OpenAI è diventata un’azienda a tutti gli effetti
Finora aveva una struttura ibrida simile a una fondazione: l'obiettivo di questa scelta è attirare ancora più soldi

OpenAI, l’azienda sviluppatrice di ChatGPT, ha completato una ristrutturazione aziendale abbandonando il suo modello non profit, cioè di società senza scopo di lucro. Ora, insomma, è un’azienda a tutti gli effetti.
Di questo processo si parlava da più di un anno: diventando un’azienda OpenAI vuole essere più attraente per gli investitori, in un momento in cui ha bisogno di grandi capitali per continuare a sviluppare i suoi modelli linguistici e coprire gli ingenti costi di quelli esistenti. Negli Stati Uniti come altrove, infatti, le fondazioni e più in generale gli enti a scopi benefici hanno alcune limitazioni nel reperimento dei propri fondi.

La sede di OpenAI a San Francisco, in California, in una foto dello scorso maggio (Smith Collection/Gado/Getty Images)
OpenAI diventerà ora una “società benefit”, cioè un’azienda che si dà come obiettivo, assieme al profitto economico, quello di avere impatto positivo sulla collettività e sull’ambiente. I principali concorrenti di OpenAI sono già delle “società benefit”. Peraltro il passaggio è considerato propedeutico a una quotazione in borsa, che consentirebbe di raccogliere ulteriori capitali e di aumentare i guadagni di chi ha già investito in OpenAI.
La nuova società si chiamerà OpenAI Group PBC (PBC sta per società benefit). La fondazione esistita fin dalla nascita per controllare i lavori di OpenAI si limiterà a detenere una quota di minoranza dell’azienda: ne controllerà circa il 26 per cento, quota valutata 130 miliardi di dollari (111 miliardi di euro). Una quota del 27 per cento spetterà invece a Microsoft, il principale investitore di OpenAI. Microsoft si è accordata per avere in esclusiva il diritto intellettuale sui prodotti di OpenAI fino al 2032.
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