In Messico migliaia di persone hanno protestato per chiedere più sicurezza: ci sono stati scontri e una ventina di arresti

In varie città del Messico, e soprattutto nella capitale, Città del Messico, migliaia di persone, soprattutto giovani, hanno protestato accusando il governo di non fare abbastanza per limitare la violenza dei gruppi di narcotrafficanti nel paese. A provocare le proteste è stato soprattutto l’omicidio, a inizio novembre, di Carlos Alberto Manzo Rodríguez, un sindaco dello stato di Michoacán che si era molto impegnato nel contrasto ai cartelli del narcotraffico, molto forti in quella zona: Manzo Rodríguez aveva ripetutamente chiesto al governo federale di aiutare di più le amministrazioni locali a contrastarli e viveva sotto scorta dal 2024. È stato ucciso con tre colpi di pistola durante un evento per il Dìa de los muertos, la festa per il giorno dei morti.
Le proteste di sabato sono state soprattutto (ma non solo) a Città del Messico: ci sono stati scontri e un centinaio di agenti delle forze dell’ordine sono stati feriti, alcuni dei quali ricoverati in ospedale. Sono rimasti feriti anche una ventina di manifestanti. Le autorità locali hanno detto che almeno 20 persone sono state arrestate. Le proteste erano rivolte soprattutto contro la presidente Claudia Sheinbaum, che pur mantenendo un buon livello di consenso viene contestata e accusata di non garantire sufficiente sicurezza. Sotto Sheinbaum gli omicidi e gli altri reati violenti sono calati, ma avvengono ancora delitti eclatanti come quello contro Manzo Rodríguez.
Tra i manifestanti ce n’erano alcuni che esibivano striscioni con su scritto Gen Z (la “generazione Z”, che comprende i nati fra il 1997 e il 2012): è una categoria di persone che sta portando avanti proteste in vari paesi, rivendicando la propria appartenenza generazionale come leva per chiedere cambiamenti sociali e politici.


