I dubbi sulla sicurezza delle auto elettriche di Xiaomi

Un altro incidente mortale dopo quello di aprile ha fatto calare molto il titolo in borsa dell'azienda

Il fondatore di Xiaomi Lei Jun, durante una presentazione a Pechino nel 2024 (AP Photo/Ng Han Guan)
Il fondatore di Xiaomi Lei Jun, durante una presentazione a Pechino nel 2024 (AP Photo/Ng Han Guan)
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Dalla scorsa settimana le azioni di Xiaomi, la grande azienda cinese conosciuta perlopiù per i suoi smartphone a basso prezzo, sono in calo in borsa per le preoccupazioni degli investitori sulle sue auto elettriche, in particolari sui problemi di sicurezza che stanno avendo. Solamente di recente Xiaomi si è messa a fare auto, che in Cina sono vendutissime, al punto che anche in Europa e negli Stati Uniti ci sono aspettative per un’eventuale esportazione dei modelli.

L’ultimo episodio è avvenuto la scorsa settimana, quando una Xiaomi SU7 Ultra, uno degli ultimi modelli, ha sbattuto violentemente contro un guardrail a Chengdu, città nella Cina centrale. L’auto ha preso fuoco e il passeggero è rimasto bloccato dentro perché le portiere non si aprivano; i soccorritori ci hanno messo molto tempo a forzarle, e alla fine l’uomo è morto. Subito dopo il prezzo delle azioni di Xiaomi è sceso di quasi il 9 per cento in un giorno, e il 12 per cento in tutta la settimana.

Il tema della sicurezza delle auto Xiaomi aveva già iniziato da tempo ad innervosire gli investitori. Ad aprile un altro incidente bloccò le portiere di un’altra auto Xiaomi, e in quell’occasione morirono tre persone: il prezzo delle azioni toccò un punto minimo. A settembre c’era stato poi un richiamo di 115mila auto Xiaomi SU7 da parte dell’ente cinese competente, per alcuni problemi di sicurezza durante l’uso delle funzionalità di guida assistita. Xiaomi ha annunciato un aggiornamento software per tentare di risolvere, ma intanto anche quello si è aggiunto alla lista di cose che suscitano dubbi sulla sicurezza. Al di là dell’incidente di settimana scorsa, le azioni calavano già da qualche settimana.

Le portiere dei veicoli Xiaomi, come molti modelli elettrici a guida assistita, rispondono a comandi elettronici, e in caso di incidente hanno smesso di funzionare. Il modello dell’incidente della scorsa settimana non ha neanche le maniglie all’interno.

Un video che fa vedere com’è fatta la macchina in questione e l’assenza di maniglie interne, durante un’esposizione a Milano dello scorso dicembre

È un problema che accomuna anche altri produttori di auto, come Tesla, poiché con gli scontri può capitare che si danneggi il sistema centrale che dà impulso ai comandi. Ci sono sistemi di emergenza, ma sono abbastanza difficili da azionare: un’inchiesta di Bloomberg ha raccontato che anche i soccorritori specializzati fanno fatica a forzare l’apertura di questi veicoli quando si bloccano, e questo genera un ritardo nell’assistenza dei feriti che può diventare fatale negli incidenti più gravi.

I regolatori di diversi paesi si sono dimostrati un po’ lenti a riconoscere il problema. Parte del ritardo deriva dal fatto che questa anomalia non emerge dai crash test, cioè quelle simulazioni che fanno le aziende automobilistiche sui prototipi per capire il livello sicurezza del veicolo in caso di incidente, perché sono perlopiù progettati per misurare la sopravvivenza dei passeggeri all’impatto, non per capire se riescono a uscire rapidamente dal veicolo.

Negli Stati Uniti un’agenzia specializzata del dipartimento dei Trasporti ha aperto un’indagine sulla Model Y di Tesla, dopo aver ricevuto molte segnalazioni di proprietari rimasti intrappolati dentro la macchina dopo un incidente. L’Unione Europea ha invece risposto adottando misure per migliorare i protocolli di soccorso degli incidenti stradali, ma non è intervenuta sul lato della progettazione dei veicoli. Secondo Bloomberg l’ente cinese che si occupa di regolare questa materia starebbe valutando la possibilità di vietare del tutto le maniglie azionate in maniera elettronica.

Questi problemi sulla sicurezza e il rischio di avere effetti sulle vendite hanno diffuso molti dubbi tra gli investitori sulla reale capacità di Xiaomi di competere nel settore delle auto, in cui è entrata relativamente da poco rispetto alle concorrenti. Una crisi reputazionale per Xiaomi, quindi, potrebbe avere un peso maggiore di quanto lo avrebbe per Tesla o Toyota.

Xiaomi fu fondata nel 2010. In pochi anni ottenne un buon successo con i suoi cellulari e tablet fortemente ispirati, quando non proprio copiati, a quelli di alta gamma e in special modo a Apple, ma venduti a prezzi molto più bassi. Nel 2021 entrò nel mercato delle auto elettriche ricevendo una buona risposta dal mercato: le sue auto sono competitive nel prezzo ma anche nella qualità.

A marzo del 2024 ha lanciato la SU7, che tenta di competere con le auto di fascia più alta. Da quando è stata messa sul mercato l’azienda fa fatica a tenere il passo degli ordini, tante sono le richieste. Lo scorso dicembre questo modello arrivò a vendere più unità al mese della Model 3 di Tesla, che però l’ha superata nuovamente a settembre.

– Ascolta Globo: Guiderai un’auto cinese, con Ilaria Mazzocco