Il dating show dove ci si innamora senza essersi mai visti

Dopo un grande successo negli Stati Uniti e in vari altri paesi, Netflix ha prodotto “Love Is Blind” anche in Italia

(Canale YouTube di Netflix)
(Canale YouTube di Netflix)
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Dopo essere stato esportato dagli Stati Uniti a molti altri paesi del mondo, uno dei “dating show” – i programmi di reality tv basati sulla costruzione di relazioni sentimentali – più popolari di questi ultimi anni è stato prodotto anche in Italia. Dal primo dicembre su Netflix uscirà la prima stagione della versione italiana di Love Is Blind, che si chiamerà L’amore è cieco, e sarà condotta dalla presentatrice televisiva Benedetta Parodi e da suo marito, il giornalista sportivo Fabio Caressa.

Nel programma vengono selezionati 30 concorrenti, quindici uomini e quindici donne tra i 25 e i 45 anni, che trascorrono diversi giorni all’interno di uno studio televisivo. A differenza di altri programmi simili, però, i concorrenti all’inizio non si incontrano dal vivo, ma imparano a conoscersi parlando da cabine insonorizzate, separate da una parete: si sentono, ma non si vedono. Durante i primi giorni i concorrenti trascorrono ore nelle pod, come vengono chiamate le cabine, raccontando se stessi e cercando di capire se dall’altra parte ci sia una persona con cui possa nascere una vera relazione.

Nel giro di pochi giorni alcuni decidono di fare sul serio e si fidanzano ufficialmente, senza essersi mai visti di persona. Solo dopo la proposta i due possono incontrarsi per la prima volta. Conduttori e partecipanti ripetono spesso che l’obiettivo del programma è dimostrare che l’amore non dovrebbe basarsi sull’aspetto fisico ma su una conoscenza più profonda. Nei fatti, però, il confine tra esperimento sociale e spettacolo televisivo rimane piuttosto sottile. Dopo le prime coppie ufficiali, il programma continua seguendo la loro convivenza e i preparativi per il matrimonio, con tutti i conflitti, i dubbi e i ripensamenti che ne derivano.

Love Is Blind è stato lanciato per la prima volta nel 2020 negli Stati Uniti e ha avuto così tanto successo che è stato replicato in tanti altri paesi: Arabia Saudita, Argentina, Brasile, Francia, Germania, Giappone, Messico, Regno Unito e Svezia. Fa parte della grande categoria dei dating show, i programmi televisivi che mostrano l’incontro tra persone sconosciute con l’intenzione, più o meno esplicita, di dare vita a una relazione sentimentale. Il genere è nato negli Stati Uniti e, nel tempo, è stato esportato praticamente ovunque, anche nella televisione europea.

L’impronta statunitense si nota soprattutto nei programmi che hanno come obiettivo finale il matrimonio: non semplicemente “trovare l’amore”, ma sposarsi. È una differenza culturale evidente se si guarda, per esempio, alla televisione italiana. In Italia, un programma come Uomini e Donne di Maria De Filippi si concentra sull’incontro e sulla nascita di una coppia, ma non prevede necessariamente un fidanzamento ufficiale o un matrimonio. Nei format statunitensi, invece, la promessa di nozze è spesso parte integrante della struttura: succede nel programma The Bachelor e in The Bachelorette, altri due dating show molto visti negli Stati Uniti.

Secondo Kirk Honda, psicologo e terapeuta di coppia che analizza questi programmi su YouTube, Love Is Blind è costruito per favorire una sorta di “intimità accelerata”. I concorrenti vengono scelti tra persone realmente intenzionate a sposarsi, poi isolati, senza distrazioni, incoraggiati a bere e spinti in una competizione costante. Il risultato è una versione esasperata delle dinamiche dei moderni appuntamenti: la paura di non essere la prima scelta, la sensazione che il proprio interesse sentimentale stia parlando con qualcun altro.

L’impatto che Love Is Blind ha avuto negli Stati Uniti è stato considerevole. Il critico televisivo Andy Dehnart, tra i più autorevoli nel campo dei reality show, scrisse nel 2020 che la serie era «uno dei maggiori successi degli ultimi anni in termini di dibattito culturale». Negli Stati Uniti, Love Is Blind è diventato un fenomeno sociale. Vengono organizzati “watch party”, incontri collettivi per commentare le puntate in diretta, solo in alcuni casi organizzati dalla stessa Netflix. Anche sui social network il programma è molto discusso con meme, dirette e analisi più o meno scherzose delle coppie protagoniste e delle loro dinamiche.

È un tipo di partecipazione che in Italia si è vista con programmi come Temptation Island o Uomini e Donne: c’è chi li guarda con distacco ironico e chi, invece, lo fa perché coinvolto dalle storie e dai personaggi, anche solo per la curiosità di scoprire se davvero si possa trovare l’anima gemella senza vedersi. Come ha scritto l’Atlantic, Love Is Blind è «un contenuto straordinario, suo malgrado» uno di quei programmi che si finisce per guardare quasi per scherzo e che poi diventano un’ossessione. Molti spettatori iniziano a seguirlo distrattamente e poi si ritrovano a discutere animatamente su Reddit o a cercare i profili Instagram dei partecipanti. Fa parte del divertimento collettivo ed è una dinamica che si riscontra molto spesso con i reality “trash”: il pubblico osserva, giudica e prende posizione su chi ritiene avere ragione e chi torto nel modo di vivere l’amore.

Sebbene la versione statunitense resti la più popolare (è arrivata alla nona stagione ed è quella che ha avuto più tempo per consolidarsi) anche le edizioni internazionali hanno avuto buoni risultati. In Francia, per esempio, come ha raccontato la giornalista Margaux Baralon su Le Monde, il programma ha generato un entusiasmo simile: molte persone guardano ogni episodio con il telefono in mano, commentando in diretta con amici e familiari.

Brandon Riegg, vicepresidente per la non fiction e lo sport di Netflix, ha raccontato all’Independent che Love Is Blind è riuscito a «plasmarsi sugli standard culturali e sociali» di ogni paese in cui è stato adattato. In Giappone le interazioni tra i concorrenti sono state «più riservate», ha spiegato Riegg, mentre in Brasile «sono state emozioni forti».

Safa Al Juboori, una delle partecipanti di Love Is Blind: Habibi, la versione realizzata tra Libano ed Emirati Arabi Uniti, ha detto di aver trovato il programma molto rispettoso di alcuni importanti valori culturali locali: la modestia, la separazione dei sessi, l’assenza di intimità fisica e l’importanza dell’approvazione familiare. «Rispecchia il modo in cui si sono conosciuti i nostri nonni», ha raccontato. «Brevi conversazioni, un incontro e poi il matrimonio. È una versione moderna di un concetto profondamente tradizionale». Kristen Maldonado, 35 anni, spettatrice di lunga data della serie, ha detto sempre all’Independent di essere rimasta colpita dal tono più morigerato della versione giapponese: secondo lei, molti partecipanti hanno preferito interrompere l’esperienza piuttosto che costringere le loro famiglie a un matrimonio davanti alle telecamere, soprattutto se sapevano già che non avrebbe funzionato.

Negli Stati Uniti invece è molto più frequente che le coppie si sposino. Lì però, dopo nove stagioni, Love Is Blind è ormai anche un modo di iniziare carriere per aspiranti personaggi televisivi o influencer. Per molti partecipanti, la visibilità ottenuta grazie al programma è diventata un modo per costruire un’identità pubblica, più che per trovare un partner. Il caso più evidente è quello di Lauren Speed-Hamilton, una delle protagoniste della prima stagione, che oggi ha oltre due milioni di follower su Instagram e una carriera consolidata come content creator.

Il programma però non è stato esente da critiche, e anzi l’ultima edizione statunitense di Love Is Blind è stata piuttosto criticata dai media per la selezione di concorrenti che sembrano tutti alla ricerca di un modello di matrimonio tradizionale. L’Atlantic ha pubblicato un articolo che individua una deriva conservatrice del programma, mentre Teen Vogue ha intitolato un commento «Love Is Blind sta entrando nella sua trad wife era», sottolineando come molte delle partecipanti esprimano desideri e valori legati a un’idea di femminilità domestica e subordinata. Le critiche alle prospettive conservatrici sul matrimonio emerse nel programma si sono aggiunte a quelle che hanno notato come, in nove stagioni, Love Is Blind non abbia mai incluso persone queer o coppie dello stesso sesso, né nella versione statunitense né in quelle internazionali.