L’Europa è diventata esperta nel minimizzare le critiche di Trump

Anche quando sono formulate in modo forte, come nella nuova Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti

L'Alta rappresentante della Politica Estera dell'Unione Europea, Kaja Kallas
L'Alta rappresentante per dli Affari esteri dell'Unione Europea Kaja Kallas (Getty Images/Omar Havana)

Giovedì notte (quando in Italia era già venerdì) il governo degli Stati Uniti ha pubblicato la sua nuova Strategia per la sicurezza nazionale, un documento programmatico che serve per comunicare le priorità della propria politica estera e di sicurezza. Il documento non contiene grosse novità né misure concrete, ma dopo la pubblicazione è stato comunque molto ripreso e commentato, perché contiene valutazioni assai dure nei confronti dei paesi europei. In particolare è stata molto ripresa la frase per cui l’Europa rischierebbe «la cancellazione della propria civiltà», anche a causa dell’arrivo delle persone migranti.

La prima funzionaria dell’Unione Europea di rilievo che ha commentato il documento è stata Kaja Kallas, cioè l’Alta rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea. Sabato Kallas era ospite di un forum economico a Doha, in Qatar, e la giornalista Christiane Amanpour, che stava moderando l’incontro, le ha chiesto cosa pensasse del fatto che per gli Stati Uniti adesso «l’Europa è il nemico».

Kallas ha minimizzato molto: «Gli Stati Uniti restano pur sempre il principale alleato» dell’Unione Europea, ha detto, e l’Unione Europea, a sua volta, «è pur sempre la principale alleata» degli Stati Uniti. Anche se esistono differenze di opinioni su certi argomenti, secondo Kallas, la Strategia per la sicurezza nazionale ribadisce un principio fondamentale: «siamo i principali alleati gli uni degli altri, e dovremmo restare assieme».

Nel documento gli Stati Uniti riconoscono che l’Europa è una regione molto importante per loro, ma rivolgono critiche molto dure all’Unione e ai governi liberali europei (cioè, secondo il governo americano, tutti tranne quelli di estrema destra). Sono tutte critiche tipiche del mondo culturale di estrema destra al quale Trump appartiene, faziose e note da tempo. È meno comune però che vengano formulate direttamente in un documento ufficiale del governo: tra le altre cose, gli Stati Uniti accusano l’Unione Europea di avere ridotto la sovranità e la libertà degli stati membri.

L’attacco all’Europa contenuto nel documento è stato minimizzato anche dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, da sempre in ottimi rapporti con Trump, che ospite al telegiornale di La7 ha detto: «non parlerei di un incrinarsi dei rapporti», «quello che c’è scritto nel documento strategico, al di là dei giudizi sulla politica europea, dice con toni più assertivi qualcosa che nel dibattito tra Stati Uniti e Unione Europea va avanti da tempo».

Trump è un politico isolazionista, che sostiene, cioè, che gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi meno a sostenere i governi stranieri alleati, per concentrarsi sui propri problemi interni e sui propri obiettivi. Anche per questo motivo da quando è diventato presidente ha attaccato spesso l’Europa e, in particolare, l’Unione Europea (a febbraio Trump sostenne, per esempio, che l’Unione Europea venne creata «allo scopo di fottere gli Stati Uniti»).

Il documento presenta anche qualche orientamento per le azioni future del governo: tra le altre cose, assicurare l’apertura dei mercati europei ai prodotti americani; prevenire la futura espansione della NATO a nuovi paesi; e sostenere, all’interno dei paesi dell’Unione Europea, la «resistenza alla sua traiettoria attuale». Quest’ultima è un’espressione molto vaga, ma allo stesso tempo è molto probabilmente un accenno al fatto che gli Stati Uniti potrebbero sostenere movimenti e partiti di estrema destra ed euroscettici in vari paesi europei: in passato, persone che fanno parte del governo statunitense hanno già dimostrato il loro sostegno a politici e partiti di estrema destra, come Alternative für Deutschland in Germania.