In Nuova Zelanda una donna che uccise i due figli e li nascose in due valigie è stata condannata ad almeno 17 anni di carcere

Hakyung Lee dopo il suo arresto in Corea del Sud nel 2022 (Bae Byung-soo/Newsis via AP)
Hakyung Lee dopo il suo arresto in Corea del Sud nel 2022 (Bae Byung-soo/Newsis via AP)

Uno dei casi di cronaca più seguiti della Nuova Zelanda si è concluso con la condanna al carcere a vita per Hakyung Lee, una donna accusata di aver ucciso i due figli e averne nascosto i corpi in altrettante valigie. Gli omicidi erano poi stati scoperti perché le valigie erano state vendute a un’asta dei materiali abbandonati in un magazzino, nel 2022. In Nuova Zelanda (ma anche in molti altri paesi) il carcere a vita è un tipo di pena diverso dall’ergastolo in Italia: il giudice ha stabilito che Lee dovrà passare almeno 17 anni in carcere, e dopo potrà richiedere misure alternative, come la libertà vigilata. Solitamente, quando queste vengono concesse, i condannati vi rimangono sottoposti per il resto della loro vita.

Lee uccise i due figli Yuna Jo e Minu Jo (rispettivamente di 8 e 6 anni) nel 2018, dopo la morte del marito e padre dei bambini Ian Jo nel 2017. I suoi avvocati hanno detto che aveva provato a uccidersi assieme ai bambini somministrando a tutti e tre dei farmaci antidepressivi, ma sbagliò la propria dose ed era sopravvissuta. Poco dopo il ritrovamento dei due bambini venne arrestata in Corea del Sud, suo paese natale, dove era tornata dopo gli omicidi. Durante il processo è stato stabilito che Lee soffriva di depressione a causa della morte del marito e il giudice ha detto che la sua salute mentale ha influenzato le sue azioni, ma non le ha riconosciuto l’infermità mentale, come invece richiesto dagli avvocati difensori.