A Trento aprirà un centro per il rimpatrio dei migranti, o CPR, l’undicesimo in Italia

(Ufficio stampa della provincia autonoma di Trento)
(Ufficio stampa della provincia autonoma di Trento)

Entro la fine del 2026 a Trento dovrebbe essere costruito e diventare operativo un nuovo CPR, centro di permanenza per il rimpatrio, cioè un posto in cui vengono detenute le persone migranti che si trovano irregolarmente in Italia in attesa di essere espulse. Sono posti estremamente problematici, per molte ragioni: la prima è che le condizioni di detenzione sono pessime e degradanti, e al loro interno sono state documentate gravi violazioni dei diritti umani; la seconda è che si sono dimostrati inefficaci al loro scopo, quello di rimpatriare le persone migranti irregolari: succede solo per meno della metà di quelle che ci transitano.

Nonostante questo il governo di Giorgia Meloni, da quando è in carica, ha potenziato i CPR esistenti aumentando molto le spese, e ha promesso di costruirne di nuovi. Quello di Trento sarà l’undicesimo in Italia. In base agli accordi presi dal ministero dell’Interno con la provincia autonoma di Trento (che si amministra come una regione ed è governata da Maurizio Fugatti, della Lega), il nuovo CPR avrà 25 posti e realizzarlo costerà 2 milioni di euro. Verrà costruito in una zona periferica, vicino all’autostrada del Brennero. L’apertura è stata molto contestata dall’opposizione in consiglio provinciale e ha ricevuto critiche anche dai sindacati.

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