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  • Martedì 28 ottobre 2025

A Gaza la “linea gialla” sta diventando un confine fisso

L'esercito israeliano si è ritirato dietro quel limite dopo il cessate il fuoco e tiene lontani i palestinesi sparando contro chiunque si avvicini

Sullo sfondo un blocco di cemento con un cartello giallo per indicare la linea di "confine" a Khan Yunis (Tamer Ibrahim/APA Images via ZUMA Press Wire)
Sullo sfondo un blocco di cemento con un cartello giallo per indicare la linea di "confine" a Khan Yunis (Tamer Ibrahim/APA Images via ZUMA Press Wire)
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Il 10 ottobre, con l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano si è ritirato dietro alla cosiddetta “yellow line” (linea gialla), che divide di fatto la Striscia in due parti: la parte più occidentale, verso la costa, è rimasta il territorio dove possono vivere i palestinesi e dove nelle ultime settimane Hamas è tornato a esercitare la sua autorità attraverso la forza e la violenza; mentre l’altra, il 53 per cento dell’intero territorio, è sotto il controllo dei militari israeliani. Per una parte consistente di palestinesi questa separazione significa non poter tornare nelle proprie case.

Secondo l’accordo sulla prima fase del piano di pace, la yellow line è una linea di demarcazione provvisoria che però dovrebbe essere superata nelle successive fasi del negoziato con un ulteriore ritiro di Israele dalla Striscia: se questo avverrà ancora non si sa, e il ritiro dei soldati israeliani è una delle tante questioni ancora irrisolte.

Intanto Israele ha marcato la linea con blocchi di cemento colorati di giallo, e spara a vista su chiunque si avvicini alla zona di demarcazione. A metà ottobre per esempio l’esercito ha detto di aver sparato contro un veicolo che avrebbe superato la yellow line: secondo il dipartimento di protezione civile della Striscia (controllato da Hamas), 11 persone sono state uccise, tutte della stessa famiglia. Pochi giorni prima l’esercito aveva detto di aver ucciso cinque persone palestinesi che avevano attraversato la linea. In varie occasioni inoltre i soldati israeliani hanno sparato ai palestinesi molto prima che questi arrivassero ai blocchi.

I blocchi di cemento giallo hanno iniziato a comparire nella Striscia da circa una settimana e sono stati posizionati a una distanza l’uno dall’altro di circa 200 metri. Sul fatto che siano provvisori ci sono parecchi dubbi, alimentati anche dall’esercito israeliano: il suo portavoce ha detto che potrebbero segnare una demarcazione ancora più stabile, con una «barriera in cemento e sopra dei pali dipinti di giallo, alti 3,5 metri».

Come detto, la yellow line dovrebbe essere provvisoria perché in una seconda fase dei negoziati, su cui però per ora non c’è accordo, l’esercito israeliano dovrebbe ritirarsi dietro a una linea rossa più vicina al confine con Israele, e il controllo della Striscia dovrebbe essere affidato a una forza di «stabilizzazione internazionale». Questa fase, molto vaga, è subordinata al disarmo di Hamas, una condizione che il gruppo non ha accettato e che è una delle principali incognite del processo.

In una ipotetica successiva fase dei negoziati le parti dovrebbero accordarsi su un ulteriore ritiro dell’esercito israeliano, dietro a una linea definitiva che però è dentro al territorio della Striscia: un modo per Israele di creare quella che ha definito una «zona cuscinetto di sicurezza» vicino agli attuali confini.

La mappa prevista negli accordi: la linea blu è quella su cui era posizionato in precedenza l’esercito israeliano

Dal giorno dell’annuncio del cessate il fuoco non sono stati fatti passi avanti sulla definizione delle successive fasi e la yellow line ha assunto la forma di un confine sempre meno temporaneo. Yedioth Ahronoth, il giornale più diffuso in Israele, l’ha definita «il nuovo confine di Gaza».

Distribuzione di volantini che avvertono di stare lontani dalla linea gialla a Khan Yunis (AP Photo/Jehad Alshrafi)

Un’inchiesta della BBC, realizzata con immagini satellitari, ha poi evidenziato che i blocchi di cemento giallo collocati per indicare la linea gialla sono stati in realtà piazzati più in profondità nel territorio di Gaza. Nella parte settentrionale sono più di 500 metri verso sud rispetto alla linea, in quella meridionale 200-300 metri più a nord, con una ulteriore riduzione dello spazio a disposizione dei palestinesi. Secondo stime di Al Jazeera oggi Israele controllerebbe il 58 per cento del territorio, invece del 53 previsto dall’accordo: all’interno di questa zona ha costruito circa 40 strutture militari.

Al momento non ci sono indicazioni su tempi e modalità del successivo ritiro. Domenica il governo israeliano ha ribadito di voler mantenere il controllo militare a Gaza e il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto ai suoi ministri che sarà Israele a decidere quali paesi stranieri saranno autorizzati a mandare i loro soldati per il contingente internazionale che dovrebbe subentrare nel controllo della Striscia. I termini di questo impiego restano comunque molto vaghi.