OpenAI è diventata un’azienda a tutti gli effetti

Finora aveva una struttura ibrida simile a una fondazione: l'obiettivo di questa scelta è attirare ancora più soldi

L'amministratore delegato di OpenAi, Sam Altman, durante una cena alla Casa Bianca con altri imprenditori del settore (fuori fuoco c'è il CEO di Apple, Tim Cook), lo scorso 4 settembre
L'amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman, durante una cena alla Casa Bianca con altri imprenditori del settore (fuori fuoco c'è il CEO di Apple, Tim Cook), lo scorso 4 settembre (Will Oliver - Pool Via Cnp/CNP via ZUMA Press Wire)
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OpenAI, l’azienda sviluppatrice di ChatGPT, ha completato una ristrutturazione aziendale abbandonando il suo modello non profit, cioè di società senza scopo di lucro. Ora, insomma, è un’azienda a tutti gli effetti.

Di questo processo si parlava da più di un anno: diventando un’azienda OpenAI vuole essere più attraente per gli investitori, in un momento in cui ha bisogno di grandi capitali per continuare a sviluppare i suoi modelli linguistici e coprire gli ingenti costi di quelli esistenti. Negli Stati Uniti come altrove, infatti, le fondazioni e più in generale gli enti a scopi benefici hanno alcune limitazioni nel reperimento dei propri fondi.

La sede di OpenAI a San Francisco, in California, in una foto dello scorso maggio

La sede di OpenAI a San Francisco, in California, in una foto dello scorso maggio (Smith Collection/Gado/Getty Images)

OpenAI diventerà ora una “società benefit”, cioè un’azienda che si dà come obiettivo, assieme al profitto economico, quello di avere impatto positivo sulla collettività e sull’ambiente. I principali concorrenti di OpenAI sono già delle “società benefit”. Peraltro il passaggio è considerato propedeutico a una quotazione in borsa, che consentirebbe di raccogliere ulteriori capitali e di aumentare i guadagni di chi ha già investito in OpenAI.

La nuova società si chiamerà OpenAI Group PBC (PBC sta per società benefit). La fondazione esistita fin dalla nascita per controllare i lavori di OpenAI si limiterà a detenere una quota di minoranza dell’azienda: ne controllerà circa il 26 per cento, quota valutata 130 miliardi di dollari (111 miliardi di euro). Una quota del 27 per cento spetterà invece a Microsoft, il principale investitore di OpenAI. Microsoft si è accordata per avere in esclusiva il diritto intellettuale sui prodotti di OpenAI fino al 2032.

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