Le poche novità degne di nota nelle indagini sul delitto di Garlasco
Sono principalmente due: alcune foto inedite e un test del DNA più interessante di altri

Ci sono alcune novità nelle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia. È un caso di cronaca eccezionalmente seguito e che interessa moltissime persone: se ne parla di continuo sui giornali e nei programmi televisivi, e lo fanno anche youtuber e blogger con un certo seguito in dirette, video e post con cui commentano ogni novità. È il motivo per cui c’è un’attenzione quasi spasmodica per ogni minimo aggiornamento delle indagini, spesso presentato con grande enfasi, anche quando è incompleto o poco significativo.
L’attenzione enorme è comprensibile: a marzo è stato riaperto un caso – già per anni molto seguito – che sembrava essersi chiuso nel 2015, con la condanna in via definitiva a 16 anni di Alberto Stasi, all’epoca fidanzato di Chiara Poggi. Ora è indagato per l’omicidio Andrea Sempio, amico del fratello di Poggi. Facendo un po’ di ordine tra tutti i microsviluppi degli ultimi tempi, però, si può dire che ce ne siano effettivamente solo due davvero rilevanti: le analisi di un campione di DNA trovato sulle unghie di Chiara Poggi e alcune fotografie scattate poco dopo l’omicidio, fuori dalla villa dove è stata uccisa, e pubblicate da una youtuber.
Sempio è accusato di omicidio “in concorso con ignoti o con Alberto Stasi” (l’ipotesi dell’accusa è dunque che possa aver ucciso Poggi, ma non da solo): le indagini sono state riaperte per poter svolgere nuove analisi genetiche sui reperti del 2007 e ottenere, grazie all’avanzamento tecnologico di questi anni, risultati più completi rispetto al passato. La giudice per le indagini preliminari ha disposto che questi test avvenissero attraverso un incidente probatorio, uno strumento giuridico che serve ad acquisire in anticipo, durante la fase delle indagini, una prova che potrebbe essere usata nell’eventuale dibattimento.
L’incidente probatorio è iniziato a giugno. Nel corso di questi mesi i periti nominati dalla procura di Pavia, che coordina le indagini, hanno analizzato tamponi, impronte e diversi oggetti che si trovavano nella casa al momento del delitto senza ottenere risultati significativi (è stato analizzato un po’ tutto quel che si poteva: il tappetino del bagno, una confezione di tè, due vasetti di yogurt, un cucchiaino, un piatto di carta e una confezione di cereali).
Le tracce di DNA ricostruite appartenevano sempre a Chiara Poggi, ai suoi familiari o ad Alberto Stasi. In un solo caso, su un tampone orale prelevato dal corpo di Poggi, sono state trovate tracce maschili diverse, ma si trattava di una contaminazione: erano del tecnico di laboratorio che aveva svolto l’autopsia. In un primo momento, quando non era ancora certo che si trattasse di una contaminazione e non si sapeva a chi appartenesse il DNA, la notizia di una traccia maschile ignota fu presentata come una potenziale svolta decisiva per le indagini: è uno dei molti esempi del grosso clamore mediatico che spesso si crea attorno alle notizie, anche piccole o incomplete, che riguardano le indagini sul delitto di Garlasco.
C’è però un esame che ha dato risultati un po’ più interessanti, anche se incerti: quello sul materiale genetico trovato sulle unghie di Chiara Poggi. La genetista che ha svolto le analisi, Denise Albani, ha scritto nella sua relazione conclusiva che queste tracce di DNA hanno una probabilità da «moderata» a «forte» (a seconda delle unghie) di essere compatibili con il DNA di Andrea Sempio e dei suoi parenti sulla linea paterna.
Non è stato possibile stabilire una compatibilità certa con Sempio perché il materiale analizzato era incompleto. Bisogna considerare che i campioni presi nel 2007 non possono più essere analizzati perché il materiale biologico disponibile è stato esaurito dopo una perizia fatta nel 2014, durante il secondo processo di appello ad Alberto Stasi. Albani ha potuto lavorare solo sui risultati di questo primo esame, fatto dal perito Francesco De Stefano, che non erano stati ancora confrontati con il DNA di Sempio.
Nel 2014, infatti, Sempio non era indagato. Lo fu solo tra il 2016 e il 2017, quando una perizia presentata dai difensori di Stasi per riaprire il processo segnalò la presenza del suo DNA sotto le unghie di Poggi. Fu quindi recuperato l’esame di De Stefano, ma le indagini furono archiviate perché non si ritenne di poter ottenere risultati affidabili: non c’era più materiale da analizzare e lo stesso De Stefano nella perizia del 2014 aveva già definito il DNA troppo degradato e insufficiente per fare confronti attendibili.
A chiedere l’archiviazione delle indagini fu l’allora procuratore aggiunto Mario Venditti, ora indagato dalla procura di Brescia per corruzione in atti giudiziari proprio per questa vicenda. L’accusa è di aver ricevuto soldi dalla famiglia di Andrea Sempio (in particolare dal padre, Giuseppe Sempio, per questo a sua volta indagato per corruzione) per archiviare il procedimento. Venditti è accusato, insieme al sostituto procuratore Pietro Paolo Mazza, anche di corruzione e peculato in un’altra indagine che riguarda una presunta gestione illecita di risorse nella procura di Pavia.
Anche Albani nella sua nuova perizia ha potuto misurare solo la probabilità che le tracce di DNA siano compatibili con quelle di Sempio, senza poter confermare una corrispondenza sicura. Non è certo nemmeno se il DNA dei campioni si trovasse sopra o sotto le unghie di Poggi, né quando o come ci sia arrivato. Per esempio non si può escludere che si sia trasferito da un oggetto toccato prima da Sempio (che frequentava la casa in quanto amico del fratello) e poi da Poggi. Infine non è nemmeno possibile stabilire a quali dita della mano corrispondano i campioni, perché quando le unghie furono prelevate questo dettaglio non fu specificato.
I risultati della perizia di Albani sulle unghie e su tutti gli altri elementi analizzati sono scritti nella relazione che i periti hanno depositato mercoledì in procura e che dovrebbe essere discussa il 18 dicembre in tribunale. Alcuni stralci della perizia sono già stati pubblicati da agenzie e giornali che, come è successo molte altre volte nel corso di queste indagini, hanno ottenuto i documenti prima che fossero pubblicati ufficialmente.

Andrea Sempio in uno degli scatti inediti (Francesca Bugamelli via YouTube)
L’altra novità di una qualche rilevanza nelle indagini sono sette fotografie, fino a pochi giorni fa inedite, che mostrano le persone presenti fuori dalla villa della famiglia Poggi poche ore dopo il delitto. Le ha scattate una fotografa freelance che lavorava per un giornale locale: dopo averle recuperate da un vecchio hard disk di cui si era dimenticata, le ha inviate alla youtuber e streamer Francesca Bugamelli, che le ha pubblicate sul suo canale Bugalalla Crime, dove da tempo parla di casi di cronaca nera, dedicando molti video al delitto di Garlasco.
Le foto sono state scattate tra le 15:38 e le 16:14 del 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio (le prime valutazioni medico-legali collocarono la morte di Poggi tra le 10:30 e le 12:00, ma nelle sentenze di appello e cassazione la collocazione fu anticipata tra le 9:12 e le 9:35). Nelle immagini si vedono diverse persone: la zia di Chiara Poggi e le cugine Stefania e Paola Cappa, la pubblico ministero dell’epoca, Rosa Muscio, alcuni carabinieri e Andrea Sempio, allora 19enne, prima da solo in auto e poi in strada in compagnia del padre Giuseppe Sempio. Si sta discutendo molto di queste immagini, anche se al momento non è chiaro che ruolo potrebbero avere nelle indagini.
Secondo i legali di Sempio, queste foto non fanno che confermare le sue testimonianze. Interrogato nel 2008 durante le prime indagini, Sempio aveva detto di aver visto l’ambulanza e alcune persone quando era passato davanti alla villa dei Poggi verso le 15:00, mentre era in auto con suo padre. Sempre secondo questa versione, sul momento i due, diretti a casa, non si erano fermati, ma poi Sempio aveva deciso di uscire di nuovo, dice attorno alle 16:00, per fare un giro. Aveva detto anche di essere passato ancora davanti alla casa dei Poggi per curiosità, che si era fermato, e dopo aver saputo dell’omicidio si era allontanato, per poi tornare poco dopo di nuovo in compagnia del padre.
I magistrati della procura di Pavia hanno acquisito le fotografie e martedì i carabinieri nel nucleo investigativo di Milano, che stanno svolgendo le indagini, hanno sentito la fotografa come persona informata sui fatti.



