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  • Venerdì 14 novembre 2025

La Lombardia ha perso l’ennesimo ricorso contro la vendita di un’ex chiesa all’Associazione musulmani

Sette anni dopo la prima causa al tribunale di Bergamo, è stato confermato l'intento discriminatorio della Regione

I vecchi ospedali Riuniti, oggi dismessi, di cui faceva parte la chiesa
I vecchi ospedali Riuniti, oggi dismessi, di cui faceva parte la chiesa (ASST Papa Giovanni XXIII)
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Sette anni dopo l’inizio di un intricato procedimento giudiziario, la Corte d’Appello di Brescia ha dato ragione all’Associazione musulmani di Bergamo e torto alla Regione Lombardia, che ha più volte tentato di ostacolare la vendita dell’ex chiesa degli ospedali Riuniti proprio all’associazione. Il Riuniti è il vecchio ospedale bergamasco, dismesso nel 2012.

L’ex chiesa fu messa all’asta nel 2018 attraverso un bando di gara organizzato dall’azienda socio sanitaria Bergamo Ovest, che dipende dalla Regione. Quando si scoprì che il bando di gara era stato vinto da un’offerta da 450mila euro fatta dell’Associazione musulmani, il presidente della Regione Attilio Fontana e molti esponenti della Lega dissero che avrebbero fatto di tutto per «salvaguardare un simbolo della cristianità». La Regione sostenne di avere un diritto di prelazione – cioè che l’azienda socio sanitaria avrebbe dovuto offrire l’acquisto per prima alla Regione –, tuttavia lo fece valere solo dopo l’aggiudicazione. Da quel momento la vendita si bloccò e la Regione diede la ex chiesa in comodato d’uso gratuito alla diocesi della chiesa ortodossa rumena.

Da allora iniziò il procedimento giudiziario avviato da un primo ricorso dell’Associazione musulmani, decisa a far valere il proprio diritto sull’ex chiesa. Da anni l’associazione cerca spazi adatti per pregare: in Lombardia è molto complicato trovarli a causa di una legge regionale che ha introdotto regole molto severe per i luoghi di culto.

Fin dal primo ricorso l’Associazione musulmani sostiene che il tentativo della Regione di impedire la vendita sia discriminatorio. Anche molti giudici la pensano così. Nella sentenza della Corte d’Appello si legge che le dichiarazioni di Fontana di salvaguardare un simbolo della cristianità, mai smentite, dimostrano l’intento discriminatorio. Dopo essere stato accolto in primo grado e respinto una prima volta in appello, il ricorso dell’associazione è finito in Cassazione, che ha disposto il rinvio alla Corte d’Appello a cui è stato chiesto un giudizio di merito. Questo giudizio è arrivato giovedì.

I giudici hanno confermato che l’acquisto dell’ex chiesa fu regolare e che non poteva essere fatto valere nessun diritto di prelazione. La Regione è stata condannata al pagamento delle spese di tutti i gradi di giudizio, circa 32mila euro, e ha fatto sapere che probabilmente presenterà un ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione.