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  • Domenica 19 ottobre 2025

La forte repressione delle proteste in Marocco

Centinaia di persone sono state arrestate, tra cui decine di minori: alcuni manifestanti hanno già ricevuto condanne molto pesanti

Un ragazzino viene arrestato dalla polizia marocchina durante le proteste il 1° ottobre 2025
Un ragazzino viene arrestato dalla polizia marocchina durante le proteste il 1° ottobre 2025 (AP/Mosa'ab Elshamy)
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Da fine settembre in diverse città del Marocco ci sono grandi proteste contro il governo. I manifestanti, per lo più giovani e studenti, contestano le ingenti spese programmate per organizzare i Mondiali di calcio maschili del 2030, e chiedono più investimenti pubblici in settori come la sanità e l’istruzione. Il governo non ha ancora risposto alle richieste dei manifestanti, ma nelle ultime settimane centinaia di loro sono state arrestate. I tribunali hanno già approvato condanne molto pesanti nei loro confronti, che fanno capire come le autorità stiano cercando di reprimere le proteste.

Il 15 ottobre un tribunale di Agadir, una città nel sud-ovest del Marocco, ha condannato 17 persone a diversi anni di carcere, qualcuno fino a 17, con l’accusa di avere provocato incidenti durante le proteste, come «l’incendio deliberato di veicoli appartenenti ad altri», «la distruzione di proprietà pubblica e privata» e «l’ostruzione di strade pubbliche» con le barricate.

Il governo marocchino non ha dato cifre ufficiali, ma alcune organizzazioni non governative hanno provato a fare i conti e a tenere traccia dei casi principali. Secondo Human Rights Watch la polizia ha arrestato quasi mille persone, e ha accusato almeno 270 di loro di crimini commessi durante le proteste. Tra queste ci sono anche 39 minori, che in alcuni casi sono ancora detenuti. Omar Arbib, dell’Associazione Marocchina dei Diritti Umani (AMDH) ha detto a Le Monde che i numeri sono ancora più alti: gli arrestati sarebbero circa 2mila, e quelli che sono stati accusati di crimini 900.

Tra questi ce ne sono alcuni che sono stati perseguiti per azioni molto marginali, come per esempio avere stampato su magliette simboli collegati alle proteste, oppure per avere scritto messaggi sui social network a sostegno dei manifestanti. Human Rights Watch ha anche documentato diversi casi in cui la polizia ha usato la violenza contro i manifestanti: dall’inizio delle proteste tre persone sono morte.

Manifestanti contro il governo durante una protesta a Casablanca, il 2 ottobre 2025 (AP)

Manifestanti contro il governo durante una protesta a Casablanca, il 2 ottobre 2025 (AP)

Quelle in corso sono le proteste più grandi degli ultimi quindici anni. I manifestanti sono in gran parte persone di meno di trent’anni, appartenenti cioè alla cosiddetta “Generazione Z”. Come in altri paesi in cui negli ultimi mesi ci sono state proteste simili (per esempio in Nepal e in Madagascar), in Marocco la mobilitazione è iniziata online, soprattutto sui social media come Discord e TikTok. Chi protesta chiede al governo riforme per combattere la corruzione, migliorare i servizi pubblici essenziali e anche per creare più opportunità di lavoro per i giovani: al momento, la disoccupazione per i giovani tra 15 e 24 anni è del 36 per cento.

Fino a questo momento le autorità non hanno accolto nessuna richiesta dei manifestanti. Il re, Mohammed VI, in un discorso in parlamento ha esortato il governo ad approvare misure per creare posti di lavoro e migliorare la sanità e l’istruzione. Il governo, che è guidato da un uomo d’affari, Aziz Akhannouch, finora non ha dato alcuna risposta concreta. Sono in corso proteste anche in questo fine settimana.

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