Il fondo statunitense RedBird si è ritirato dall’accordo per comprare il quotidiano britannico Telegraph

Il fondo statunitense RedBird si è ritirato dall’accordo per comprare il quotidiano britannico Telegraph per 500 milioni di sterline (circa 560 milioni di euro), che aveva firmato a maggio. Il Telegraph è uno dei principali giornali britannici, molto letto e influente tra l’elettorato conservatore. Al momento i motivi che hanno portato al ritiro dell’offerta, che era stata formalmente presentata al governo britannico lo scorso mese, non sono stati resi noti.
È probabile che siano legati ai vari controlli burocratici e regolamentari imposti dal governo, per via della presenza tra gli investitori di IMI (International Media Investments), società di Abu Dhabi controllata dallo sceicco Mansour bin Zayed al-Nahyan, che è anche il vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti. Intorno a IMI sono nate molte critiche e preoccupazioni legate all’indipendenza del giornale, anche a causa del trattamento riservato ai giornalisti nel paese del Golfo. Alcune fonti vicine a RedBird hanno sostenuto che sul ritiro dell’offerta abbia influito la posizione della redazione del giornale, che aveva contestato l’acquisto con vari articoli.
Nel 2023 il Telegraph era stato comprato da una joint venture tra RedBird e IMI, ma poi era intervenuto il governo britannico, che aveva vietato gli investimenti diretti di un paese straniero nei quotidiani nazionali. Il governo successivo, quello attuale, ha poi modificato le norme, consentendo a paesi stranieri di detenere fino al 15 per cento delle quote in giornali e riviste. L’offerta attuale prevedeva proprio che IMI avesse una quota del 15 per cento. Sull’accordo c’erano state resistenze sia per i legami di IMI con il governo degli Emirati Arabi Uniti, sia per i presunti rapporti di RedBird con la Cina, che RedBird aveva sostenuto essere insignificanti.


