L’innamoramento dei trentenni per la corsa
Ogni millennial ha un amico o un'amica che ha corso la mezza maratona, o che si è fatto male sognandola

Quando si compiono trent’anni, dice un popolare meme sui social, bisogna scegliersi un nuovo hobby che definisca la propria intera personalità. Tipo l’uncinetto, l’arrampicata, il birdwatching o la panificazione. Lo dicono i ventenni per ironizzare sulla generazione più vecchia, ma anche gli stessi trentenni quando scherzano sulle difficoltà di fare i conti con la vita adulta. E c’è un’attività che in particolare sembra essere diventata una moda generazionale, tanto da essere l’oggetto più frequente di questo genere di ironie: la corsa, che nelle sue interpretazioni più serie e dedicate arriva a diventare una mezza maratona. Solo in casi più rari una maratona intera.
Alcuni trentenni mostrano i propri progressi nella corsa pubblicando Storie su Instagram, incoraggiati dalla popolarità recente di app come Strava. Magari si convincono a iscriversi a una gara cittadina amatoriale o a uno degli eventi non competitivi organizzati in tante città d’Italia, come la corsa annuale di Radio Deejay. Altri annunciano pubblicamente sui social di essersi iscritti ad una maratona, così da sentirsi obbligati a mantenere la parola e allenarsi con costanza. Altri ancora ironizzano sul fatto di avere ginocchia e caviglie deboli e molti nel giro di poco diventano esperti di tutti i rimedi per i piccoli acciacchi dopo una sessione di corsa.
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Per molti trentenni, che ancora più della generazione precedente sono impiegati prevalentemente in lavori d’ufficio, correre è diventata «un’enorme valvola di sfogo: staccare la testa dopo il lavoro e prendersi un momento per sé. È quasi come se fosse un momento terapeutico» dice Eugenio Solari, uno dei fondatori del Running Rebels, un running club amatoriale di Milano. Negli ultimi anni ne sono nati tantissimi: sono gruppi di persone che si incontrano – molto spesso hanno uno o più appuntamenti fissi settimanali – e si allenano insieme. Ne esistono per corridori di tutti i livelli, e alcuni si rivolgono a persone che vogliono preparare gare specifiche.
Diverse analisi del fenomeno pubblicate negli ultimi anni hanno descritto la corsa come una specie di «soluzione naturale» al senso di insoddisfazione che molte persone provano intorno ai trent’anni. È un po’ come se a quest’età fosse comune vivere una specie di crisi di mezza età anticipata, in cui si può sentire la necessità di condurre una vita più salutare dopo aver avuto abitudini più festaiole nel decennio dei vent’anni. Oppure perché ci si sente disallineati rispetto alle persone coetanee intorno a sé, magari perché hanno cambiato stile di vita o perché non l’hanno cambiato.
La crescente popolarità della corsa si vede anche nel numero sempre maggiore di partecipanti alle maratone, anche delle persone più giovani: secondo i dati raccolti da Sport e Finanza, quest’anno alla mezza maratona di Roma il 53 per cento delle persone iscritte aveva tra i 18 e i 34 anni. Inoltre ogni anno sempre più città organizzano eventi sportivi per attirare gli atleti amatoriali. Sono decine le città italiane che negli ultimi tre o quattro anni hanno ospitato la prima edizione di una mezza maratona o di una intera. Secondo il calendario della FIDAL, la Federazione Italiana Di Atletica Leggera, tra il 2025 e il 2026 sono aumentate di oltre il 20 per cento.
A spiegare il fenomeno c’entra sicuramente il fatto che la corsa è da sempre uno degli sport più economici e facili da cominciare. Tolto l’investimento iniziale per le scarpe, è gratis, si può fare in qualsiasi momento della giornata e praticamente ovunque. Questo non toglie che molte persone che si appassionano finiscano per spenderci molti soldi, diventando molto esperti di scarpe da corsa, orologi GPS e smartwatch che monitorino e tengano traccia di dati come distanza, andatura, frequenza cardiaca, percorso e risultati personali. Esiste tutto un filone di influencer sui social che pubblicizzano ogni tipo di accessorio che possa agevolare la corsa: cuffie sportive che resistono al sudore, gilet di tessuto tecnico con tasche e inserti, borracce morbide e fiaschette di plastica.
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Da anni del resto è diventato di moda vestirsi “Athleisure”, cioè con abiti che sono evidentemente sportivi, anche al di fuori delle occasioni e degli ambienti legati allo sport. Anche più in generale, la popolarità della corsa tra le persone di questa età è stata aiutata dal fatto che è un’attività sportiva in un momento di grande espansione, ormai a partire dal periodo della pandemia del 2020.
Ma al di là degli aspetti più materiali, la corsa è un ottimo strumento di realizzazione personale, perché consente di fissare obiettivi progressivamente più difficili, in base al proprio livello di allenamento, di disciplina e di investimento di tempo. Una realizzazione che può essere appunto sia privata sia pubblica, se si decide di partecipare a gare dilettantistiche che per molti sono anche uno strumento per mettere alla prova il proprio impegno. Quelle da 5 e da 10 km sono rivolte ai principianti, ma la più agognata è la mezza maratona, di 21,097 km. La maratona intera, di 42,195 km, è riservata a una minoranza di atlete e atleti che si sono solitamente allenati con grande costanza e per anni.
Soprattutto per una persona che comincia a correre dopo i trent’anni, «riuscire a correre per tre, quattro, cinque ore è uno sforzo veramente grande, oltre essere una grossa sfida personale: c’è chi la vive come togliersi un sassolino dalla scarpa, ma anche chi la vede come un punto di partenza» dice Solari. La corsa di resistenza del resto è uno sport in cui è possibile raggiungere risultati e grandi miglioramenti anche a un’età media superiore rispetto alla maggior parte degli altri sport.
«È un’attività sportiva che risente meno dell’invecchiamento e del decadimento fisico» dice Francesco Confalonieri, medico sportivo. «La resistenza non decade, o meglio decade molto più lentamente di altre capacità fisiche come la forza o la velocità. Più ci si allena, meglio ci si allena e più si diventa esperti nel gestire una competizione e maggiori sono le possibilità di raggiungere risultati anche in età avanzata».
Tuttavia, quando si approccia la corsa, e specialmente quando si viene da uno stile di vita piuttosto sedentario e con poca attività fisica pregressa, è importante seguire «due principi fondamentali: l’individualità e la gradualità dell’allenamento» dice Confalonieri. Significa che nonostante possa essere molto positivo correre con altre persone, bisogna evitare che la presenza di altri (fisica o virtuale, nel caso in cui si confrontino i propri risultati sulle app sportive) possa creare un senso di competitività tossica.



