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  • Venerdì 31 ottobre 2025

Il boss delle cerimonie, olimpiche

Marco Balich ne ha organizzate molte, e mentre lavora a quella di Milano Cortina dice che sono sempre «un carnevale di Rio con una liturgia da funerale del papa»

di Gianluca Cedolin

Marco Balich nel 2018 (Nadia Shira Cohen/The New York Times/contrasto)
Marco Balich nel 2018 (Nadia Shira Cohen/The New York Times/contrasto)
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Non ci sono eventi paragonabili a una cerimonia di apertura delle Olimpiadi. Quella dei prossimi Giochi invernali di Milano Cortina – che si terrà il 6 febbraio del 2026 – sarà ancora più peculiare perché sarà “diffusa”: sarà nello stadio di San Siro a Milano, ma per la prima volta atleti e atlete sfileranno anche in altri tre luoghi. Come diverse altre volte negli ultimi vent’anni, la sta organizzando Marco Balich, imprenditore veneziano di 63 anni con una lunga esperienza di cerimonie olimpiche e paralimpiche (ma non solo). In modi diversi ha contribuito a farne 16.

Per descrivere il suo lavoro Balich dice spesso che «emoziona centinaia di milioni di persone». A voler essere più didascalici, è presidente e direttore creativo di un’azienda, il Balich Wonder Studio, che si occupa di live entertainment e fattura oltre 200 milioni di euro all’anno facendo eventi e spettacoli un po’ ovunque (ha cinque sedi: a Milano, Parigi, New York, Riyad e Dubai).

«La cerimonia di apertura è in assoluto lo spettacolo più complicato di tutti da organizzare – dice Balich – ha l’audience più grande al mondo, deve stupire gli spettatori ma allo stesso tempo seguire il protocollo in modo ineccepibile, e ha il compito di mostrare la miglior versione del paese organizzatore».

È l’evento che segna l’inizio delle Olimpiadi, e da ormai diversi decenni alla parte più istituzionale se ne aggiunge una di intrattenimento, nella quale il paese ospitante si presenta in modo spettacolare con coreografie, musica e giochi pirotecnici. Dura parecchio, in genere tra le tre e le quattro ore; è seguita nel mondo da circa due miliardi di persone e coinvolge nella realizzazione migliaia di persone. A quella di Milano Cortina ce ne saranno circa quattromila tra comparse, tecnici, designer e volontari.

L’organizzazione dura in genere due anni, divisi più o meno così: sei mesi in cui Balich discute le idee con il suo team; sei mesi per fare il budget e i contratti per tutte le collaborazioni e le maestranze; sei mesi per la creazione di composizioni musicali, coreografie, costumi e infine gli ultimi sei mesi per le prove, che si svolgono prima “a pezzi” in palestre e luoghi più piccoli, e poi pian piano si mette assieme tutto. Non sono molti, due anni, per mettere su «una specie di carnevale di Rio ma con una liturgia da funerale del papa», sintetizza con efficacia Balich. La carta olimpica – il documento con le regole per organizzare i Giochi olimpici – è infatti molto scrupolosa nell’indicare i vari passaggi da seguire nel cerimoniale; sono undici in tutto, tra i quali la sfilata degli atleti, l’alzabandiera, il giuramento e l’accensione del braciere.

Chi organizza una cerimonia olimpica «deve essere brillante e meraviglioso, stupire per intrattenimento, tecnologia, per i messaggi che manda», ma anche preoccuparsi che il braciere si accenda, che i capi di Stato siano seduti comodi e al posto giusto, così da poter essere inquadrati nel momento e nel modo giusto, e di varie altre cose “burocratiche”. E per quanto possibile deve rendere emozionanti e non noiose pure quelle, come fece Balich nella sua prima cerimonia inaugurale, quella per le Olimpiadi invernali di Torino 2006, durante la rappresentazione di pace con la colomba.

La coreografia della colomba alla cerimonia di apertura di Torino 2006

Secondo Balich organizzare un concerto in uno stadio ha un ventesimo della complessità di una cerimonia olimpica. Di concerti ne sa qualcosa, visto che la sua carriera iniziò nella musica: il primo grande evento a cui contribuì fu il celebre e controverso concerto dei Pink Floyd nel 1989 a Venezia. Per anni lavorò da tour manager seguendo band e solisti (gli U2, i Simple Minds), poi fu il produttore, e a volte anche il regista, di videoclip di artisti italiani come Jovanotti, Vasco Rossi e Laura Pausini. Contribuì a organizzare l’Heineken Jammin’ Festival e produsse diversi programmi musicali in televisione.

Con il Balich Wonder Studio ha fatto vari show, tra cui alcune cerimonie per i Mondiali di calcio, l’Albero della Vita per l’Expo del 2015, lo spettacolo immersivo Giudizio universale sulla Cappella Sistina. Molti eventi e installazioni sono organizzati dallo studio nei paesi arabi del golfo persico, come Qatar, Emirati Arabi e Arabia Saudita.

Ebbe una prima occasione di entrare nel mondo olimpico nel 1980, da atleta: faceva scherma ed era nella lista di possibili convocati per le Olimpiadi di Mosca, che però alla fine furono in buona parte boicottate per l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica. Anni dopo vinse il bando per curare il passaggio della bandiera tra Salt Lake City e Torino. Era una piccola parte della cerimonia di chiusura dei Giochi invernali di Salt Lake City del 2002, nella quale per la prima volta furono proiettate delle diapositive sul ghiaccio. Servì a Balich per farsi conoscere in un contesto nel quale, prima del suo arrivo, l’organizzazione delle cerimonie olimpiche era appannaggio quasi solo di statunitensi o inglesi.

Un momento della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014 (Balich Wonder Studio)

Dopo quella prima esperienza, Balich (che ancora non aveva fondato il Balich Wonder Studio) si candidò per organizzare la cerimonia di apertura delle successive Olimpiadi invernali, quelle appunto di Torino del 2006. Vinse la candidatura presentando un progetto molto sfarzoso, del quale curò sia la direzione creativa sia la regia.

Portò a esibirsi personaggi di spicco come Roberto Bolle, Luciano Pavarotti (alla sua ultima uscita in pubblico), Susan Sarandon, Carla Bruni (che portò la bandiera italiana indossando un abito di Giorgio Armani), Peter Gabriel (che cantò “Imagine”). Una Ferrari da Formula 1 disegnò i cinque cerchi sul palco dello stadio olimpico Grande Torino. Lo spettacolo fu apprezzato e rese Marco Balich una delle poche persone al mondo delle quali il comitato olimpico si fida per organizzare una cerimonia olimpica.

Da quel momento lui e i suoi collaboratori presero parte alla creazione di diverse cerimonie, di apertura o di chiusura, olimpiche o paralimpiche, o anche solo di singoli momenti come il passaggio della bandiera: in tutto 16, come detto, tra le quali la più rilevante è senza dubbio la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi estive di Rio de Janeiro 2016. Balich si trasferì per oltre un anno in Brasile, per seguire l’organizzazione ma anche per conoscere da vicino la cultura del paese. La cerimonia omaggiò i popoli indigeni e le foreste con una grossa video installazione. Raccontò poi lo sviluppo del Brasile contemporaneo con atleti di parkour che simulavano salti sui tetti di alcuni edifici e la vita nelle favelas con una spettacolare e partecipata coreografia. Ci fu anche una parte dedicata al cambiamento climatico.

Le cerimonie olimpiche sono spettacoli talmente peculiari che per chi le fa quasi ogni cosa può essere un’ispirazione: mostre d’arte, rievocazioni storiche, eventi sportivi. «C’è creatività nella natura, in una messa di una religione particolare, in un gioco per bambini. Bisogna cogliere le cose più autentiche, farsi ispirare dall’emozione che ti danno», dice Balich. Il suo compito è «fare cose bellissime», ma anche semplici, che siano comprensibili e “arrivino” a più persone possibili, essendo uno spettacolo seguito da così tanta gente. «Non è un esercizio intellettuale, bisogna evitare il narcisismo».

Balich definisce il suo team «la nazionale italiana dell’intrattenimento». Tra gli altri, per Milano Cortina sta lavorando con il regista teatrale Damiano Michieletto, che ha diretto opere e spettacoli nei principali teatri europei; con Lulu Helbaek e Simone Ferrari, che insieme hanno lavorato a produzioni come il Cirque du Soleil e X Factor; con Andrea Farri, compositore di colonne sonore tra i più noti nel cinema italiano; con Lida Castelli, che ha curato con Balich la direzione artistica di vari show e cerimonie olimpiche.

La cerimonia inaugurale del 6 febbraio avrà caratteristiche e difficoltà logistiche inedite. Ci sarà l’accensione di due bracieri olimpici (uno sotto l’Arco della Pace a Milano, uno in piazza Dibona a Cortina) e le delegazioni dei vari paesi sfileranno in quattro posti diversi: oltre a San Siro, anche Cortina, Livigno e Predazzo, in modo da consentire al maggior numero possibile di atlete e atleti di partecipare alla cerimonia di apertura (anche a coloro che avranno una gara il giorno dopo in uno dei vari luoghi di queste Olimpiadi diffuse).

Il tema scelto per la cerimonia è Armonia. Si sanno ancora poche cose: il palco al centro di San Siro sarà a forma di spirale, si celebreranno Leonardo da Vinci e Giorgio Armani, il design, il gusto e la musica italiana, ci saranno varie celebrità (tra cui l’attrice Matilda De Angelis). Organizzare un’altra cerimonia di apertura olimpica in Italia, vent’anni dopo la prima, per Marco Balich sarà un po’ una chiusura del cerchio. «Vent’anni fa a noi italiani non riconoscevano grande capacità organizzativa né di mettere assieme culture diverse. Oggi siamo i leader indiscussi nel mondo delle grandi cerimonie, e questo mi riempie di soddisfazione».