Per Nordio su Garlasco «bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi»

Il ministro della Giustizia ha detto che dopo molti anni è «difficilissimo» ricostruire la verità di alcuni casi giudiziari

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, 16 ottobre 2025 (ANSA/CESARE ABBATE)
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, 16 ottobre 2025 (ANSA/CESARE ABBATE)

Martedì il ministro della Giustizia Carlo Nordio, parlando della lunga vicenda giudiziaria dell’omicidio di Garlasco e facendo riferimento ad altri casi giudiziari complicati, ha detto che «a un certo punto bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi». Nordio stava rispondendo a una domanda del giornalista Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, durante un incontro al Salone della Giustizia, un evento organizzato a Roma. Ha aggiunto che «è difficilissimo dopo dieci, venti, trent’anni ricostruire una verità giudiziaria: lasciamola agli storici o ad altri».

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha definito le parole del ministro «sconcertanti» e ha accusato Nordio di proporre di arrendersi «all’ingiustizia». Per spiegare quello che intendeva Nordio ha detto:

«Da un punto di vista giuridico ricostruire fatti così risalenti nel tempo, soprattutto quando coinvolgono indagini tecniche come esami del DNA e delle tracce ematiche o organiche, non è una cosa facile, lo dico da ex pubblico ministero».

Concludendo la sua risposta il ministro ha tenuto a specificare che non sta delegittimando l’indagine in corso: ha detto che i pubblici ministeri titolari dell’indagine attuale sono persone «serissime» e quindi se hanno avuto dei dubbi «è giusto indagare».

Le nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia, sono state aperte pochi mesi fa: l’unico indagato è Andrea Sempio, un amico del fratello di Poggi che all’epoca dei fatti aveva 19 anni. Sempio era già stato indagato anni fa, ma le accuse contro di lui erano state archiviate. Per l’omicidio di Poggi era stato condannato nel 2015 in via definitiva a 16 anni di carcere Alberto Stasi, allora suo fidanzato, che è tuttora detenuto nel carcere di Bollate, in provincia di Milano.

Le nuove indagini sul cosiddetto delitto di Garlasco sono molto raccontate dai media italiani, anche perché la violazione del segreto investigativo è sistematica. In generale è uno dei casi di cronaca più seguiti e complessi degli ultimi anni in Italia. Nordio ha detto che l’attenzione su un caso come questo non è inedita perché «nel campo della giustizia spettacolo ci siamo entrati da anni, per non dire da decenni. (…). Fa parte della natura umana occuparsi anche in modo morboso di certi delitti, soprattutto quando rivestono certi connotati».

Secondo Nordio però le persone oggi sono confuse perché assistono a quello che ha definito «un paradosso», cioè il fatto che ci sia una persona in carcere per l’omicidio di Poggi (Stasi) e al contempo un’altra (Sempio) sia indagata per lo stesso omicidio. Nordio ha parlato di «inchieste parallele», con quella attuale che «va in direzione completamente opposta» rispetto a quella che si è conclusa con la condanna di Stasi. Ha sottolineato poi che se una delle due inchieste dovesse risultare infondata, le ripercussioni sulle persone coinvolte sarebbero, ovviamente, molto pesanti: in un caso Stasi avrebbe passato in carcere anni da innocente, nell’altro Sempio starebbe sostenendo spese legali ingenti e una forte «delegittimazione mediatica».

Rispetto all’eventualità che entrambe possano essere sbagliate, «allora peggio mi sento», ha detto Nordio, «perché allora c’è un tertium genus che rimane ignoto». Tertium genus è un’espressione in latino che letteralmente significa “terzo genere”: in questo caso Nordio l’ha usata per dire che oltre a Sempio e Stasi non c’è al momento un’alternativa, non ci sono cioè altre persone sospettate di avere ucciso Chiara Poggi.

Nordio ha infine commentato che «tutto questo non è responsabilità di nessuno» perché succede che delle indagini vadano avanti per anni quando la verità non si trova. Poi però, secondo il ministro, bisognerebbe appunto «avere il coraggio di arrendersi».