Alle elezioni nei Paesi Bassi il centrosinistra e i populisti di estrema destra sono pari
È un ottimo risultato per i primi e deludente per i secondi di Geert Wilders, che avevano fatto cadere il precedente governo

Mercoledì nei Paesi Bassi si sono tenute le elezioni parlamentari anticipate. Con il 98 per cento dei voti contato, ci sono due partiti che hanno ottenuto entrambi il 16,7 per cento dei voti: i Democratici 66 (D66), liberali e progressisti, e il Partito per la Libertà di Geert Wilders (PVV, di estrema destra). Al momento D66 è in vantaggio di poche migliaia di voti, a cui dovrà essere aggiunto il risultato del voto estero, che dovrebbe arrivare martedì. Secondo le ultime proiezioni però entrambi i partiti dovrebbero ottenere 26 seggi in parlamento.
È un risultato sorprendente e molto buono per D66 e il suo leader Rob Jetten, 38 anni. D66 ha aumentato i propri voti di dieci punti percentuali rispetto alle elezioni parlamentari del 2023 e potrebbe ottenere 17 seggi in più. Il PVV e Wilders, invece, hanno perso quasi 7 punti percentuali e 11 seggi, un risultato assai deludente, anche perché era stato proprio il partito di estrema destra a innescare la crisi di governo e a farlo cadere con l’intenzione di andare a elezioni anticipate.
Il completamento dello scrutinio potrebbe comunque cambiare i risultati definitivi (l’attribuzione di 26 seggi a D66 e PVV si basa ancora su proiezioni realizzate dagli istituti di statistica). Per esempio nella città di Venray, dove solitamente il PVV ottiene buoni risultati, lo spoglio è stato rallentato da un incendio nel municipio. Ci sono poi i voti per corrispondenza, che verranno conteggiati a partire da giovedì 30 ottobre, e che potrebbero favorire Sinistra verde e Laburisti (GL-PvdA). I risultati ufficiali saranno disponibili solo martedì 4 novembre.
Sempre secondo le proiezioni, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia – VVD, dell’ex primo ministro Mark Rutte – diventerà il terzo partito dei Paesi Bassi con 22 seggi, due in meno rispetto alle elezioni del 2023.
Appello Cristiano Democratico (CDA), di centrodestra, dovrebbe ottenere 18 seggi, 13 in più rispetto alle elezioni precedenti, mentre il principale partito di opposizione, la coalizione tra Sinistra verde e Laburisti (GL-PvdA), potrebbe perdere cinque seggi e ottenerne solo 20. Il leader di GL-PvdA Frans Timmermans, uno dei più noti politici nederlandesi, ha già annunciato le sue dimissioni. Ha detto: «È tempo che io mi faccia da parte e che lasci la guida del nostro movimento a una nuova generazione».
Di certo c’è che anche dopo queste elezioni saranno necessarie coalizioni per poter governare, una condizione caratteristica della politica nederlandese, spesso frammentata.
Il precedente esecutivo, quello fatto cadere da Wilders, era formato dal PVV di Wilders, dal VVD di Rutte, dal Movimento dei contadini e dei cittadini (BBB, un partito populista e vicino alla destra nato da una serie di proteste nel 2019) e dal Nuovo Contratto Sociale (NSC, di centro). Entrambi i partiti sono andati male: il BBB ha preso solo il 2,6 per cento dei voti (nel 2023 aveva preso il 4,6) e molto probabilmente riuscirà a fare eleggere solo 4 parlamentari rispetto ai 7 del 2023. Il NSC è andato malissimo: ha preso solamente lo 0,4 per cento dei voti, e secondo le proiezioni non riuscirà a fare eleggere nemmeno un rappresentante al parlamento.



