Il primo concerto dei Radiohead in sette anni
È cominciato a Madrid il tour che passerà anche in Italia, con una scaletta di classici e scelte meno scontate

Martedì 4 novembre i Radiohead, una delle band rock più apprezzate e influenti al mondo, hanno tenuto il loro primo concerto dopo 7 anni alla Movistar Arena di Madrid, in Spagna. È il primo di un tour che andrà avanti fino a dicembre, e che includerà anche quattro concerti a Bologna il 14, 15, 17 e 18 novembre.
Era un evento molto atteso, anche perché i Radiohead non si erano mai presi una pausa così lunga. La curiosità era accresciuta dal fatto che questo tour, a differenza dei precedenti, non è legato alla promozione di un nuovo album. L’ultimo, A Moon Shaped Pool, era uscito nel 2016, e da allora il cantante Thom Yorke e il chitarrista Jonny Greenwood, i due membri dei Radiohead creativamente più influenti, si erano dedicati ad altri progetti. Hanno composto colonne sonore per il cinema, collaborato con altri musicisti e soprattutto fondato un altro gruppo di rock sperimentale, gli Smile, con cui hanno pubblicato tre album nel giro di un paio d’anni.
A Madrid i Radiohead hanno suonato canzoni tratte da tutta la loro discografia. Come ipotizzato da molte riviste musicali già prima dell’inizio del tour, il concerto è stato aperto da “Let Down”, una delle canzoni più trascurate del disco Ok Computer, che negli ultimi mesi è tornata in classifica dopo essere stata inclusa nella colonna sonora della serie tv The Bear ed essere diventata virale su TikTok.
La scaletta ha pescato da tutti i dischi, con una preferenza per le canzoni di Hail to the Thief, il loro sesto album in studio, uno dei più ostici e sperimentali. Tra queste anche “Sit Down. Stand Up”, che non suonavano dal vivo da più di vent’anni, e “2 + 2 = 5”, molto amata dai fan dei Radiohead ma meno conosciuta al grande pubblico. È stata una scelta peculiare, ma per certi versi prevedibile: Yorke ha infatti recentemente lavorato a Hamlet Hail to the Thief, un’opera teatrale che si ispira all’Amleto di Shakespeare e alle musiche del disco, e ad agosto era uscita una versione dell’album con versioni registrate dal vivo tra il 2003 e il 2009.
I Radiohead hanno riservato i loro successi più celebri per i bis: “Fake Plastic Trees”, “Subterranean Homesick Alien”, “Paranoid Android”, “How to Disappear Completely”, “You and Whose Army?”, “There There” e “Karma Police”.
Il concerto è piaciuto molto ai giornalisti che sono andati a vederlo: tutte le recensioni uscite finora hanno evidenziato il grande entusiasmo del pubblico e l’eccellente stato di forma della band. Stephen Phelan del Guardian lo ha definito «un brutale baccanale» e «una gioia assoluta», lodando la capacità della band di coinvolgere il pubblico nonostante una selezione di canzoni per nulla scontata e soffermandosi in particolare sulle invenzioni e le «curiose melodie» di Jonny Greenwood.
Angie Martoccio di Rolling Stone ha apprezzato soprattutto l’approccio scenico di Yorke, che si è dimenato sul palco con le sue distintive torsioni e i suoi classici scatti improvvisi. «È stato un piacere rivedere quei movimenti dopo così tanti anni, che fosse mentre stringeva la sua tastiera durante “Ful Stop” o in “The Gloaming”, con le braccia che sembravano accarezzare un velo d’acqua invisibile», ha scritto.
Ha invece gradito meno la scenografia, dominata da un grande schermo suddiviso in pannelli mobili che si alzavano e abbassavano in continuazione. Secondo Martoccio da un lato l’effetto visivo era ipnotico e spettacolare, ma dall’altro un po’ disorientante, perché i pannelli oscuravano spesso parte del palco e di conseguenza i musicisti.
Phelan ha notato che, nonostante la curiosità dovuta al lungo periodo di pausa dei Radiohead, una risposta di pubblico di questo tipo non era scontata. Negli ultimi anni infatti molti fan e attivisti per la Palestina hanno duramente contestato Greenwood di simpatizzare per Israele, e Yorke di non aver preso una posizione chiara sull’occupazione di Gaza, e in tanti avevano proposto di boicottare i loro concerti.
Le critiche nei confronti di Yorke si erano intensificate nell’ottobre dello scorso anno, quando un fan lo aveva interrotto chiedendogli di esprimersi sulla guerra a Gaza durante un suo concerto solista a Melbourne, in Australia. Yorke aveva preferito lasciare il palco senza rispondere, e nei mesi successivi il suo silenzio era stato interpretato da una parte di pubblico come un presunto disinteresse verso le sofferenze della popolazione civile di Gaza. Si era espresso sulla questione soltanto a maggio, criticando duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ma lamentandosi molto anche dell’insistenza di chi gli chiedeva necessariamente di prendere posizione.
Le critiche ai Radiohead sulla questione comunque erano cominciate diversi anni fa. Nel 2017 decisero di tenere un concerto a Tel Aviv, nonostante una cinquantina di musicisti – tra cui Roger Waters, noto sostenitore del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele (BDS) – avessero firmato una petizione per chiedere loro di annullarlo. Alla fine, pur criticando apertamente Netanyahu, i Radiohead decisero di suonare comunque, sostenendo che il boicottaggio avrebbe penalizzato soltanto i cittadini israeliani, e non il governo.
Negli ultimi mesi anche Jonny Greenwood è stato accusato di legittimare tacitamente Netanyahu per via della sua collaborazione con il musicista israeliano Dudu Tassa, che nel dicembre del 2023 aveva suonato per i soldati dell’IDF impegnati a Gaza. A inizio maggio due locali di Londra e Bristol, in Inghilterra, avevano annullato due loro concerti a causa delle proteste del movimento BDS. Alcuni fan lo hanno accostato a Israele anche per ragioni personali: Greenwood è infatti sposato con Sharona Katan, artista visiva israeliana di origini egiziane e irachene.
Prima dell’inizio del tour, Yorke era tornato sulla questione dicendo che non suonerà più in Israele fino a quando Netanyahu rimarrà al potere, e che ora come ora vorrebbe tenersi distante dal suo «regime».
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