La nuova serie del creatore di “Breaking Bad” è tutta un’altra cosa
“Pluribus” non si regge su antieroi e grandi archi drammatici, bensì su uno spunto di fantascienza molto intrigante

«Uno spettatore che guardasse la prima ora della prima puntata di Pluribus non si farebbe l’idea giusta riguardo a cosa sia questa serie» ha spiegato Vince Gilligan, il creatore della serie e regista di diversi episodi, intervistato nel podcast The Watch. Gilligan è noto per essere stato il creatore e lo sceneggiatore principale di Breaking Bad e della sua serie prequel, Better Call Saul, cosa che lo rende uno dei più importanti sceneggiatori televisivi di sempre. Pluribus, iniziata la settimana scorsa su Apple TV, è la sua nuova serie, la prima dopo quelle due molto famose, ed è tutta un’altra cosa: una serie di fantascienza.
La trama ufficiale diffusa da Apple è brevissima: “La persona più infelice della Terra deve salvare il mondo dalla felicità”. La storia ha al centro una donna rimasta tra le dodici persone al mondo a non essere state contaminate da una sequenza di RNA che l’umanità ha ricevuto come un segnale dallo spazio. Il contagio ha portato tutte le persone a condividere la medesima mente: ogni individuo, in ogni punto del mondo, è legato agli altri e sa tutto ciò che sanno gli altri, anche in tempo reale. Parlano quindi come un’unica entità. A differenza di quanto accade di solito nelle storie di fantascienza come questa, la popolazione terrestre è diventata serena, felice e piena di buone intenzioni. Regnano pace e armonia e le dodici persone naturalmente immuni al contagio vengono coccolate dagli altri. La protagonista è l’unica a rifiutare la situazione e a cercare un modo per riportare tutto come era prima.
Le uniche cose che collegano questa serie con le precedenti di Gilligan sono la protagonista Rhea Seehorn (già vista in Better Call Saul), il fatto che è ambientata ad Albuquerque come le altre due e una serie di soluzioni di scrittura tipiche di Gilligan. Per fare un esempio spesso gli episodi iniziano con scene che non prevedono dialoghi, alle volte esterne a quello che sarà il grosso dell’azione di quella puntata, che ne impostano il tono oppure ne anticipano le vicende.
Fino a prima della messa online del primo episodio Apple era riuscita a mantenere il segreto su Pluribus: i pochi materiali promozionali come il trailer non andavano più in là nella spiegazione di quella striminzita frase di descrizione ufficiale. Molte serie moderne si fondano sul lento svelamento di un mistero, ma Pluribus ha un modo particolare di far procedere il racconto: non si regge sull’azione, sui sentimenti o sugli intrighi che stimolano gli spettatori a voler vedere l’episodio successivo, la sua attrattiva sta tutta nel grande mistero dello spunto e nei piccoli indizi che vengono disseminati di puntata in puntata.
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La segretezza è stata una richiesta esplicita di Gilligan ad Apple e al suo marketing, dopo che la piattaforma si era aggiudicata la possibilità di produrre e distribuire la serie in un’asta al rialzo con altri canali e piattaforme. Secondo chi è vicino a quegli ambienti, è stata cruciale la disponibilità di Apple a dare a Gilligan sia totale fiducia sul risultato finale, sia molto tempo per svilupparla. E ovviamente i soldi: Pluribus è una serie molto costosa, radicalmente più costosa delle precedenti di Gilligan. Breaking Bad, negli anni Duemila, costava 3 milioni di dollari a episodio; le puntate di Pluribus costano in media 15 milioni l’una. Ci sono scene girate in giro per il mondo (per esempio nelle Isole Canarie, nel nord della Spagna, in un hotel di ghiaccio norvegese e sulle colline di Tangeri, in Marocco), ci sono molti attori e attrici coinvolti e le location cambiano di continuo.
Nonostante sembri un cambiamento radicale è questo il tipo di produzione che Gilligan aveva sempre pensato che avrebbe fatto. Si è infatti più volte detto stupito di essere diventato noto per storie criminali, noir e centrate su persone ordinarie in situazioni straordinarie, perché si aspettava tutt’altro dalla sua carriera. È sempre stato un appassionato di fantascienza e il primo grande lavoro che ottenne fu come uno dei principali sceneggiatori della serie X-Files, di cui scrisse una trentina di episodi tra il 1995 e il 2002. Proprio questo tipo di esperienza su storie che incrociano il fantastico con la fantascienza e il paradossale è alla base di Pluribus, il cui spunto sembra uno di quelli da cui partivano gli episodi di Ai confini della realtà, una serie TV molto influente degli anni ’60.
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Lo stesso Gilligan ha raccontato che l’idea di questa serie gli venne dieci anni fa, durante le sessioni di scrittura di Better Call Saul. La sua routine prevedeva una lunga pausa pranzo con passeggiata lungo il lago Toluca, a Los Angeles. In una di quelle pause gli era venuta in mente l’immagine di una persona (all’epoca un uomo) in un mondo in cui tutti sono felici e gentili con lui, al punto da essere pronti a morire per lui. Non aveva ancora concepito il resto, ma il nucleo di questa idea era sufficiente a scatenare in lui la curiosità e la voglia di approfondire la situazione ed espanderne le implicazioni.
Il nucleo di Pluribus (il cui titolo è arrivato alla fine del processo produttivo) è stato quindi sviluppato durante le sei stagioni di Better Call Saul, venendone influenzato anche parecchio. È stato vedendo recitare Rhea Seehorn in quella serie che Gilligan decise di cambiare il sesso del protagonista.
In molti hanno notato come lo svolgimento di Pluribus, almeno nelle prime puntate, ricordi un famosissimo film di fantascienza degli anni ’50: L’invasione degli ultracorpi. In quel film gli alieni invadono la Terra sostituendosi alle persone una a una, ma potendo copiare tutto tranne i sentimenti sembrano zombie freddi e distaccati. In Pluribus c’è un contagio e non un’invasione aliena, ma la dinamica di trasformazione della realtà è simile, come è simile il modo straniante in cui le persone si comportano con la protagonista. Tuttavia le conseguenze sono l’esatto opposto di quelle di L’invasione degli ultracorpi. Appositamente. Gilligan ha preso alcuni dei luoghi comuni più noti della fantascienza giocando con le aspettative degli spettatori per far accadere, di volta in volta, l’esatto contrario di ciò che sarebbe lecito aspettarsi.
Ed è l’opposto anche rispetto ai suoi precedenti personaggi. Gilligan non è per niente contento di quello che è successo dopo Breaking Bad, e cioè che la sua serie su un antieroe sia stata parte di un trend di serie con antieroi al punto da trasformarli, secondo lui, in modelli per gli spettatori. Anche per questo la protagonista di Pluribus cerca in tutti i modi di fare la cosa giusta, con una forma di idealismo che va contro la convenienza, e questo anche se il resto del mondo, e persino gli altri undici immuni, sembrano volere il contrario.



