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  • Venerdì 24 ottobre 2025

A Bologna due sfratti molto violenti sono diventati un caso

Agenti in tenuta antisommossa hanno sfondato una porta e un muro per mandare via due famiglie con minori, e ci sono state molte reazioni

Dai video Instagram dell'organizzazione Plat
Dai video Instagram dell'organizzazione Plat
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Giovedì a Bologna due famiglie sono state sfrattate dalla loro casa in via Michelino, nella periferia nord est della città, e il video del momento in cui la polizia è entrata a sgomberare sta circolando molto per via della sproporzionata violenza: erano presenti agenti in tenuta antisommossa, che hanno sfondato prima una porta di un appartamento, e poi il muro confinante per entrare nell’altro. Il tutto è avvenuto alla presenza delle famiglie e dei minori (due ragazze adolescenti e tre bambini, tra cui una con disabilità e uno di dieci mesi), a cui era scaduto il contratto d’affitto.

Oltre ai video, molte informazioni di contesto sulla vicenda sono state date dall’organizzazione locale Plat, un centro di assistenza fiscale con sede a Bologna che da tempo si occupa molto anche del diritto alla casa. Secondo Plat gli inquilini avevano continuato a pagare il canone mentre cercavano di trovare un accordo per il rinnovo con la proprietà, descritta come una società immobiliare che vorrebbe usare l’immobile per affitti brevi e che aveva rifiutato qualsiasi offerta al rialzo delle famiglie.

Venerdì sera la proprietà ha risposto a queste affermazioni tramite il suo avvocato: ha detto che «gli immobili oggetto degli sfratti non sono destinati» a diventare appartamenti per affitti brevi e che, visto che il contratto d’affitto era scaduto, «i successivi pagamenti non risultano regolari» (ma questo era intuibile anche con le informazioni già note). Ha anche detto che erano stati concordati con le famiglie diversi rinvii degli sfratti e che in occasione dello sfratto avvenuto giovedì l’ufficiale giudiziario aveva proposto una sistemazione temporanea in hotel e invitato loro ad aprire la porta per evitare tensioni.

L’operazione è iniziata alle sette di giovedì mattina, quando si sono presentati l’ufficiale giudiziario e due squadre tra carabinieri e polizia. Fuori dal palazzo e dentro gli appartamenti hanno trovato un gruppo di attivisti di Plat. Chiedevano la presenza degli assistenti sociali per trovare una sistemazione appropriata alle famiglie sfrattate: è stato detto loro che non sarebbero però mai arrivati, perché gli era stata data l’indicazione di non venire (non è chiaro perché, e nonostante le sollecitazioni le istituzioni locali non hanno risposto).

A quel punto le famiglie e gli attivisti si sono barricati dentro, e da lì è partito lo sgombero, con i tecnici che hanno tagliato la porta di uno dei due appartamenti, da cui poi hanno iniziato l’operazione per il secondo, aprendo un varco nel muro: secondo Repubblica Bologna questa modalità sarebbe stata chiesta dalla proprietà per preservare il portone della seconda casa, di maggior valore.

Un operatore di Plat ha raccontato al Corriere di Bologna che dopo il violento sfondamento gli agenti in tenuta antisommossa hanno «prelevato con la forza le famiglie e fuori dalla palazzina c’è stato un momento di confusione dove la polizia ha respinto queste persone colpendole forte con i manganelli». Nei video pubblicati dall’organizzazione si vede un uomo ferito alla testa.

La questura ha detto che era il settimo tentativo di sfratto degli appartamenti della palazzina, dove ce ne sono alcuni usati per gli affitti brevi: via Michelino è molto vicina a BolognaFiere, dunque nei periodi degli eventi la zona diventa molto profittevole per chi affitta.

Bologna è una delle grandi città che più hanno risentito del mercato degli affitti brevi: trovare una casa o una stanza in affitto è molto difficile per chi cerca, sia perché ormai ce ne sono poche destinate agli affitti a lungo termine sia perché le poche rimaste sono molto costose.

Alcuni rappresentanti di Plat hanno raccontato che le due famiglie vivevano lì da anni, pagavano regolarmente, e che quando il contratto è scaduto hanno tentato di arrivare a una soluzione con la società proprietaria per continuare a vivere lì, anche offrendo una cifra maggiore per l’affitto. La stessa Plat aveva cercato nell’ultimo anno di trovare una soluzione per le famiglie del palazzo, ma tutte le proposte erano state rifiutate.

Sempre i rappresentanti di Plat dicono che gli assistenti sociali hanno offerto alle due famiglie di dormire in un albergo, una soluzione che per loro non va bene perché la struttura è molto lontana dal luogo di lavoro e dalle scuole che frequentano i figli, e non hanno una macchina per spostarsi. Le stesse famiglie hanno partecipato al corteo di protesta partito dalla palazzina di via Michelino per arrivare al palazzo del Comune: hanno lasciato lì davanti la porta sfondata durante lo sgombero.

Questi sfratti hanno suscitato molte reazioni politiche. L’europarlamentare Ilaria Salis, di Alleanza Verdi e Sinistra, ha detto che questi sono «gli effetti di politiche abitative criminali, che si ostinano ad anteporre la rendita e i profitti di pochi, al diritto alla casa di tutte e tutti». La senatrice Ilaria Cucchi – sempre di AVS – ha detto: «Nell’Italia che la premier Meloni e la ministra Santanchè vogliono trasformare in una “superpotenza turistica”, sfratto è ormai sinonimo di blitz». Alcuni esponenti di Fratelli d’Italia e Lega hanno invece appoggiato l’intervento delle forze dell’ordine, sostenendo che il problema della casa a Bologna non è tanto del governo nazionale quanto dell’amministrazione locale.

E nella stessa amministrazione locale bolognese, di centrosinistra, ci sono state molte lamentele sulla violenza dell’operazione. L’assessore regionale alla casa Giovanni Paglia ha detto che «il limite è stato superato»; la vicesindaca di Bologna Emily Clancy, che ha anche la delega alla Casa, ha detto: «Non vogliamo più assistere a scene del genere».

Bologna finora si era distinta per un approccio particolare sulle occupazioni (anche se questa non è un’occupazione per come si intendono si solito). Un caso emblematico fu quello del condominio di via Carracci 63, dove le oltre 100 persone che ci vivevano evitarono gli sgomberi grazie a una convenzione firmata con il comune, che accettò un compromesso coraggioso per chi sostiene il diritto alla casa, ma inopportuno per chi pensa che sia la legittimazione di un’occupazione abusiva.