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  • Martedì 25 novembre 2025

Ora in Italia c’è il reato di femminicidio

La Camera ha approvato con una maggioranza trasversale un disegno di legge che lo introduce

Una manifestazione contro la violenza sulle donne, il 23 novembre 2024 a Roma (ANSA/FABIO CIMAGLIA)
Una manifestazione contro la violenza sulle donne, il 23 novembre 2024 a Roma (ANSA/FABIO CIMAGLIA)
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Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Camera dei deputati ha approvato con una maggioranza trasversale il disegno di legge voluto dal governo che introduce nel codice penale il reato di femminicidio, punito con l’ergastolo. Il Senato lo aveva approvato a luglio, e ora quindi la legge entrerà in vigore (dopo la firma del presidente della Repubblica e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale).

Nello specifico, il disegno di legge introduce un nuovo articolo nel codice penale, il 577 bis, che prevede di punire con l’ergastolo chiunque uccida una donna come atto di odio, discriminazione, prevaricazione, di controllo verso di lei, per limitarne la libertà o in relazione al suo rifiuto di instaurare o mantenere un rapporto affettivo. La legge italiana prevede già un’aggravante specifica per la maggior parte delle uccisioni che possono essere definite femminicidi, ma non un reato a sé.

Il testo approvato era stato annunciato lo scorso 8 marzo, giornata internazionale delle donne, e aveva suscitato da subito un ampio dibattito fra giuristi, magistrati, avvocati, associazioni, reti che si occupano di contrasto alla violenza maschile contro le donne e movimenti femministi.

Chi si è detto contrario ha principalmente due motivazioni: non lo ritiene necessario e pensa che non sia efficace. Una delle critiche principali fatte dagli esperti è che una specifica fattispecie di reato non garantisce una diminuzione effettiva di femminicidi in Italia: rischia cioè di avere un valore più che altro simbolico e di delegare al diritto penale (e quindi, in sostanza, alla sola repressione) problemi legati a fenomeni sociali complessi.

Secondo diversi esperti sarebbe quindi più efficace se venisse promossa una politica di prevenzione che ragioni sull’insieme delle pratiche sociali, politiche, pubbliche e istituzionali che di fatto giustificano o favoriscono la violenza maschile sulle donne. La prevenzione richiede però investimenti, e quindi i soldi che il governo dovrebbe trovare e stanziare. Inoltre, alcuni casi di violenza sulle donne che non vengono puniti dalle norme attuali non lo saranno neanche con le modifiche introdotte dalla nuova legge.

Chi sostiene la legge, invece, crede che il reato di femminicidio renderà più semplice il lavoro degli enti pubblici che devono contrastarlo, e aiuterà ad accrescere la consapevolezza collettiva sul problema per superare i fattori sociali, culturali e istituzionali che ancora giustificano o favoriscono la violenza maschile.

Meloni si è detta soddisfatta dell’approvazione e ha parlato di «coesione politica». Oggi però questa coesione tra maggioranza e opposizione non c’è stata sull’approvazione di un’altra proposta di legge, che servirebbe a introdurre il concetto di consenso nei casi di violenza sessuale. Una decina di giorni fa Meloni e la segretaria del PD Elly Schlein avevano trovato un accordo su questo, ma martedì la coalizione di destra in commissione Giustizia al Senato ha deciso di rinviare la discussione del testo.

– Leggi anche: Ha senso inserire il reato di femminicidio nel codice penale?