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  • Mercoledì 10 dicembre 2025

Si possono innevare le piste da sci con un elicottero?

L'ha fatto una società sul Monte Bondone, vicino a Trento, ed è stata molto criticata da gruppi ambientalisti

Una tappa del Giro d'Italia del 2020 sul Monte Bondone (Tim de Waele/Getty Images)
Una tappa del Giro d'Italia del 2020 sul Monte Bondone (Tim de Waele/Getty Images)
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Da alcuni giorni in Trentino associazioni e gruppi ambientalisti stanno protestando contro Trento Funivie, la società che gestisce diversi impianti sciistici della regione, perché venerdì ha usato un elicottero per innevare il Monte Bondone. È la prima volta che la società fa un intervento di questo tipo. In generale è un’operazione a cui si ricorre raramente (se n’era parlato nel 2022 per un caso a Cortina d’Ampezzo).

L’obiettivo di Trento Funivie era innevare un tratto della pista del Palon, una delle cime più frequentate del Bondone, che era rimasto scoperto a causa del forte vento. La neve è stata prelevata da un punto più a valle della stessa pista, e l’intervento è stato giustificato dalla necessità di rendere accessibile la pista ai turisti che sarebbero arrivati per sciare durante il weekend lungo dell’Immacolata. I gruppi ambientalisti che hanno criticato la scelta sostengono che il trasporto di neve in elicottero abbia generato emissioni di anidride carbonica evitabili e dannose.

La scorsa settimana le piste da sci erano scoperte in diversi punti a causa del forte vento, e le temperature troppo alte non permettevano di utilizzare gli appositi macchinari o cannoni sparaneve per creare neve artificiale. L’operazione con l’elicottero, che è durata 4 ore ed è costata circa 6mila euro, ha almeno in parte risolto il problema e permesso l’apertura e l’utilizzo delle piste da sci.

Fulvio Rigotti, il presidente di Trento Funivie, ha detto al Corriere del Trentino che l’operazione è stata giustificata dalla necessità di adempiere ad alcuni obblighi contrattuali. La società ha infatti sottoscritto accordi commerciali con diverse agenzie che le impongono di garantire l’apertura di almeno il 50 per cento delle piste. Attualmente è aperto il 60 per cento delle piste.

Rigotti ha detto che per la sua società la chiusura degli impianti avrebbe comportato perdite stimate tra i 300 e i 400mila euro, tra mancati skipass, potenziali chiusure di esercizi commerciali e possibili disdette nelle strutture ricettive.

Extinction Rebellion Trentino, WWF Trentino-Alto Adige e altre dieci associazioni ambientaliste hanno scritto in una nota che l’intervento ha comportato l’emissione in atmosfera di «almeno una tonnellata e mezzo di anidride carbonica», aggiungendo che l’obbligo di garantire l’apertura di almeno metà delle piste durante il fine settimana dell’Immacolata non era una motivazione sufficiente a legittimare l’operazione, perché «non tutte le condizioni meteorologiche possono essere compensate artificialmente».

Secondo Rigotti, per rifornire le piste con neve artificiale sarebbe stata necessaria una temperatura tra i 3 e i 4 gradi sotto lo zero, ma a causa dei cambiamenti climatici queste condizioni si verificano sempre più in là nella stagione, rendendo più difficile programmare gli interventi di innevamento.

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