I ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea hanno ridotto gli obiettivi ambientali per la prossima conferenza sul clima

Il commissario europeo per il Clima Wopke Hoekstra e il ministro danese per il Clima Lars Aagaard, durante la conferenza stampa dopo il voto, il 5 november del 2025 a Bruxelles (EPA/OLIVIER HOSLET)
Il commissario europeo per il Clima Wopke Hoekstra e il ministro danese per il Clima Lars Aagaard, durante la conferenza stampa dopo il voto, il 5 november del 2025 a Bruxelles (EPA/OLIVIER HOSLET)

Mercoledì i ministri europei dell’Ambiente dei paesi membri dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sugli obiettivi ambientali da presentare alla COP30, la conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite che inizia lunedì in Brasile (ma i primi eventi inizieranno già giovedì). La versione approvata dai ministri è meno ambiziosa rispetto alla proposta iniziale della Commissione Europea, che era stata criticata da alcuni paesi membri. L’intesa è stata approvata all’ultimo, dopo quasi 24 ore di negoziati che hanno salvato la Commissione, a lungo vista come una leader nel campo della lotta ai cambiamenti climatici, dall’imbarazzo di presentarsi al vertice in Brasile senza nessun piano.

L’accordo prevede due obiettivi: uno, quello che sarà presentato alla COP30, prevede la riduzione fra il 66,25 per cento e il 72,5 per cento delle emissioni di gas serra (che sono la causa del cambiamento climatico) rispetto ai livelli del 1990 entro il 2035. Questo obiettivo non è legalmente vincolante. L’altro, che invece è vincolante, prevede la riduzione delle emissioni del 90 per cento entro il 2040.

Le modifiche fatte dai ministri che hanno portato a depotenziare l’accordo riguardano i cosiddetti crediti di carbonio, cioè la possibilità di acquistare da altri paesi documenti che certifichino l’assorbimento di gas serra da parte di impianti tecnologici o ecosistemi naturali come le foreste, oppure che garantiscono una riduzione di emissioni resa possibile da una qualche attività. È un sistema con un mercato ancora da perfezionare, e la cui affidabilità è ancora dibattuta. La Commissione aveva proposto che i crediti potessero garantire al massimo una riduzione del 3 per cento delle emissioni sul totale del 90 per cento, mentre i ministri hanno portato questa percentuale al 5.

Su questa proposta non c’era però accordo, e già la versione annacquata che ne è risultata è stata raggiunta con molta fatica. Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia hanno votato contro, mentre Bulgaria e Belgio si sono astenuti. L’Italia era tra i paesi che chiedevano una quota ancora maggiore sui crediti di carbonio. L’accordo dovrà ancora passare dal Parlamento europeo affinché diventi legge.