La procura di Milano ha chiesto un anno e otto mesi di carcere per Chiara Ferragni, nel processo sul caso dei pandori e delle uova di Pasqua

La procura di Milano ha chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni nel processo sui pandori Balocco e sulle uova di Pasqua Dolci Preziosi, in cui è imputata insieme ad altre due persone per truffa aggravata. Secondo l’accusa tra il 2021 e il 2022 Ferragni avrebbe realizzato campagne promozionali ingannevoli sulla devoluzione in beneficenza di una parte del denaro ricavato dalla vendita dei prodotti. La procura ha chiesto la stessa condanna anche per Fabio Damato, ex collaboratore di Ferragni, e un anno per Francesco Cannillo, presidente del gruppo a cui fa capo Dolci Preziosi. Era accusata con loro anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata dell’omonima azienda, che però è morta ad agosto.
Il processo non è ancora concluso, e si svolge con rito abbreviato: significa che gli imputati hanno rinunciato alla fase del dibattimento, e in caso di condanna la pena viene loro ridotta di un terzo. Nella prossima udienza, fissata per il 5 dicembre, parlerà la difesa di Ferragni, poi il tribunale di Milano prenderà la sua decisione. In aula Ferragni ha voluto intervenire in modo spontaneo e ha detto di aver fatto in buona fede tutto quello che ha fatto. Considerato il reato per cui era imputata la pena richiesta non è particolarmente alta: la truffa aggravata prevede da 1 a 5 anni di carcere.
L’accusa sostiene che la campagna promozionale avrebbe fatto credere che la vendita di ciascun pandoro contribuisse a una donazione di beneficenza, quando in realtà l’ammontare della donazione era già stato determinato in precedenza da Balocco, a prescindere dalle vendite. Ferragni e Balocco erano stati già multati dall’Antitrust per 1,4 milioni di euro. Per le stesse ragioni l’Antitrust aveva avviato anche un’istruttoria per la promozione delle uova di Pasqua di Dolci Preziosi, che in quel caso si era chiusa con una donazione in beneficenza da parte di Ferragni e dell’azienda di 1,3 milioni di euro. Per la procura Ferragni avrebbe ottenuto un profitto ingiusto di circa 2,2 milioni di euro.


