «Ce l’abbiamo fatta!», in basco
Il consiglio del museo ha raccontato la rinuncia come la «scelta più responsabile». La presidente della provincia Elixabete Etxanobe, del PNV, si è concentrata sui problemi legali di una delle sedi previste, quella che sarebbe sorta al posto del cantiere navale di Murueta, ancora attivo nonostante sia scaduta la sua concessione di epoca franchista (l’altra sede era prevista in una fabbrica dismessa di Guernica). Secondo Etxanobe, non sarebbe stato possibile risolverli prima del 2031 e questo avrebbe diluito troppo i tempi del progetto.

L’estuario di Urdaibai (Matteo Castellucci/il Post)
La politica e il museo hanno indubbiamente tenuto conto anche della contrarietà di comitati, ong ambientaliste e della popolazione. Stava infatti per scadere il «periodo di riflessione» di due anni aperto dall’ex governatore basco Íñigo Urkullu sull’opera e, in estate, erano usciti i risultati preliminari di un processo di consultazione degli abitanti: sebbene non fosse vincolante, prevalevano nettamente i pareri contrari.
Negli ultimi mesi, insomma, erano cambiate la percezione e la consapevolezza attorno al progetto, che era risultato sempre meno difendibile per il PNV. Ne aveva risentito anche la narrazione pubblica: la presidente Etxanobe era passata dal dire che l’espansione si sarebbe fatta «sì o sì» al metterla in discussione. Il ritiro del progetto era nell’aria: dopo la riunione annuale del consiglio, infatti, era stata convocata un’inusuale conferenza stampa.
La direttrice Miren Arzalluz ha detto che nei prossimi anni il Guggenheim presenterà comunque altri piani di sviluppo, chiarendo però che non sarà un’espansione fisica. «Non dovremmo contare in metri quadri, ma in progetti», ha detto. Per il progetto di Urdaibai, il governo locale e quello centrale spagnolo avevano stanziato 40 milioni di euro ciascuno. La provincia ha detto che negozierà col governo nazionale per non perdere il finanziamento e spenderlo per la Busturialdea, la zona in cui si trova la riserva.
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