Ornella Vanoni in questo millennio

Dopo una carriera di successi, negli ultimi anni si era fatta apprezzare anche per il suo modo di porsi in tv e per le collaborazioni con molti musicisti di oggi

Ornella Vanoni seduta alla poltrona, ospite del programma
Ornella Vanoni ospite a Che Tempo Che Fa, a Milano, il 9 febbraio 2025 (Stefania D’Alessandro/Getty Images)
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Ornella Vanoni, che è morta venerdì a Milano a 91 anni, è stata una delle cantanti italiane più famose di sempre. Lo era diventata per il successo di canzoni come “Senza fine”, “Io ti darò di più”, “La musica è finita” e “Una ragione di più”, uscite negli anni Sessanta, e per le sue numerose partecipazioni a Sanremo e collaborazioni con altri musicisti, anche di fama internazionale. Era però apprezzata e amata anche da un pubblico relativamente giovane e piuttosto eterogeneo, che l’aveva conosciuta negli ultimi anni e non soltanto per la sua musica.

La stima enorme che nutrivano per lei artisti di diverse generazioni e di vari generi musicali l’aveva portata fin dagli anni Duemila e ancora in tempi recenti a cantare con molti di loro, anche parecchio più giovani di lei. A favorire questo tipo di collaborazioni, a parte la stima reciproca, erano state anche e soprattutto la capacità di Vanoni di non prendersi troppo sul serio, la sua voglia di fare cose nuove e la sua sostanziale inadattabilità al ruolo cristallizzato della grande e venerata artista d’altri tempi, raramente rifiutato da altri della sua generazione.

Era diventato abbastanza normale leggere il suo nome tra i featuring di musicisti e cantanti con un seguito molto diverso dal suo, famosi anche loro, ma ciascuno nella propria nicchia e in un contesto profondamente cambiato rispetto ai tempi in cui una popolarità trasversale come quella di Vanoni era possibile. Negli anni Dieci del Duemila l’interessamento del pubblico più giovane era stato stimolato, tra le altre cose, dalle sue partecipazioni occasionali a talent show e altri programmi televisivi, mentre in tour nei teatri di mezza Italia lei continuava comunque a fare quello che aveva sempre fatto e che le riusciva meglio.

La sua popolarità era ulteriormente cresciuta dopo la partecipazione al festival di Sanremo nel 2018, dove mancava dal 1999: insieme ai cantautori Bungaro e Pacifico aveva portato la canzone “Imparare ad amarsi”, arrivata quinta. E l’attitudine a duettare, più o meno una costante di tutta la sua carriera, l’aveva poi portata ad accettare successive collaborazioni anche con cantautrici e cantautori che per età avrebbero potuto esserle nipoti.

Una delle ultime canzoni pubblicate da Vanoni, per esempio, era un suo successo degli anni Settanta, “Ti voglio”, ricantata con Elodie e Ditonellapiaga nel 2024. Un’altra era “Sant’allegria”, uscita in origine in un suo disco del 1997 e ricantata con Mahmood. Erano circolate parecchio insieme ad altri remix di sue canzoni contenute nel disco del 2024 Diverse, in cui aveva collaborato con altri giovani artisti, dj e produttori musicali, tra cui okgiorgio.

Prima ancora, nel 2021, era girata moltissimo sulle radio “Toy Boy”, una canzone scritta e cantata con il duo Colapesce Dimartino, e di cui era uscito anche un videoclip diretto da Luca Guadagnino. Forse è l’esempio più chiaro e famoso dell’autoironia per cui Vanoni si era fatta apprezzare negli ultimi anni della sua vita.

Quel tormentone estivo era poi finito in un’edizione speciale dell’ultimo disco di inediti di Vanoni, Unica, uscito nel 2021 e prodotto e arrangiato da Mauro Pagani e Fabio Ilacqua. Era fatto di canzoni scritte o cantate con Francesco Gabbani, Giuliano Sangiorgi e Carmen Consoli, tra gli altri. Ma ce n’era pure una cantata con la comica e attrice Virginia Raffaele, molto brava a imitarla, per dire dell’inclinazione di Vanoni a tirare dentro i suoi progetti artisti di vario genere e di partecipare lei stessa anche a progetti non musicali, tra cui i film di Alessandro Genovesi Ma che bella sorpresa del 2015 e 7 donne e un mistero del 2021.

Ma la personalità, la schiettezza e l’umorismo di Vanoni erano emerse soprattutto in televisione, dove da anni finiva spesso come ospite nei programmi, perlopiù a Che Tempo Che Fa, condotto da Fabio Fazio. E funzionava parecchio pure lì, con un modo di porsi tutto suo: quando lei diceva sul serio gli altri ridevano, quando gli altri diventavano seri lei ci scherzava sopra.

In generale, parlava molto apertamente delle sue esperienze: delle canne che si faceva abitualmente, per esempio. Ed era molto diretta in ogni sua interazione, anche sul palco, come quando disturbata dalle luci che le impedivano di leggere i testi disse ai tecnici: «non si vede un cazzo, scusate».

Nelle interviste in televisione la morte era un argomento ricorrente, ma lo erano anche il sesso, le sostanze, la politica: tutti temi su cui veniva interpellata spesso, anche perché chi le rivolgeva le domande aveva la certezza di ottenere risposte non banali e mai compiacenti. Era in definitiva ciò che la rendeva un personaggio divertente, apprezzato e abbastanza eccezionale nel contesto della televisione italiana: la sua capacità di improvvisare, di rendere il fuori programma parte del programma.