In Yemen 43 dipendenti dell’ONU saranno processati dagli Houthi perché accusati di aver aiutato Israele a bombardare il paese

La foto in televisione di Ahmad al Rahwi, il primo ministro del governo yemenita degli Houthi, ucciso in un attacco israeliano ad agosto, Sana'a, Yemen, 30 agosto 2025 (AP Photo/Osamah Abdulrahman)
La foto in televisione di Ahmad al Rahwi, il primo ministro del governo yemenita degli Houthi, ucciso in un attacco israeliano ad agosto, Sana'a, Yemen, 30 agosto 2025 (AP Photo/Osamah Abdulrahman)

Gli Houthi, il gruppo militare e politico che controlla buona parte dello Yemen, processeranno 43 dipendenti dell’ONU, che attualmente sono imprigionati, con l’accusa di aver aiutato Israele a compiere un bombardamento contro la capitale Sana’a ad agosto. In quell’attacco venne ucciso il primo ministro del governo sostenuto dal gruppo (non riconosciuto dalla comunità internazionale), Mujahid Ahmad Ghaleb al Rahwi. L’ONU ha sempre respinto queste accuse, e ha chiesto la liberazione di tutti i suoi collaboratori arrestati.

Tutte le persone accusate sono yemenite e potrebbero ricevere la pena di morte. Al momento le persone dipendenti dell’ONU che sono detenute dagli Houthi sono in totale 59: gli Houthi continuano ad arrestarle e a tenerle prigioniere nonostante il loro lavoro sia essenziale per soddisfare i bisogni fondamentali di moltissime persone, aggravati dalla lunga guerra civile e dalla disastrosa crisi umanitaria che ne è derivata. A causa della guerra il paese è diviso fra una zona controllata dagli Houthi (quella più popolata) e quella controllata dal governo riconosciuto dalla comunità internazionale, che invece si trova ad Aden, nel sud del paese.

– Leggi anche: In Yemen è morto un dipendente dell’ONU arrestato dagli Houthi a gennaio