In Tanzania protestano da tre giorni per le elezioni monopolizzate dal partito al governo
Sembra siano state uccise centinaia di persone, ma ci sono poche informazioni perché il governo ha bloccato internet

Da mercoledì in Tanzania sono in corso grosse proteste: era stato il giorno delle elezioni presidenziali e legislative, di fatto monopolizzate dal partito che governa da quasi 70 anni, quello della presidente Samia Suluhu Hassan, che si è assicurata di vincerle eliminando politicamente e fisicamente le opposizioni. È difficile avere notizie certe perché negli ultimi tre giorni il governo ha interrotto l’accesso a internet, ma più fonti hanno detto ad alcuni giornali internazionali che sono diverse centinaia i manifestanti uccisi negli scontri con le forze di sicurezza.
Il portavoce del più grande partito dell’opposizione, Chadema, ha detto che almeno 350 persone sono state uccise a Dar es Salaam, la capitale economica del paese, e più di 200 a Mwanza, sulle coste del lago Victoria. «Se si aggiungono ai numeri che arrivano da altri posti, la cifra totale arriva intorno a 700 persone», ha detto. Cifre simili – nell’ordine delle diverse centinaia – sono state confermate a BBC da una fonte diplomatica, e da Agence France-Presse da un funzionario delle forze di sicurezza, che ha parlato di «700-800 persone in tutto il paese». Entrambi sono rimasti anonimi. Per il momento l’unica cifra da parte di una fonte ufficiale arriva dalle Nazioni Unite, che hanno parlato di «almeno dieci persone» uccise, ma sembra ormai un numero superato.
I manifestanti protestano perché le elezioni sono state una farsa ed è scontato che a vincerle saranno Hassan e il suo partito, il Chama Cha Mapinduzi, che governa ininterrottamente dall’indipendenza dal Regno Unito, nel 1961. Hassan è in carica dal 2021, quando è succeduta in modo automatico alla presidenza per la morte improvvisa del suo predecessore, John Magufuli. Queste erano le prime elezioni a cui si presentava, e ha permesso di partecipare solo ai candidati più innocui.
Nei mesi scorsi il suo governo aveva fatto arrestare per tradimento il principale leader di Chadema, Tundu Lissu, e fatto squalificare anche il candidato del secondo partito di opposizione più grande, Luhaga Mpina di ACT Wazalendo, per vizi di forma. In seguito all’arresto di Lissu, Chadema aveva deciso di boicottare il voto e non presentare altri candidati. Ci sono stati anche casi di sparizioni forzate e omicidi sospetti: a settembre del 2024 era stato trovato morto con evidenti segni di percosse e torture un altro importante politico di Chadema, Ali Mohamed Kibao, e nei giorni scorsi era sparito anche Humphrey Polepole, diplomatico noto per le sue critiche al governo di Hassan.
Gli scontri sono cominciati già nel pomeriggio di mercoledì, giornata di votazioni. Il grosso è stato a Dar es Salaam, dove alcune persone hanno dato fuoco a un autobus e a una pompa di benzina. Qui il governo ha subito reagito mandando l’esercito e imponendo un coprifuoco a tempo indeterminato. Nella capitale Dodoma gruppi di manifestanti hanno anche assaltato i seggi.
Ci sono state manifestazioni anche in altre città e le forze di sicurezza hanno limitato gli spostamenti sulle strade principali con dei posti di blocco, facendo passare solo chi doveva andare a lavoro ed era ritenuto un lavoratore essenziale. Sono state chiuse scuole e università, che dovrebbero riaprire lunedì. Ci sono state anche interruzioni e ritardi dei voli, con turisti che hanno raccontato sui social di essere rimasti bloccati per tre giorni senza poter comunicare con l’esterno.
Il risultato del voto è stato contestato anche a Zanzibar, l’isola che sta di fronte alla Tanzania e che fa parte del paese ma che gode di ampia autonomia. Qui sia Chadema che ACT Wazalendo avevano potuto presentare i propri candidati, diversamente dalla Tanzania continentale. Tuttavia il candidato del Chama Cha Mapinduzi, Hussein Mwinyi, è stato dichiarato vincitore con l’80 per cento dei voti, e l’opposizione ha accusato il governo locale di brogli.
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