C’è ancora molto interesse per Mac Miller

Prima di morire giovanissimo era stato uno dei rapper più celebrati degli ultimi anni: da poco è uscito “Balloonerism”, il suo secondo disco postumo

(David Wolff/ Getty Images)
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Venerdì scorso è uscito Balloonerism, il settimo album in studio del rapper americano Mac Miller, pseudonimo di Malcolm James McCormick, e il secondo pubblicato dopo la sua morte, avvenuta il 7 settembre del 2018, quando aveva 26 anni. Negli ultimi sette anni Miller è diventato un musicista di grande culto: la sua morte prematura ha generato una diffusissima commozione e ha contribuito ad aumentare l’interesse per la sua musica, per alcuni aspetti della sua vita e per il materiale inedito custodito dal Mac Miller Estate, il gruppo di parenti che ha ereditato i diritti delle sue canzoni.

Formalmente l’uscita di Balloonerism era stata annunciata lo scorso novembre durante il Camp Flog Gnaw, un evento organizzato annualmente dal rapper statunitense Tyler, the Creator. Era però un disco di cui si parlava da molto tempo, e che i fan più accaniti di Miller conoscevano già: le 14 canzoni che contiene furono registrate tra il 2013 e il 2014 nel cosiddetto “Sanctuary”, il suo studio di Los Angeles, e negli scorsi anni alcune registrazioni embrionali erano già circolate su internet, e anche versioni non ufficiali dell’album.

L’ingegnere del suono Josh Berg, a lungo collaboratore di Miller, ha definito Balloonerism un album volutamente «grezzo e incompleto», perché lui e le altre persone che ne hanno curato la produzione hanno deciso di mantenere il più possibile lo spirito originario delle registrazioni, senza «correggere errori, eliminare delle cose o aggiungerne altre». «Gli angoli grezzi facevano parte del suo fascino, e mettono in risalto il fervore creativo che Mac [Miller] aveva in quel periodo», ha detto Berg.

Come spesso accade con i dischi di Miller, anche Balloonerism è stato accolto molto favorevolmente dalla critica. Tutte le recensioni uscite finora hanno sottolineato che, pur essendo un album acerbo e che nelle intenzioni originarie necessitava di alcuni ritocchi, Balloonerism contiene alcune delle caratteristiche che avevano reso la musica di Miller famosa in tutto il mondo.

Una di queste è la passione per le declinazioni più d’avanguardia e sperimentali del jazz e del funk, testimoniata dalla presenza dell’eclettico polistrumentista statunitense Thundercat, che ha partecipato a diverse canzoni del disco. In Balloonerism vengono anche menzionati i due alter ego di Miller, Larry Fisherman e Delusional Thomas: il primo è lo pseudonimo che utilizzava per accreditarsi come produttore, mentre il secondo indicava una sorta di sua versione più cupa e riflessiva, a cui Miller attribuiva spesso le strofe più malinconiche e tristi delle sue canzoni. Ne è esempio “Transformations”, l’undicesima traccia del disco, che riporta la dicitura “featuring Delusional Thomas”.

Il Guardian ha scritto che, nonostante i suoi limiti, Balloonerism «rivela un musicista versatile e che lavorava sodo» per sfidare i cliché del genere, mentre per il sito Northern Trasmissions è «un ricordo dolceamaro dell’impareggiabile talento di Mac Miller e del segno indelebile che ha lasciato nel mondo della musica».

La rivista musicale Complex ha definito Balloonerism uno dei pochi esempi di «album postumi veramente ben riusciti». In molti casi, ha scritto Complex, questi dischi vengono realizzati in fretta e su richiesta dell’etichetta discografica, «nella speranza di continuare a lucrare dall’immagine di un musicista»; il Mac Miller Estate ha scelto invece di pubblicare Balloonerism con i tempi giusti e senza modificarne le canzoni, rispettando la visione originaria di Miller.

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Nel periodo in cui fu attivo musicalmente, tra il 2007 e il 2018, Miller si distinse come uno dei rapper più eclettici e interessanti della sua generazione, uno di quelli capaci di unire al seguito di pubblico enorme un’acclamazione trasversale da parte della critica. Dopo un periodo iniziale in cui fu associato soprattutto al cosiddetto “frat rap”, un sottogenere caratterizzato da testi edonisti, disimpegnati e spesso incentrati sull’atmosfera festaiola tipica delle confraternite dei campus universitari americani, a partire dal 2010 Miller stravolse gradualmente la sua musica.

Cominciò a essere influenzata da generi musicali molto distanti dal rap, come l’emo, l’indie folk, il synth pop, il funky e il jazz, e a partire dal 2013, con la pubblicazione di Watching Movies with the Sound Off, il suo secondo album in studio, anche la sua scrittura cambiò profondamente, diventando più intimista e riflessiva: iniziò a raccontare alcuni aspetti della sua vita, come la dipendenza dalle droghe, la depressione, la solitudine e varie riflessioni legate all’accettazione della morte.

Questa nuova direzione artistica diventò ancora più esplicita con i tre dischi successivi, GO:OD AM (2015), The Divine Feminine (2016) e Swimming (2018), uscito un mese prima della sua morte. In quegli anni Miller collaborò con diversi musicisti e rapper di fama internazionale, tra cui Wiz Khalifa, Cee Lo Green, Tyler, The Creator, Kendrick Lamar e Ariana Grande, a cui fu legato sentimentalmente tra il 2016 e il 2018. Morì il 7 settembre del 2018 nella sua casa di Los Angeles, a causa di un’overdose di cocaina, alcol e fentanyl. Nel 2020 era uscito il suo primo disco postumo, Circles, che Miller stava ultimando poco prima della sua morte.

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