Il ritorno di una delle band più rumorose di sempre

Dopo anni i My Bloody Valentine hanno suonato una serie di concerti tra Irlanda e Regno Unito, al solito volume impressionante

I My Bloody Valentine in concerto a Dublino, 22 novembre 2025
(Isaac Watson)
I My Bloody Valentine in concerto a Dublino, 22 novembre 2025 (Isaac Watson)
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La band anglo-irlandese dei My Bloody Valentine è famosa per aver fondato il genere dello shoegaze, per aver registrato uno dei dischi più importanti del rock degli anni Novanta e per avere fatto alcuni dei concerti più rumorosi di sempre, raggiungendo volumi che si dice abbiano rovinato l’udito di moltissime persone che li videro dal vivo, quando le cautele sanitarie per questo genere di cose erano poche.

A sette anni dall’ultima volta, negli scorsi giorni hanno tenuto una serie di concerti tra Irlanda e Regno Unito, in un ritorno molto atteso dai fan e dalla stampa specializzata. Pur non spingendosi ai livelli estremi di trent’anni fa i concerti hanno raggiunto volumi notevoli.

A Dublino, Manchester, Londra (stasera si esibiscono a Glasgow) i My Bloody Valentine hanno suonato davanti a migliaia di persone in un tour nei palazzetti in cui hanno proposto la maggior parte dei classici di Loveless, il loro disco del 1991 che è considerato uno dei più influenti della storia del rock alternativo, e le altre canzoni più amate del loro repertorio. Ma soprattutto i concerti hanno incluso la famosa sezione di violento frastuono prodotto dalle chitarre distorte del leader della band Kevin Shields e della chitarrista e cantante Bilinda Butcher, e dal basso di Debbie Googe.

I My Bloody Valentine in concerto a Dublino, 22 novembre 2025 (Isaac Watson)

Da sempre, infatti, i My Bloody Valentine chiudono le loro esibizioni con una versione estesa della canzone “You Made Me Realise” in cui i membri della band producono un “muro di suono” raggiungendo picchi di 130 decibel, che sono molti di più di quelli di un concerto normale, che in teoria non dovrebbe superare di molto i 100 dB. E i decibel sono un’unità di misura logaritmica, quindi bastano 3 dB in più per raddoppiare l’intensità sonora.

Ai concerti di questo tour la sezione di rumore di “You Made Me Realise” è stata sempre fortissima, anche se si è tenuta lontana dai picchi degli anni Novanta. Ai concerti praticamente tutte le persone indossavano dei tappi per le orecchie, distribuiti gratuitamente all’ingresso o portati previdentemente da casa. Sull’effetto traumatico e “catartico” di questo momento, e in generale dei loro concerti, i My Bloody Valentine hanno costruito buona parte del loro status di band di culto.

Ma in generale le sperimentazioni di My Bloody Valentine sui suoni e sul rumore furono tra le più celebri e importanti del rock alternativo degli anni Novanta. Shields aveva un’attenzione maniacale per le sue chitarre, accordate in modi insoliti per sfruttare in modi diversi le vibrazioni delle corde suonate a vuoto, e trasformate da varie stratificazioni di effetti e distorsioni. Il senso della ricerca della band e in particolare di Shields stava proprio nel contrasto tra la complessità e la ricchezza di dettagli delle parti di chitarra e il fatto che fossero suonate a un volume tale da renderle respingenti ed estreme.

Sono famose le modalità con cui la band registrò Loveless: impiegandoci due anni e mezzo invece di pochi giorni come inizialmente previsto, modificando innumerevoli volte amplificatori ed effetti, facendo impazzire gli ingegneri del suono e procedendo a ritmi lentissimi, anche a causa delle grandi quantità di marijuana fumate durante le sessioni. Secondo le stime della rivista Melody Maker registrare Loveless costò circa 250mila sterline, una cifra che secondo alcune versioni fece fallire la storica etichetta indipendente Creation Records, che poi fu in effetti comprata da Sony.

Kevin Shields durante il concerto di Dublino, 22 novembre 2025 (Isaac Watson)

Alla fine Loveless uscì e vendette poco, ma il disco diventò il più importante nella storia dello shoegaze, il genere musicale che i My Bloody Valentine avevano contribuito a inventare assieme a band come gli Slowdive, i Ride, i Jesus and Mary Chain e in precedenza i Cocteau Twins. Caratterizzato dalle avvolgenti chitarre distorte e dalle melodie sognanti e delicate delle voci, lo shoegaze emerse a metà tra il rock indipendente, il post-punk e la psichedelia, e contribuì a influenzare molte band degli anni Novanta e Duemila. In questi anni è in corso peraltro un revival, animato da nuove band popolari soprattutto nella generazione Z.

Loveless, che era uscito tre anni dopo il disco d’esordio Isn’t Anything, fu l’ultimo album dei My Bloody Valentine per moltissimo tempo. Shields perse l’ispirazione e la band si sciolse nel 1995. La bassista Debbie Googe per un po’ fece addirittura la tassista. Dopo essersi isolato per un po’, Shields suonò coi Primal Scream e poi compose tra le altre cose la colonna sonora di Lost in Translation. Verso la fine degli anni Duemila i My Bloody Valentine si riunirono una prima volta, suonando in vari festival dove furono accolti come leggende della musica indipendente, e nel 2013 pubblicarono il loro terzo disco, m b v, che non deluse i fan e la critica.

Dopo il tour per promuoverlo rimasero fermi alcuni anni, poi tornarono a suonare nel 2018, anno dal quale non si erano più fatti vivi fino ai concerti di questa settimana. Per ora non si sa di eventuali loro intenzioni di pubblicare musica nuova, anche se da sempre si dice che Shields abbia ore e ore di materiale registrato inedito. La prossima estate hanno in programma un concerto al festival Primavera Sound di Barcellona, dove sono stati annunciati tra gli artisti principali.