Chi è Rob Jetten, il leader del partito che ha vinto nei Paesi Bassi
Dopo un risultato sorprendente, a 38 anni potrebbe diventare il più giovane primo ministro del paese, e il primo dichiaratamente gay

Venerdì nei Paesi Bassi è stata annunciata ufficialmente la vittoria del partito europeista, moderato e liberale Democratici 66 (D66) alle elezioni del 29 ottobre. Nonostante abbia vinto per poche migliaia di voti, il risultato del D66 a queste elezioni è stato sorprendente e il merito viene attribuito in gran parte al suo leader Rob Jetten, che al momento è il più probabile prossimo primo ministro del paese.
Avendo 38 anni, Jetten potrebbe diventare il primo ministro dei Paesi Bassi più giovane di sempre, oltre al primo dichiaratamente omosessuale. Jetten è laureato in economia ed è già stato parlamentare e poi ministro per l’Ambiente, tra il 2022 e il 2024, quando i Paesi Bassi erano governati da una coalizione di centro. È un politico energico e fotogenico, e nelle ultime settimane ha cercato di farsi vedere il più possibile.
Durante la campagna elettorale Jetten ha spesso usato toni concilianti per promuovere la cooperazione tra diversi partiti, e ha accusato il suo principale rivale, il politico xenofobo e populista Geert Wilders, di usare una retorica allarmista e divisiva. La strategia ha dato buoni risultati: secondo le prime analisi, il D66 è riuscito ad attirare elettori provenienti un po’ da ogni orientamento politico, e tra questi ce ne sono molti che nel 2023 avevano votato proprio per Wilders.
Prima di iniziare la sua carriera politica Jetten aveva lavorato per la rete ferroviaria ProRail. Fu fin da giovane un sostenitore del partito D66 (che è stato fondato nel 1966): nel 2017 fu eletto come deputato e divenne poi ministro dell’Ambiente all’interno del governo di Mark Rutte. Jetten aveva già guidato il partito nella campagna elettorale del 2023 con risultati tutt’altro che positivi: il D66 aveva ottenuto solo 9 seggi ed era arrivato quinto, dopo appena due anni da un risultato come secondo partito quando la leader era Sigrid Kaag. In questo senso la vittoria di questi giorni è ancora più notevole.

Rob Jetten sul palco il 29 ottobre, poco dopo l’uscita degli exit poll (AP Photo/Peter Dejong)
In quest’ultima campagna elettorale Jetten ha utilizzato messaggi molto ottimisti, sintetizzati dallo slogan Het kan wél, cioè «è possibile» o «si può fare», che ricorda un po’ il famosissimo slogan «Yes we can» che l’ex presidente statunitense Barack Obama utilizzò nella sua campagna del 2008. Ma Jetten ha anche presentato un programma politico ambizioso, per esempio proponendo soluzioni onerose al grave problema della crisi abitativa (il progetto è di costruire 10 nuove cittadine con centinaia di migliaia di nuovi appartamenti) e concentrandosi molto sulla riduzione dei costi dell’energia e dell’impatto ambientale. Sul tema dei migranti si è spostato a destra, sostenendo politiche più severe, inclusa la controversa proposta che i richiedenti asilo presentino la domanda prima di arrivare nell’Unione Europea.
È comparso tantissimo in televisione, arrivando a partecipare anche a un popolare quiz televisivo, De Slimste Mens (“La persona più intelligente”). Non è scontato che questo approccio funzionasse, visto che in passato Jetten era stato criticato per essere troppo noioso e impostato davanti alle telecamere, tanto da essere soprannominato dai media «robot Jetten».

Rob Jetten (a destra) durante una manifestazione per il clima, qualche giorno prima delle elezioni (AP Photo/Peter Dejong)
Nato nella provincia di Brabant, nel sud dei Paesi Bassi, Jetten ha detto di sé di essere stato fin da bambino molto appassionato di politica, e di aver parlato apertamente della propria omosessualità fin da adolescente. Nella campagna per queste elezioni non ha usato il proprio orientamento sessuale per definire le propria identità politica, ma è un tema di cui aveva parlato in passato: per esempio leggendo pubblicamente i messaggi omofobi che riceveva, come forma di denuncia. Della sua vita privata si sa che è fidanzato con il giocatore argentino di hockey Nicolás Keenan, e che i due dovrebbero sposarsi l’anno prossimo.
Molti commentatori hanno spesso paragonato Jetten a Mark Rutte, primo ministro dei Paesi Bassi tra il 2010 e il 2024, sia per il carattere simile, allegro e pragmatico, sia per la speranza che i buoni risultati ottenuti a queste elezioni possano portare a una nuova fase di stabilità politica dopo due anni di incertezze.
Il D66 avrà 26 parlamentari, 17 in più di quelli ottenuti alle ultime elezioni, e lo stesso numero di quelli che avrà il partito di destra di Wilders. Il partito dovrà guidare i negoziati per la composizione del prossimo governo a partire dal 4 novembre: è possibile che durino anche diversi mesi, come era già successo in passato. Questa volta inoltre la mancanza di un partito numericamente più forte degli altri, attorno al quale costruire una coalizione, potrebbe rendere ancora più complicato formare una maggioranza stabile.
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