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  • Venerdì 14 novembre 2025

La peggior squadra della Major League di baseball proverà il suo “Moneyball”

Con il personaggio di Brad Pitt non si poteva, allora ci proverà con quello di Jonah Hill

Dinger, la mascotte dei Colorado Rockies (Kyle Cooper/Colorado Rockies/Getty Images)
Dinger, la mascotte dei Colorado Rockies (Kyle Cooper/Colorado Rockies/Getty Images)
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I Colorado Rockies sono una delle peggiori squadre della Major League (MLB), il campionato nordamericano di baseball. Per provare a smettere di esserlo hanno assunto Paul DePodesta come direttore sportivo, un ruolo di importanti responsabilità strategiche e organizzative. DePodesta è conosciuto, tra le altre cose, per essere stato l’ispirazione per uno dei due protagonisti di L’arte di vincere (Moneyball nella versione originale), un film del 2011, a sua volta tratto da un libro del 2003, sulla rivoluzionaria gestione di una squadra di baseball attraverso un approccio statistico. Sono dieci anni che DePodesta – che chiese di non usare il suo nome in Moneyball – non lavora nel baseball.

I Colorado Rockies sono una squadra storicamente debole, così debole che si dice che riuscire a farla vincere rappresenterebbe il più grande risultato di chiunque ci riuscisse. Dovesse essere DePodesta, con la sua storia che è già stata raccontata al cinema, sarebbe una nuova storia da film.

Moneyball racconta la storia vera di Billy Beane, il direttore sportivo degli Oakland Athletics, interpretato nel film da Brad Pitt. Gli Athletics sono tra le squadre meno forti della Major League, con un budget molto più basso di altre. Nel film Beane e il suo assistente Peter Brand – il personaggio ispirato a DePodesta e interpretato da Jonah Hill – trasformano gli Athletics in una formazione forte e competitiva grazie alla sabermetrica, cioè l’analisi statistica dei dati dei giocatori. Oggi è un approccio comune nello sport, ma allora fu davvero rivoluzionario. E DePodesta ne fu un pioniere.

Da quando prima il libro e poi il film li hanno resi famosi, Beane non è mai voluto andar vai dagli Athletics, cercando invano di vincere un titolo. DePodesta ha avuto una carriera più movimentata, seppur senza grandi successi. Nel 2004 divenne il direttore sportivo dei Los Angeles Dodgers, squadra prestigiosa e molto ricca, ma fu licenziato l’anno dopo. Ricoprendo altri ruoli in altre squadre rimase a lavorare in Major League fino al 2015. Si spostò poi ai Cleveland Brown, la squadra di NFL (il campionato statunitense di football) dove ha lavorato fino a pochi giorni fa come “chief strategy officer”, un ruolo meno operativo rispetto a quello di direttore sportivo.

DePodesta, dunque, tornerà in Major League dopo aver passato dieci anni a lavorare in uno sport diverso; e lo farà da direttore sportivo, un ruolo che non ricopriva da vent’anni. Soprattutto, lo farà in una squadra nota soprattutto per quanto è scarsa.

Paul DePodesta, 21 agosto 2022 (AP Photo/Ron Schwane, File)

Paul DePodesta, oggettivamente ben diverso da Jonah Hill, il 21 agosto 2022 (AP Photo/Ron Schwane)

I Rockies esistono dal 1993 e da allora hanno raggiunto i playoff (le fasi finali) solo cinque volte e solo nel 2007 arrivarono alle World Series, le finali che si giocano al meglio delle 7 partite: giocarono contro i Boston Red Sox e non vinsero nemmeno una partita. Da tre anni perdono più di 100 partite su 162 a stagione e hanno finito l’ultima con una differenza punti complessiva di -424: nessuna squadra del Ventesimo o del Ventunesimo secolo aveva mai fatto peggio (solo cinque nel Diciannovesimo).

Il problema dei Rockies non sono i soldi (spendono tanto, seppur male) ma – almeno in parte – dove giocano. Il loro stadio, il Coors Field di Denver, si trova a circa 1.600 metri di altitudine, dove l’aria è più rarefatta del normale. Di conseguenza chi gioca lì si stanca prima e le palline incontrano meno resistenza, volando più dritte e più lontano del solito. Giocarci metà delle partite stagionali è un problema: per i giocatori, che si abituano a condizioni insolite; e per la dirigenza, che fatica a valutarne le prestazioni.

Il Coors Field il 25 luglio 2025 (AP Photo/David Zalubowski)

Il Coors Field il 25 luglio 2025 (AP Photo/David Zalubowski)

I Rockies, poi, sono una squadra gestita in modo poco convenzionale. Il loro proprietario risponde spesso alle mail di lamentela che gli mandano i tifosi; talvolta con toni accesi. E in Major League i loro uffici amministrativi sono descritti come «i più strani con cui avere a che fare». Pure la scelta di assumere come direttore sportivo uno che non faceva questo mestiere da vent’anni è stata abbastanza eccentrica.

È stata altrettanto eccentrica la scelta di DePodesta di andare ai Rockies. Eppure, come ha scritto il Wall Street Journal, quello che sembra «il peggior lavoro nel baseball» può essere una grande occasione. Far vincere i Rockies sarebbe un traguardo storico, paragonabile alla fine della “maledizione” dei Boston Red Sox, che nel 2004 vinsero il campionato per la prima volta dal 1919. Significherebbe, tra le altre cose, aver risolto il problema del Coors Field, considerato uno dei grandi enigmi del baseball moderno.

Come succede in questi casi (e come sta in parte succedendo anche qui), nonostante lui non si sia mai sentito rappresentato da quel film, in questi giorni DePodesta è stato presentato dai media come “quello di Moneyball”. Ma è una cosa che gli succede da tempo: i Cleveland Browns lo assunsero proprio con l’idea di applicare il “metodo Moneyball” (seppur con diversi anni di ritardo) al football americano.

Tuttavia, sarebbe una semplificazione eccessiva ridurre questo metodo a una sola questione di numeri, come viene fatto vedere nel film. DePodesta ci tiene a spiegare che i computer sono molto bravi a gestire e analizzare enormi quantità di dati, ma che per interpretarli serve sempre un elemento umano. Una persona, per esempio, che capisca perché un giocatore corre in media un certo numero di basi a stagione, e cosa si può provare a fare per metterlo nella condizione di correrne di più, o di correre più velocemente tra esse.

Insomma, il nuovo direttore sportivo dei Rockies dovrà scegliere le persone giuste, oltre a interpretare bene i numeri. Ma non sarà semplice: negli ultimi dieci anni – mentre lui si dedicava al football americano – il baseball è cambiato molto, e sono cambiate anche le regole della Major League e gli approcci all’analisi statistica del baseball.