Il Comitato internazionale della Croce Rossa ridurrà i suoi dipendenti del 15 per cento per mancanza di fondi

Venerdì il Comitato internazionale della Croce Rossa, la più importante associazione di protezione e assistenza per le persone in tempo di guerra, ha annunciato che nel 2026 ridurrà il suo bilancio del 17 per cento ed eliminerà quasi 3mila posti di lavoro, ossia circa il 15 per cento dei suoi dipendenti. Circa un terzo di questa riduzione avverrà attraverso dimissioni volontarie e non assumendo nuove persone in posizioni vacanti. Il Comitato cercherà di mantenere e non ridurre il numero di persone che lavorano sul campo.
In un comunicato il Comitato ha spiegato che i tagli sono resi necessari da una diminuzione dei fondi a disposizione: molti paesi negli ultimi anni hanno diminuito progressivamente le donazioni destinate agli aiuti umanitari, dirigendo quei fondi verso programmi di riarmo. Il principale donatore del Comitato della Croce Rossa è il governo degli Stati Uniti, che nell’ultimo anno, da quando Trump è tornato presidente, ha drasticamente diminuito il suo impegno internazionale in questo campo.
Il Comitato fu fondato nel 1863 e si distingue dalle altre organizzazioni perché è l’unica a cui le Convenzioni di Ginevra danno esplicitamente il compito di monitorare il rispetto del diritto umanitario internazionale, ossia le regole che valgono in tempo di guerra, a partire da quelle sul trattamento dei civili e dei prigionieri di guerra. Negli ultimi dieci anni il CICR è stata l’unica organizzazione internazionale a poter visitare, seppure con molte limitazioni, alcune prigioni del dittatore Bashar al Assad durante la guerra civile in Siria, durata dal 2011 al 2024. Fu l’unica a rimanere attiva durante tutto il genocidio in Ruanda del 1994 e da anni è anche una delle pochissime a poter visitare regolarmente i detenuti a Guantánamo. Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, più di due anni fa, è rimasto operativo in zone inaccessibili a quasi tutte le altre organizzazioni umanitarie e devastate da attacchi e bombardamenti israeliani. Tra le altre cose ha gestito le delicate operazioni di scambio tra prigionieri palestinesi e ostaggi israeliani, comprese quelle che sono avvenute nelle scorse settimane, dopo l’inizio del cessate il fuoco.
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