Israele ha ricevuto un altro corpo attribuito a un ostaggio

Membri del CICR e delle brigate al Qassam che cercano resti di ostaggi fra le macerie nella Striscia di Gaza, il 2 novembre 2025 (ANSA/EPA/MOHAMMED SABER)
Membri del CICR e delle brigate al Qassam che cercano resti di ostaggi fra le macerie nella Striscia di Gaza, il 2 novembre 2025 (ANSA/EPA/MOHAMMED SABER)

Martedì sera il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha consegnato all’esercito israeliano un altro corpo attribuito a un ostaggio che aveva ricevuto poco prima da Hamas, nella Striscia di Gaza. Lo scambio è avvenuto dopo che l’esercito israeliano aveva permesso ad alcuni membri del CICR e delle brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas, di cercare dei resti degli ostaggi nel quartiere di Shejaiya della città di Gaza, che è sotto il suo controllo.

Come accaduto per gli altri, il corpo è stato portato all’Istituto di medicina forense di Tel Aviv, in Israele, dove verrà analizzato per accertare che si tratti effettivamente di uno degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023. Finora Hamas ha restituito a Israele 20 ostaggi morti sui 28 che si è impegnato a riconsegnare secondo gli accordi per il cessate il fuoco di quasi tre settimane fa: gli ultimi tre erano stati consegnati domenica, e le loro identità erano state confermate poche ore dopo.

I ritardi nella consegna dei corpi degli ostaggi morti durante la prigionia nella Striscia di Gaza stanno creando problemi alla tenuta del cessate il fuoco. Hamas dice di avere difficoltà a localizzarli sotto le macerie causate da due anni di bombardamenti israeliani ed è capitato anche che consegnasse corpi che poi le analisi hanno dimostrato che non appartenevano a nessuno degli ostaggi. Per questo motivo la scorsa settimana Israele era tornato a bombardare la Striscia, uccidendo oltre 100 persone e accusando Hamas di avere violato gli accordi. L’identificazione dei corpi restituiti è un problema anche per i palestinesi: per ogni ostaggio morto consegnato da Hamas, Israele deve restituire i corpi di 15 palestinesi, ma le condizioni in cui arrivano e la mancanza di attrezzature adeguate rendono questo processo molto complicato.