A Microsoft importa ancora di Windows?
La nuova versione del sistema operativo è lenta e ha vari problemi, ma all'azienda ormai importa soprattutto l'AI

Lo scorso mese Microsoft ha annunciato alcune novità per Windows 11, l’ultima versione del suo sistema operativo, che sarà potenziato con funzionalità di intelligenza artificiale. Secondo l’azienda, Windows diventerà «agentico», cioè dotato di agenti, programmi AI in grado di eseguire azioni e ricerche online autonomamente per conto dell’utente.
La notizia ha subito suscitato molte critiche. Secondo alcuni utenti, infatti, si tratta dell’ennesimo tentativo di Microsoft di integrare le intelligenze artificiali dentro Windows, senza però considerare le esigenze di chi lo utilizza. Windows 11 è da tempo percepito come lento e difficile da usare, tra le altre cose per la presenza di pubblicità e per le continue richieste di collegarsi a OneDrive, il servizio di archiviazione cloud di Microsoft.
L’integrazione delle AI dentro Windows rientra nella strategia di Microsoft, che negli ultimi dieci anni ha progressivamente spostato il proprio business dalla vendita di software a quella di servizi. Tra tutti, Azure, la piattaforma cloud dell’azienda, che quest’anno ha generato 75 miliardi di dollari, pari quasi al 30 per cento dei ricavi. Con questa nuova priorità, Windows, che è stato per anni il prodotto principale di Microsoft e quello che ha fatto la fortuna dell’azienda, è diventato secondario e di supporto al nuovo “core business”.
Negli ultimi anni poi Microsoft ha cominciato a puntare sull’intelligenza artificiale: oltre a sviluppare Copilot, il proprio chatbot, ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, l’azienda di ChatGPT. L’adozione di strumenti AI è diventata quindi cruciale per l’azienda e ha portato all’integrazione di Copilot in Windows e nel pacchetto di programmi Office.
Già allora però l’integrazione di Copilot nei programmi Office non era stata accolta positivamente: molte pubblicità di Copilot mostravano casi d’uso ancora non realizzabili, e la stessa Microsoft aveva sconsigliato di usare il chatbot su Excel per compiti che richiedevano «precisione o riproducibilità», a causa del rischio di errori.
Tutto questo aveva avuto conseguenze sulla diffusione di Windows 11, che dopo il lancio nel 2021 è stata più lenta del solito. Secondo stime recenti, infatti, ci sono ancora circa un miliardo di dispositivi che non hanno fatto l’aggiornamento e che continuano a usare versioni precedenti, ritenute preferibili.
La trasformazione di Microsoft da azienda di software a fornitrice di servizi è iniziata nel 2014 con l’arrivo di Satya Nadella come amministratore delegato. All’epoca l’azienda era in difficoltà: le sue entrate erano in calo e provenivano principalmente da Windows e Office; non era riuscita a imporsi nel mercato mobile, già dominato dai sistemi operativi di Apple e Google; e anche nel settore cloud era stata superata ampiamente da Amazon Web Services, che è tuttora l’azienda principale in questo campo.
Nadella propose un brusco cambio di direzione. Azure, che esisteva in realtà dal 2008, fu rilanciata e divenne il centro della nuova strategia aziendale, mentre il pacchetto Office fu trasformato in un servizio su abbonamento, chiamato Microsoft 365. Gradimento degli utenti a parte, i risultati sono stati chiari: sia il fatturato che la valutazione in borsa di Microsoft sono aumentati di molto negli ultimi anni, anche grazie ai recenti investimenti nelle AI e nei data center, che hanno dato ulteriore vantaggio ad Azure.
Oltre alla vendita di servizi cloud, un altro settore in forte crescita è quello dei prodotti per le aziende, il cosiddetto B2B (business to business). Windows ha una posizione dominante in alcuni settori, come quello delle costruzioni, dove la percentuale di adozione dei suoi prodotti supera il 70 per cento. E in generale la combinazione di servizi come OneDrive, Microsoft Teams e Office 365 ha reso l’offerta di Microsoft la prima scelta per la maggioranza delle aziende. È anche questa posizione di forza a permettere a Microsoft di modificare il proprio sistema operativo in modo drastico e col rischio di scontentare gli utenti, che in molti casi sono comunque costretti a usare Windows per lavoro.
Lo spostamento di priorità a favore dei servizi e delle aziende si riflette anche in altri prodotti invece rivolti ai consumatori, come Xbox, la console di videogiochi di Microsoft, le cui vendite sono in forte calo. Negli ultimi anni la divisione Xbox è stata interessata da pesanti tagli di personale e Microsoft ha annunciato che la prossima generazione della console non sarà dotata di un sistema operativo dedicato ma utilizzerà Windows, una scelta che è stata fortemente criticata dagli utenti.



