Che succede concretamente quando una città è gemellata con un’altra
Spesso non si va molto oltre a una semplice scritta su un cartello, ma a volte sì

Anche se sono riportati sui cartelli all’ingresso dei posti in cui viviamo e che visitiamo, non è immediato capire a cosa servano i gemellaggi tra le città, né quali benefici portino. Di fatto un gemellaggio è un semplice riconoscimento formale con cui due o più enti locali (nel caso dell’Italia comuni, città metropolitane o province) si impegnano a collaborare in diversi ambiti, soprattutto culturali, economici e turistici. Questi accordi non implicano nessun obbligo o vincolo, quindi possono restare simbolici e inattivi, oppure possono essere seguiti da progetti che le città gemellate devono finanziare e organizzare. Oltre a visite istituzionali reciproche, sono soprattutto viaggi di studio per studenti, eventi culturali, festival, concerti o riunioni di esperti che si scambiano conoscenze su problemi condivisi.
I primi gemellaggi sono nati in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, con lo scopo di promuovere la pace e la conoscenza reciproca tra comunità che fino a quel momento erano state in conflitto. Con il tempo questi patti si sono estesi anche fuori dal continente. I comuni italiani hanno attivato gemellaggi con tante città dentro e fuori l’Unione Europea: l’Associazione italiana per il consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa (AICCRE, che promuove gli enti locali italiani a livello europeo) ha cercato di tenerne un registro, ma avere un censimento preciso è difficile, perché quando i comuni stipulano un gemellaggio non sono obbligati a comunicarlo all’associazione. L’AICCRE comunque stima che in Italia ci siano circa 3mila gemellaggi attivi.
Una città può gemellarsi con tante altre, e il numero non è per forza proporzionale alla sua grandezza o alla sua importanza. Per esempio Bellagio, piccolo borgo sulle sponde del lago di Como molto visitato dai turisti, è uno dei comuni italiani con più gemellaggi: fa parte della Douzelage, un’associazione di 28 città gemellate tra loro, una per ciascuno dei 27 stati dell’Unione Europea, più il Regno Unito.
Roma e Parigi, invece, dovrebbero essere gemellate solo l’una con l’altra, almeno teoricamente. Nel 1956 hanno fatto (e nel 2022 rinnovato) un gemellaggio esclusivo, pubblicizzato con il motto «Solo Parigi è degna di Roma, solo Roma è degna di Parigi». In realtà nel corso del tempo entrambe le città hanno fatto gemellaggi e accordi di collaborazione anche con altri comuni.
Non deve esserci per forza un motivo per cui due città decidono di gemellarsi, ma di solito succede perché hanno affinità di qualche tipo, anche molto disparate. Per esempio San Giovanni al Natisone, in provincia di Udine, e la città austriaca di Kuchl si sono gemellate per i legami tra le loro segherie e gli istituti professionali specializzati nella lavorazione del legno. Il gemellaggio tra Gattatico, vicino a Reggio Emilia, e Zierenberg, in Germania, è partito da un’amicizia tra le squadre di calcio, mentre quello tra Castiglione di Garfagnana (Lucca) e la città francese di Isola dalla comune attività di coltivazione dei castagni.
Altre città sono gemellate per la somiglianza dei loro nomi, come Celle Ligure, in provincia di Savona, e Celle, in Germania, ma anche Colfelice, vicino a Frosinone, e Villafeliche in Spagna. Capodistria, in Slovenia, si gemellò con Ferrara nel 1974 per gli ottimi rapporti nati negli anni Cinquanta tra i corrispondenti di Radio Capodistria e Radio Ferrara, una delle prime radio libere in Italia. Si racconta che il piccolo paese cremonese di Spinadesco e la cittadina francese di Soyons siano gemellate dal 1994 perché un giorno, a Spinadesco, atterrò un palloncino con un messaggio lanciato qualche giorno prima da un bambino di Soyons, durante l’inaugurazione della biblioteca cittadina.
Il gemellaggio può essere proposto dal comune, da un gruppo di abitanti o anche da una singola persona. Poi l’amministrazione prende i contatti con la potenziale città gemella, detta “partner”, e approva il gemellaggio in consiglio comunale o provinciale. La delibera viene inviata agli uffici specializzati del ministero degli Esteri e della presidenza del Consiglio: i primi esprimono un parere obbligatorio sul gemellaggio, i secondi lo autorizzano.
Di solito (ma non è obbligatorio) nella delibera viene anche nominato un comitato di gemellaggio, cioè un’assemblea che programma, organizza e mette in pratica le attività tra le città gemellate. Ne fanno parte rappresentanti dell’amministrazione come sindaci e assessori, ma anche persone che appartengono alla comunità e che in qualche modo la rappresentano: membri di associazioni sportive o culturali, scuole, parrocchie o imprenditori di settori economici per i quali il territorio si distingue. Di solito dopo l’approvazione del gemellaggio le due città si scambiano qualche visita reciproca e poi ospitano la cerimonia ufficiale per firmare il patto di gemellaggio.
Le attività organizzate per il gemellaggio possono essere finanziate in diversi modi, con fondi di enti territoriali, ma anche nazionali o europei. Dal 2021 la Commissione Europea pubblica ogni anno un bando con cui mette a disposizione alcuni milioni di euro per realizzare progetti tra città gemellate fuori e dentro l’Unione. Quest’anno saranno spesi in totale 5 milioni di euro: enti pubblici e organizzazioni no profit possono proporre il loro progetto in gemellaggio, con la possibilità di ricevere fino a 50mila euro per ciascun progetto. Il bando si è chiuso con 480 proposte e l’Italia è stata il paese che ne ha presentate di più, oltre cento.
Tra i progetti organizzati nelle città gemellate ci sono visite periodiche e reciproche da parte di delegazioni di cittadini, formate soprattutto da giovani e studenti. Ma ci sono anche corsi di lingua, eventi culturali, mostre e feste gastronomiche, oppure conferenze nelle quali esperti di determinati settori si incontrano per scambiarsi consigli, tecniche o buone pratiche.
Solo per fare un esempio recente, le città gemellate di Fermo, nelle Marche, e Ansbach, in Germania, hanno organizzato con fondi della Commissione Europea il “festival dei sapori”: un evento di tre giorni per promuovere i prodotti tipici italo-tedeschi con mercatini, cene e lezioni di cucina che si è tenuto a luglio ad Ansbach e che si terrà il prossimo aprile a Fermo.
Anche se succede piuttosto raramente, i gemellaggi possono avere anche un certo impatto sulle città, soprattutto quando si trasformano in iniziative di solidarietà. È successo a Ostra, piccolo paese in provincia di Ancona, nelle Marche, che nel settembre del 2022 fu colpito da un’alluvione nella quale morirono quattro persone. In quell’occasione il comune gemellato di Markt Schwaben, in Germania, organizzò un mercatino, un concerto di beneficenza e una raccolta fondi per aiutare gli abitanti di Ostra, a cui alla fine donò circa 12.500 euro.
Alcune altre conseguenze positive dei gemellaggi sono i legami che si creano tra le persone durante gli eventi, soprattutto tra comunità che si conoscono da decenni e che si incontrano con molta frequenza. «Non solo amicizie: a volte dai gemellaggi sono nati anche matrimoni, e non si tratta di casi isolati», racconta Fabio Travaglini, direttore di AICCRE.
È anche vero che alcuni gemellaggi rimangono accordi formali, senza essere seguiti da incontri o eventi, mentre altri perdono progressivamente forza e vengono sempre più trascurati nel corso del tempo. Travaglini dice che è una cosa molto frequente, e spesso succede per mancanza di continuità tra l’amministrazione che ha avviato il gemellaggio e quelle successive, soprattutto se di orientamento politico diverso.



