Il presidente della Comunità Valenciana si è dimesso per l’alluvione del 2024
Carlos Mazón, del Partito Popolare, ha lasciato l'incarico dopo un anno di intense critiche per come gestì l'emergenza

In Spagna si è dimesso il presidente della Comunità Valenciana, Carlos Mazón, da un anno oggetto di molte critiche per il modo deficitario in cui il suo governo regionale gestì l’allerta e la risposta alle gravi alluvioni del 29 ottobre del 2024, che causarono la morte di 229 persone.
Mazón, che è del Partito Popolare, di centrodestra, era diventato per la stampa e per parte dell’opinione pubblica il simbolo degli errori e delle inefficienze durante l’emergenza di quei giorni. Il primo giorno dell’alluvione, il peggiore, il sistema di allarme pubblico fu attivato con ore di ritardo, soltanto in serata, e Mazón fu a lungo irreperibile, dilungandosi a pranzo con una giornalista e arrivando in ritardo alla riunione dell’organo che stava gestendo l’emergenza (il Centro di coordinamento operativo integrato).

Una delle ultime manifestazioni per chiedere le dimissioni del presidente, a Valencia il 25 ottobre (BIEL ALINO/EPA)
Tuttavia finora Mazón era riuscito a resistere alla pressione politica e mediatica, nonostante le manifestazioni ripetute e molto partecipate che avevano chiesto le sue dimissioni. Lunedì però ha detto che «non c’è più alcun motivo per portare avanti questo governo». Mazón ha detto che non ci saranno nuove elezioni e che il suo successore sarà scelto con un accordo tra i Popolari e Vox, di estrema destra, la stessa maggioranza che lo aveva sostenuto all’inizio del mandato nel 2023 (Vox poi ne era uscita). È probabile che resti deputato del parlamento regionale.
Fin dall’inizio il governo regionale e quello nazionale si erano accusati a vicenda, scontrandosi anche su chi dovesse gestire la risposta alle alluvioni, che era diventata un caso politico. L’ordinamento spagnolo prevede che spetti alle comunità autonome, cioè alle regioni, attivare il sistema di allarme pubblico (chiamato Es-Alert) che invia un messaggio di allerta sugli smartphone e da allora è stato migliorato.

Uno striscione che chiede le dimissioni di Mazón durante la manifestazione del 25 ottobre (BIEL ALINO/EPA)
La dimensione politica delle alluvioni è stata evidente anche nella conferenza stampa con cui Mazón si è dimesso, in cui peraltro non ha accettato domande. Ha riconosciuto di aver sbagliato a non cambiare i suoi programmi il 29 ottobre ma ha sostenuto che questo errore non sia stato fatto in cattiva fede. Ha invece accusato il governo nazionale del primo ministro Pedro Sánchez del Partito Socialista, rivale del Partito Popolare, di aver ostacolato i soccorsi per calcolo politico e di aver svolto un pessimo lavoro nella ricostruzione. È la versione con cui, da mesi, Mazón cercava di restare al suo posto.
Da tempo il presidente era diventato un problema per il suo partito e domenica aveva avuto una telefonata con il leader Alberto Núñez Feijóo. Pubblicamente i Popolari avevano difeso Mazón ma i dirigenti, sia nazionali che locali, hanno considerato la sua posizione sempre meno difendibile, anche per le rivelazioni fatte dalla stampa e durante le audizioni nelle indagini sull’alluvione. Tra i possibili successori di Mazón, secondo i media spagnoli, ci sono il sindaco di Finestrat, Juanfran Pérez Llorca, e quella di Valencia, María José Catalá, entrambi del Partito Popolare.
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