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  • Lunedì 1 dicembre 2025

Per Trump la fine della guerra in Ucraina è una questione d’affari

Affari con la Russia, naturalmente: lo ricostruisce una documentata inchiesta del Wall Street Journal

Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska, il 15 agosto 2025 (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)
Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska, il 15 agosto 2025 (AP Photo/Julia Demaree Nikhinson)
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Un’inchiesta del Wall Street Journal ha documentato come i recenti sforzi dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump per arrivare alla fine della guerra in Ucraina siano animati soprattutto dalla volontà di sviluppare opportunità commerciali e accordi economici convenienti con la Russia. L’inchiesta è stata pubblicata lo scorso venerdì, e se ne sta parlando molto per il livello di dettaglio e di accesso dei giornalisti, che hanno parlato con decine di diplomatici e funzionari governativi e dei servizi di intelligence di Stati Uniti, Russia e Unione Europea.

Racconta in particolare come i negoziatori dell’amministrazione Trump e quelli del regime del presidente russo Vladimir Putin sono arrivati al piano in 28 punti per la fine della guerra in Ucraina, presentato a metà novembre: secondo l’inchiesta, l’obiettivo principale dell’accordo non era mettere fine alla guerra, ma raggiungere accordi economici che aprano la Russia agli investitori statunitensi, anche a discapito degli interessi economici europei.

Quel piano era completamente sbilanciato a favore della Russia: è stato subito molto criticato, e poi almeno in parte superato dai successivi negoziati. È stato redatto in una serie di incontri di diplomazia “alternativa” a cui partecipavano l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, un avvocato esperto di questioni immobiliari e amico di vecchia data di Trump; e Kirill Dmitriev, capo negoziatore russo e imprenditore formatosi in grandi multinazionali della finanza statunitensi. Dmitriev è anche a capo del fondo di stato russo che si occupa di attrarre investimenti dall’estero. I loro incontri, dice il Wall Street Journal, sono cominciati lo scorso febbraio e hanno di fatto sostituito i canali diplomatici ufficiali.

Vladimir Putin e l’inviato speciale di Donald Trump Steve Witkoff al Cremlino il 6 agosto 2025 (Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

In questo contesto, per l’amministrazione Trump il principale effetto di un’eventuale conclusione della guerra in Ucraina sarebbe il reinserimento della Russia nei circuiti economici mondiali. Dmitriev ha prospettato proprio le enormi opportunità garantite agli Stati Uniti e ai suoi investitori privati da buoni rapporti con il regime russo. A questo riguardo il piano originale redatto da Russia e Stati Uniti prevedeva la gestione statunitense della ricostruzione dell’Ucraina, con accesso ai circa 300 miliardi di dollari di beni russi congelati, gran parte dei quali nell’Unione Europea.

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Oltre a questo, il Wall Street Journal scrive che i campi in cui sarebbero stati fatti o almeno discussi accordi di massima erano vari: lo sfruttamento delle risorse naturali (gas e metalli rari) dell’Artico; l’accesso alle forniture di gas e petrolio russo per le aziende statunitensi, compresa la distribuzione attraverso gasdotti; la collaborazione nel campo dell’industria e delle missioni spaziali, anche con il coinvolgimento di SpaceX, l’azienda di Elon Musk.

Il quotidiano riferisce che negli ultimi mesi sono già state numerose le iniziative di imprenditori statunitensi considerati vicini all’amministrazione Trump per posizionarsi in vista di una possibile fine delle sanzioni e di un’apertura del ricco mercato russo. Tra gli altri Gentry Beach, compagno di università di Donald Trump Jr., starebbe lavorando per acquisire una quota in un progetto di estrazione di gas nell’Artico; Stephen P. Lynch, altro finanziatore della campagna elettorale di Trump, avrebbe fatto qualche investimento in vista di un possibile acquisto del gasdotto Nord Stream 2, la cui costruzione è stata completata prima dell’invasione dell’Ucraina ma che non è mai entrato in funzione; dirigenti della compagnia petrolifera ExxonMobil avrebbero avviato dialoghi preliminari con l’omologa russa Rosneft.

Aziende statunitensi potrebbero essere coinvolte anche nella riparazione del gasdotto Nord Stream 1 e nel completamento e nell’ampliamento del progetto Sakhalin, destinato invece a portare gas e petrolio verso l’est della Russia, la Cina e il Pacifico.

Steve Witkoff e Kirill Dmitriev il 25 aprile 2025 (Kristina Kormilitsyna, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Questi obiettivi sarebbero il risultato di un lungo riavvicinamento fra Stati Uniti e Russia cominciato con il ritorno alla presidenza di Trump, lo scorso gennaio. Witkoff fu invitato una prima volta in Russia a febbraio da Dmitriev, che mediò un incontro di tre ore con Putin.

Dal 2022 Dmitriev è posto sotto sanzioni dagli Stati Uniti e non potrebbe entrare nel paese, ma lo scorso aprile Witkoff chiese un permesso speciale. Dmitriev si presentò a Washington con piani multimiliardari di collaborazione economica. Da allora i contatti sono stati continui: Witkoff è stato cinque volte in Russia (e mai in Ucraina), a ottobre a Miami è stato redatto il piano per la fine della guerra in 28 punti, al termine di lunghi incontri a cui partecipava anche Jared Kushner, genero di Trump, presidente di una società di investimenti e già coinvolto in varie trattative diplomatiche e commerciali in Medio Oriente e non solo.

L’intero processo diplomatico avrebbe quindi seguito vie alternative rispetto a quelle consuete, aggirando il tradizionale apparato di sicurezza statunitense. Citando fonti diplomatiche il Wall Street Journal scrive che l’obiettivo di Putin e dei suoi negoziatori era convincere la nuova amministrazione a non considerare la Russia come una minaccia, ma come un’opportunità, creando allo stesso tempo una separazione netta fra gli Stati Uniti e i loro alleati europei.

Dopo che il piano per la fine della guerra elaborato da Witkoff e Dmitriev era diventato pubblico, il primo ministro polacco Donald Tusk aveva detto: «Sappiamo che questo non ha a che fare con la pace, ma con gli affari».

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