Il piano del Regno Unito per vietare il bagarinaggio

Intende rendere illegale la rivendita dei biglietti a prezzi maggiorati e multare le aziende che lo permettono

Dua Lipa durante un concerto allo stadio di Wembley, a Londra, a luglio del 2025 (Samir Hussein/Getty Images for Dua Lipa)
Dua Lipa durante un concerto allo stadio di Wembley, a Londra, a luglio del 2025 (Samir Hussein/Getty Images for Dua Lipa)
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Mercoledì il governo del Regno Unito ha annunciato ufficialmente un piano per vietare il bagarinaggio, ossia la pratica della rivendita illegale di biglietti a prezzi molto maggiorati. Il piano, che non è ancora approvato, rende illegale rivendere i biglietti per eventi dal vivo (come concerti, ma anche eventi sportivi e spettacoli teatrali) a un prezzo superiore a quello originale e mette un limite anche alle spese di servizio addebitate dalle piattaforme che permettono queste rivendite. Vieta anche a una persona di vendere più biglietti di quanti ne poteva originariamente comprare sui siti ufficiali e impone alle piattaforme di rivendita l’obbligo legale di monitorare questo divieto, pena una multa fino al 10 per cento del loro fatturato globale.

Il bagarinaggio è da tempo un grosso problema per le piattaforme digitali per la vendita di biglietti di concerti, come Ticketmaster, che negli anni hanno provato ad aggirarlo tra le altre cose introducendo sistemi che riconoscono i bot istruiti per acquistare biglietti in modo automatico. Esiste un po’ ovunque ma è un problema particolarmente sentito nel Regno Unito, dove da circa un anno è diventato un tema di dibattito pubblico a cui hanno partecipato anche decine di artisti molto famosi, che hanno chiesto al governo di intervenire.

Il dibattito era iniziato principalmente dopo la caotica vendita dei biglietti per il tour di reunion degli Oasis, durante la quale molti non erano riusciti a comprarli e ne avevano trovati poi su siti di rivenditori non autorizzati con prezzi dalle 700 fino alle 9mila sterline. Nei mesi successivi, lo stesso problema si era verificato con altri concerti molto attesi, fra cui recentemente quelli dei Radiohead, che non suonavano live da sette anni.

– Leggi anche: La caotica vendita dei biglietti degli Oasis

Il piano del governo non prevede però di rendere illegale il dynamic pricing, ossia l’impiego da parte di piattaforme come Ticketmaster di un algoritmo che calibra i prezzi dei biglietti sulla base della richiesta, e quindi di quanto un numero anche ristretto di persone sarebbe disposto a pagarli: in pratica, li aumenta anche di diverse decine o centinaia di sterline quando la domanda è molto alta, contando sul fatto che le persone che hanno pochi secondi per completare l’acquisto prima che i biglietti finiscano decidano comunque di comprarli. È un altro aspetto della vendita dei biglietti per gli eventi dal vivo molto criticato e di cui si è parlato molto nel Regno Unito nell’ultimo anno di nuovo a partire dalla vendita dei biglietti dei concerti degli Oasis.

Nel suo comunicato, il governo ha detto che il dynamic pricing resterà legale, ma ha aggiunto di aver fatto un accordo con la Society of Ticket Agents and Retailers, che rappresenta le piattaforme di vendita dei biglietti, per rendere più trasparente questo processo: l’accordo include l’obbligo per le piattaforme di comunicare con almeno 24 ore di anticipo il prezzo dei biglietti e di fornire alle persone delle informazioni sui prezzi anche mentre si trovano nella “fila virtuale”. Dovranno poi essere eliminate le etichette che il governo ha definito «ingannevoli», come “Platinum” o “In demand”, di cui molti si erano lamentati durante la vendita dei biglietti degli Oasis.