Come funziona un gemellaggio fra città in tempo di guerra
Di solito prevede iniziative culturali e turistiche: alle città ucraine, invece, quelle italiane ed europee hanno fornito molto molto altro
di Ginevra Falciani

A settembre del 2023 in un centro sportivo alla periferia di Milano si è giocata una partita di calcio un po’ particolare: la Nazionale italiana sindaci sfidava un gruppo di sindaci ucraini in visita. La partita, finita 4 a 4, era stata organizzata dal sindaco di Verona ed ex calciatore Damiano Tommasi per far conoscere i sindaci italiani e ucraini e promuovere possibili gemellaggi fra le loro città, in un momento in cui l’Ucraina stava cercando di stringere più accordi possibili di questo tipo.
Non è chiarissimo che parte abbia avuto la partita giocata a Milano, ma nei mesi successivi l’obiettivo che gli organizzatori si erano posti è stato raggiunto.
Dall’invasione russa dell’Ucraina a oggi, quindi negli ultimi tre anni e mezzo, centinaia di città, province e regioni europee, fra cui decine di italiane, hanno stretto accordi di gemellaggio con altrettante città ucraine, nati principalmente da un sentimento di solidarietà e vicinanza alla popolazione civile. Di solito gli enti locali hanno scarsissimo potere decisionale nelle scelte di politica estera: lo strumento dei gemellaggi è servito sia a prendere una posizione politica netta, sia più concretamente a portare aiuti in posti che ne avevano un bisogno enorme.
Nei primi mesi di guerra i gemellaggi fra città europee e ucraine sono stati degli importanti canali per l’invio di aiuti umanitari e per la ricostruzione delle città più colpite dai bombardamenti. Con il tempo si sono evoluti, adattandosi alla situazione e diventando in vari casi delle collaborazioni più solide e durature.
Alcuni accordi sono stati stretti in modo spontaneo e attraverso un contatto diretto fra le città, mentre altri sono stati mediati da alcune associazioni o iniziative. Sono inoltre incoraggiati dall’Unione Europea stessa, in particolare dal Comitato europeo delle regioni, un organo consultivo che riunisce i rappresentanti eletti a livello locale e regionale. Dal 2024 inoltre è possibile utilizzare fondi europei per stipulare gemellaggi con enti locali ucraini anche attraverso il programma CERV (Cittadini, Uguaglianza, Diritti e Valori), creato dalla Commissione Europea.
Un gemellaggio è un riconoscimento formale con cui due o più enti locali si impegnano a collaborare in diversi ambiti, soprattutto culturali, economici e turistici. Questi accordi non implicano nessun obbligo o vincolo, quindi possono restare simbolici e inattivi, oppure possono essere seguiti da progetti che le città gemellate organizzano e finanziano, come viaggi di studio per studenti, eventi culturali, festival, concerti o riunioni di esperti che si scambiano conoscenze su problemi condivisi.

Un edificio residenziale distrutto da un bombardamento russo a Odessa, a luglio del 2025 (AP Photo/Michael Shtekel)
– Leggi anche: Che succede concretamente quando una città è gemellata con un’altra
I gemellaggi stipulati dopo l’inizio della guerra in Ucraina ovviamente hanno funzionato in un modo un po’ diverso da quelli ordinari: attraverso un mix di finanziamenti pubblici e privati, in un primo momento sono serviti principalmente a ricostruire alcuni edifici, finanziare ospedali e programmi di prima necessità per la popolazione colpita dalle bombe russe. «È difficile spiegare l’importanza della prima volta che qualcuno ti chiama e ti chiede: “Cosa posso fare per aiutarti?”», racconta Ostap Protsyk, collaboratore del sindaco di Leopoli, parlando dei sindaci e politici europei che l’hanno contattato nelle prime settimane dopo l’invasione russa.
Nella città di Bucha, fra le più colpite nella prima fase della guerra, il gemellaggio stipulato nella primavera del 2022 con la città di Bergamo dall’amministrazione dell’allora sindaco Giorgio Gori ha portato, fra le altre cose, alla ricostruzione di alcuni asili e alla creazione dei cosiddetti heating points, luoghi riscaldati da piccoli caloriferi alimentati da generatori autonomi in cui le persone potevano rifugiarsi durante l’inverno.
Bergamo non è stata l’unica città italiana a mobilitarsi e a stringere accordi di gemellaggio: Bari ne ha conclusi ben quattro, e negli ultimi anni i gemellaggi sono stati decisi anche da città di varie dimensioni come Reggio Emilia, Crema, Buccinasco.
Sempre a Bucha, altri fondi hanno permesso la creazione di programmi di sostegno psicologico per le famiglie e i bambini sopravvissuti all’esteso massacro di civili compiuto dall’esercito russo ad aprile di quell’anno, che aveva reso la città un simbolo della brutalità con cui la Russia stava conducendo la sua invasione. Questi progetti sono stati gestiti da CESVI, un’organizzazione umanitaria di Bergamo che fu tra le prime ong italiane a lavorare in Ucraina dopo l’invasione.
Attraverso un altro gemellaggio stipulato all’inizio del 2023 il governo regionale di Brema, in Germania, ha fornito alla regione di Odessa delle incubatrici per bambini nati prematuri, ha sostituito tutte le finestre del Politecnico di Odessa distrutte dai bombardamenti e ha raccolto fondi per finanziare, fra le altre cose, i turni di un medico che si occupasse della popolazione che viveva nelle zone rurali della regione.
L’Unbroken Center di Leopoli, uno dei più importanti centri di riabilitazione fisica e mentale del paese per soldati e civili mutilati in guerra o catturati dai russi, è stato costruito in parte anche grazie a fondi donati da enti locali europei: fra gli altri, la città di Danzica ha donato l’equivalente di oltre 200mila euro, mentre il governo regionale delle Fiandre circa 1,5 milioni di euro.

Una sessione di riabilitazione sportiva di alcuni soldati curati dall’Unbroken Center di Leopoli (Stanislav Ivanov/Global Images Ukraine via Getty Images)
Quest’ultima donazione è stata approvata grazie all’impegno del sindaco della città di Mechelen, Bart Somers, che al tempo era anche vicepresidente della regione. In questi tre anni proprio grazie a Somers il gemellaggio fra Mechelen e Leopoli si è evoluto e strutturato, fino a includere molti altri progetti e iniziative più simili a quelle che avvengono di solito in gemellaggi fra città in tempo di pace.
Tutte le auto della polizia e dei vigili del fuoco di Mechelen che un tempo venivano rottamate dopo aver raggiunto i 150mila chilometri oggi vengono donate a Leopoli; gli studenti di Leopoli trascorrono regolarmente dei periodi di studio a Mechelen; i funzionari del comune belga aiutano i loro colleghi ucraini a orientarsi nella compilazione dei complicatissimi moduli che permettono di accedere ai fondi europei.
Dall’altra parte, racconta Somers, i dipendenti di Leopoli condividono con quelli europei i protocolli di difesa e di risposta alle emergenze che hanno sviluppato in questi anni di bombardamenti, sabotaggi, campagne di disinformazione e attacchi non convenzionali compiuti dalla Russia, nel caso un giorno servissero anche alla città belga.
Il sindaco di Mechelen Bart Somers (a sinistra), il 19 luglio 2023, il giorno della firma dell’accordo di gemellaggio con la città di Leopoli.
I soggiorni di studenti ucraini nelle città europee gemellate e la collaborazione e lo scambio di conoscenze fra funzionari locali sono diventate delle attività piuttosto diffuse in questi contesti, e incoraggiate dal gruppo di lavoro per l’Ucraina del Comitato europeo delle regioni, che nel 2024 ha pubblicato una specie di manuale per le città che vogliono stringere gemellaggi con l’Ucraina.
Per Aleksandra Dulkiewicz, sindaca di Danzica, queste collaborazioni nel lungo termine possono contribuire ad avvicinare l’Ucraina e le sue istituzioni locali alle pratiche europee, facilitando il suo eventuale ingresso nell’Unione. Dulkiewicz ricorda che accadde una cosa molto simile alla Polonia negli anni fra la caduta del comunismo e l’entrata del paese nell’Unione, avvenuta nel 2004, quando molti paesi europei avviarono programmi simili. Per questo secondo lei «noi polacchi abbiamo una sorta di debito da ripagare».



