La giovane rapper che piace alla vecchia scuola del rap italiano

Ele A ha 23 anni, è cresciuta in un comune svizzero di 300 abitanti e tra i suoi fan più accaniti ci sono Neffa e Guè

Dal video della canzone “Nodi”, di Ele A
Dal video della canzone “Nodi”, di Ele A
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Agli inizi del 2022 Eleonora Antognini cominciò a pubblicare sul suo profilo Instagram i video di alcuni freestyle, come vengono chiamate in gergo le improvvisazioni dei rapper. Li registrava nella casa dei suoi genitori ad Aranno, un comune della Svizzera italiana di poco più di 300 abitanti e con un’età media piuttosto alta: 45,3 anni. Non proprio il contesto urbano e demografico ideale per una rapper alle prime armi, insomma. Ai tempi Antognini aveva vent’anni, e si era già data un nome d’arte: Ele A, l’abbreviazione del suo nome e del suo cognome.

Uno di quei video, intitolato “Coronavirus Freestyle”, fu notato dal manager musicale Andrea Favrin, che rimase colpito dal suo talento e si offrì di farla suonare al Mi Ami Festival di Milano. Il suo repertorio era decisamente scarno, «di massimo 10 minuti», come ha detto lei stessa in una recente intervista.

Tre anni dopo Ele A è diventata una delle rapper più promettenti dell’hip hop italiano, un contesto in cui notoriamente le donne faticano a farsi notare. Oggi ha più di 850mila ascoltatori mensili su Spotify (una cifra più che ragguardevole per il mercato discografico italiano), ha pubblicato singoli ed EP di ottimo successo e ha collaborato con alcuni tra i nomi più noti dell’hip hop italiano. Pixel, il suo primo album in studio, è uscito il 10 ottobre, ed è stato accolto molto positivamente dalle riviste che si occupano di hip hop.

Nel caso di Ele A, una delle caratteristiche che hanno colpito di più è il rispetto che è riuscita a guadagnarsi da parte di rapper più anziani e affermati. In “Con le mie G”, la quarta canzone di Pixel, collabora con Guè (Cosimo Fini, inizialmente conosciuto come Gué Pequeno), uno dei fondatori del trio rap milanese Club Dogo, tra i più influenti degli anni Duemila. Avevano già collaborato insieme a inizio anno in “Gazelle”, tratta dall’ultimo album di Guè, e nel 2023 in “El Clásico”, insieme al produttore Dj Shocca. Tra i produttori di Pixel c’è anche Night Skinny, uno dei beatmaker (chi realizza le basi) più stimati del rap italiano, noto per le sue collaborazioni con Marracash, Noyz Narcos e con lo stesso Guè.

Prima dell’uscita di Pixel Ele A aveva partecipato all’ultimo album di Neffa, uno degli interpreti più importanti per lo sviluppo di questo genere in Italia, tornato di recente a dedicarsi al rap dopo molti anni, nella canzone “Tuttelestelle”. In un’intervista a Billboard, lo stesso Neffa ha raccontato che il rapporto di amicizia che ha sviluppato con Ele A ha avuto «un ruolo molto importante» nel suo riavvicinamento al rap.

Secondo il giornalista musicale Damir Ivic, uno dei motivi per cui Ele A sta ricevendo questo tipo di considerazione è la sua scrittura, che «è decisamente più posata e riflessiva» rispetto a quella della maggior parte dei rapper di nuova generazione, che spesso tendono a esprimersi attraverso slogan, frasi fatte e cliché ricorrenti.

Ele A invece «si rifà a un immaginario tutto suo», che risente moltissimo dei suoi interessi e del contesto in cui è cresciuta. Nei suoi testi ci sono spesso riferimenti alla placidità dei paesaggi ticinesi e alle sue origini svizzere, ma anche citazioni ad alcune passioni molto specifiche. Lei stessa ha raccontato che il suo EP Acqua, uscito lo scorso anno, è stato ispirato dalla lettura di L’atto creativo: un modo di essere, uno degli ultimi libri del produttore musicale Rick Rubin, e dal saggio Amore liquido del filosofo polacco Zygmunt Bauman. Altre citazioni frequenti di Ele A sono i rapper statunitensi Notorious B.I.G., verso il quale mostra un rispetto quasi reverenziale, e Mac Miller, morto nel 2018 e diventato un musicista di grande culto.

Ma i suoi testi parlano di tante altre cose, dai soldi («mi stanno un po’ sul cazzo, cioè, mi dà fastidio il concetto. Però ovviamente, come tutti, li voglio», ha detto) al ruolo sottostimato delle donne nella scena rap, fino al senso di immobilità e monotonia tipico della vita di provincia.

Nonostante queste influenze eterogenee e, per gli standard del rap italiano più in voga negli ultimi anni, anche piuttosto raffinate, le canzoni di Ele A funzionano bene anche dal punto di vista commerciale. «È una creatrice di tormentoni molto efficace, sa come farti restare un ritornello in testa senza sembrare ridicola», dice Ivic.

Un altro elemento che contraddistingue la musica di Ele A sono le scelte musicali e il gusto peculiare di Disse, il produttore che ha lavorato alla maggior parte delle sue canzoni, e che ha contribuito a definire il suo suono. Le basi che realizza si rifanno in gran parte ai sottogeneri della musica elettronica che dominarono negli anni Novanta, dalla drum and bass al trip hop, e si distinguono per l’uso raffinato dei campionamenti, spesso provenienti dal jazz, dal soul e dal rap italiano degli anni Novanta e Duemila.

In una recente intervista a Rolling Stone, Ele A ha raccontato di essersi appassionata al rap alle elementari, grazie agli interessi precoci di un suo compagno di classe appassionato della musica di Fabri Fibra. «Era tipo il bambino più figo della scuola. Si vestiva mega largo, faceva breakdance, tutte ’ste robe», ha detto.

Già prima di avvicinarsi al rap, Ele A aveva sviluppato una certa sensibilità per la musica e le melodie grazie al violoncello, uno strumento che studia da quando era bambina. All’inizio trovare gli stimoli necessari per coltivare questa passione fu molto difficile, dato che viveva «in un paese di 300 persone di cui 210 erano anziani». Non aveva nessuno con cui esercitarsi, e così le capitava spesso di rappare davanti a una compagna di classe che apprezzava le sue doti nel freestyle.

Ele A ha aggiunto che il suo obiettivo principale è conquistare una certa credibilità in un periodo di tempo molto breve, perché «quando si arriva a 30 anni se non hai raggiunto un certo successo è difficile andare avanti. Chi si ascolterebbe una tipa svizzera che rappa a 45 anni? Capito? Ho quel tipo di pressione».

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