La Camera ha approvato il disegno di legge che introduce l’obbligo del consenso dei genitori per fare educazione affettiva nelle scuole

Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara a novembre del 2025 (ANSA/FABIO CIMAGLIA/NPK)
Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara a novembre del 2025 (ANSA/FABIO CIMAGLIA/NPK)

Mercoledì la Camera ha approvato con 151 voti a favore, 113 contrari e 1 astenuto il cosiddetto “ddl Valditara” (dal nome del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara), un disegno di legge che introduce l’obbligo per le scuole di chiedere il consenso ai genitori per offrire a bambini e ragazzi corsi sull’educazione sessuale e affettiva nelle scuole medie e superiori. A ottobre era stata anche presa in considerazione la possibilità di vietare questi corsi alle scuole secondarie di primo grado (le vecchie scuole medie), ma la proposta non è stata inclusa nella versione finale votata oggi alla Camera. Ora il testo dovrà essere sottoposto al voto del Senato prima di diventare legge.

Negli ultimi mesi questo disegno di legge è stato al centro di molte discussioni politiche. La Lega e Fratelli d’Italia sono contrari all’educazione sessuale e affettiva a scuola, perché sostengono che sia un’occasione per diffondere la cosiddetta “ideologia gender” (una teoria infondata usata dalle destre per criticare studi, ricerche e rivendicazioni della comunità LGBTQ+). Inserire un obbligo di consenso dei genitori, secondo il ministro Valditara e altri politici della maggioranza, servirebbe a garantire loro il diritto costituzionale di decidere dell’educazione dei propri figli, dando la possibilità di opporsi ai temi, ai materiali didattici e alle persone che terrebbero questi corsi.

I partiti all’opposizione sostengono invece che l’inserimento dell’obbligo del consenso delle famiglie renderebbe ancora più inefficaci i programmi di educazione sessuale e affettiva a scuola, che sono già molto carenti in Italia. L’educazione sessuale e affettiva infatti esiste nella maggior parte dei paesi europei, ma in Italia non è mai stata inserita ufficialmente nei programmi scolastici, ed è ancora poco diffusa e strutturata: spesso si basa sul coinvolgimento di persone esperte dall’esterno per fare formazione. Il disegno di legge prevede che in futuro per coinvolgere esperti esterni servirà anche l’approvazione del collegio docenti e del consiglio di istituto.

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